IBC 2018, i boss dell’entertainment vocale godono. Generazioni Y e Z si sono rotte dei tastierini. Un futuro senza testi?
La fiera più influente al mondo per i media, l’intrattenimento e la tecnologia, che si rivolge a emittenti, creatori di contenuti, fornitori, produttori di apparecchiature, parla ormai solo di futuro vocale.
Nel 2017, in occasione del suo cinquantesimo anniversario, IBC ha registrato una presenza record di oltre 57.000 partecipanti provenienti da 170 paesi in tutto il mondo, con oltre 1.700 fornitori di tecnologie. Età media, 33 anni.
A IBC 2018 c’è anche 22HBG, la società di comunicazione specializzata nello sviluppo di app, nonchè editrice di themillennial.it.
Ad Amsterdam, 22HBG propone gli ultimi sviluppi in ambito di digital signage e di smart speaker, applicabili anche nel settore radiofonico. Perché sì i diffusori audio portatili sono diventati smart, e nel prossimo Natale lo sapremo ancora meglio. Lo dicono a IBC, l’hanno detto al Ces di Las Vegas. Se in esposizione non avevi uno smart speaker e anche diversi smart monitor non eri nessuno.
Dice una ricerca di Canalys che gli smart speakers sono l’accessorio di elettronica di consumo più in crescita con una previsione di chiusura di vendita di circa 56,3 milioni di unità nel 2018. Sono stati poco meno di 35 milioni nel 2017, nel 2016 se ne sono venduti solo 5 milioni.
Gli utenti millennial sembrano aver capito tutte le potenzialità di questi diffusori. E alla fine di quest’anno si capirà come guadagnare, con questi dispositivi esaltandone le funzionalità grazie ad app e servizi. Un tema importante è quello della sicurezza delle informazioni che circolano ma è evidente la potenza di fuoco degli smart speaker in chiave pubblicitaria.
Amazon è a testa bassa e sta contattando a raffica le aziende di ogni tipo, promettendo a chi fa contenuti vocali i primi posti in serp di Alexa. Google Home, spinge. I dati non ufficiali del 2017 parlano di poco più di 20 milioni di unità vendute per Amazon e, con un certo ottimismo, della metà per Google.
Il motto di Bezos, Get Big Fast: ha vinto da subito. Il primo smart speaker della famiglia Echo risale al 2015, l’equivalente di Google a novembre del 2016. Poi Amazon ha giocato sul prezzo dimostrandosi concorrenziale.
Poco si può dire dell’arrivo sul mercato di Apple con l’HomePod che, come sempre, si posiziona su una fascia di prezzo alta, di Sonos e di altri concorrenti (JD.com, Xiaomi e Alibaba), soprattutto sul mercato asiatico, che vale il 10% del totale ma è certamente destinato a crescere ben di più di quello Usa.
COSINE DA SAPERE 1: LA VOCE IN ENTRATA
La maggior caratteristica degli smart speaker non è la potenza in Watt. Non è il suono in uscita che conta, seppur simile a quello degli altoparlanti bluetooth più diffusi sul mercato, ma bensì quello in entrata. Gli smart speaker, come i loro fratelli con lo schermo, gli smart display, sono un mezzo per l’utente. Che interagisce attraverso un sistema di riconoscimento vocale.
COSINE DA SAPERE 2: BABBO E MAMMA
Si chiamano Amazon Alexa e Google Assistant i due cervelli artificiali alla base dei dispositivi ascoltano i consumatori. E interpretano le sue richieste. Per esempio, eseguono un acquisto dopo un ordine anche quello fatto a voce. Sì sì come si farebbe in un negozio, oltre a eseguire ogni tipo di attività tipica di un assistente vocale: dalla chiamata di un nome in rubrica alla lettura della posta alla ricerca sul web e alla descrizione dettagliata di come si fa un piatto di Cannavacciuolo, per esempio.
COSINE DA SAPERE 3: CHI FA I CONTENUTI PER GLI SMART SPEAKER
Attorno ai due cervelli c’è un mondo di partner: si va dai produttori dei dispositivi a chi sviluppa i servizi. Spotify, per esempio grazie a un accordo specifico, eroga la sua musica attraverso i diffusori di Amazon
Amazon dice di essere in grado di garantire fino a 15mila competenze per il suo smart speaker Amazon Echo, dove per competenze si indicano le integrazioni con qualsiasi tipo di servizio digitale, dai giochi a Spotify.
COSINE DA SAPERE 4: RISCHIO
Il primo rischio, al momento è considerato quello della privacy I primi, più evidenti riguardano la privacy.
Google e Amazon dicono che l’audio può essere intercettato solo quando l’utente lo vuole, attivando lo smart speaker, c’è chi mette in guardia da questo ‘maggiordomo’, sostenendo che potrebbe essere troppo impiccione.
(Fonti per questo articolo: Fm-World, Nicola Franceschini e Business Insider Italia)
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