Continua il vento di cambiamento nel mondo dei social. Dalla rivoluzione di Twitter alla crisi di Meta, il 2023 si aprirà all’insegna di diverse novità, che però ci sono anche ora. L’esempio di Tatatu e Mastodon.
Tatatu: guadagnare come utente?
Tatatu non è propriamente una piattaforma nuova. Il progetto è nato nel 2008 dall’idea di Andrea Iervolino, imprenditore attivo nel campo della mondo cinematografico con oltre ottanta pellicole prodotte. Percependo il cambiamento che stava già avvenendo a livello social, Iervolino ha deciso di fondare una sua piattaforma con una mission specifica: valorizzare il tempo che gli utenti spendono online.
Partendo dal presupposto (corretto) che tutte le piattaforme sfruttano le attività dell’utente a proprio esclusivo beneficio, Iervolino ha deciso di condividerne una parte proprio con l’utenza.
Ma come funziona Tatatu? Si tratta di una piattaforma social vera e propria, con la particolarità che si possono accumulare dei TTUCoin, token virtuali (del valore di 0,25 centesimi) che possono essere utilizzati per effettuare acquisti sullo store della piattaforma. Non solo, con l’acquisizione del Mercato Metropolitano di Londra, Tatatu si è aperto anche ai canali fisici, per realizzare quello che Iervolino stesso definisce un sistema “phygital”.
Ma come si guadagna? Semplice, utilizzando la piattaforma, ovvero guardando video, mettendo like, commentando, condividendo, scrollando il feed degli amici, acquisendo follower e pubblicando foto e video. Tutte azioni che facciamo comunemente sui social, ma senza nulla in cambio.
Un’idea senza dubbio interessante, che si sta arricchendo di sempre nuove funzionalità. Se nella versione internazionale della app è presente una piattaforma di streaming di video, in Italia c’è un accordo con Chili, il noto portale di streaming.
I token guadagnati possono quindi essere spesi nell’e-commerce interno, con oltre 3.000 articoli, nei già sopracitati punti fisici e in aste online organizzate dalla stessa Tatatu.
Ma perché Tatatu è poco noto all’utenza? Perché si tratta di una crescita recente. Il social è passato dai 95.000 utenti di gennaio ai 350.000 di agosto e a ottobre la società è stata quotata in borsa su Euronext Growth Paris, con buoni risultati. L’obiettivo dichiarato è di arrivare a 60-80 milioni di iscritti entro il 2026. Una bella sfida in un mercato saturo, ma chiaramente in difficoltà per le piattaforme social tradizionali. Un concorrente temibile, visto che, virtuali o non, di soldi le piattaforme agli utenti non ne sganciano.
Mastodon: l’alternativa a Twitter?
In queste settimane se ne parla molto. Il caos in cui è piombata Twitter e il suo incerto futuro dopo l’acquisizione da parte di Elon Musk hanno perplesso molto utenti (e investitori). Come spesso accade, quindi, si sono affacciate sulla scena delle alternative e una di queste è Mastodon.
Questa piattaforma ha come scopo dichiarato quello di essere l’alternativa a Twitter, ma in che modo?
Mastodon è nato nel 2016 dall’idea del tedesco Eugen Rochko e si definisce un social network federato con funzionalità di microblogging. È costituito da una galassia di server indipendenti gestiti tramite software open source. Questo permette di non avere una struttura centralizzata e garantisce il controllo della distribuzione dei post agli utenti. Non sono infatti presenti opzioni di sponsorizzazione, né pubblicità di alcun genere e nemmeno algoritmi.
Il feed è infatti “all’antica”, ovvero ordinato in senso cronologico e il sistema si suddivide in quelle che vengono chiamate “istanze”, vere e proprie comunità indipendenti interconnesse tra loro e con un proprio feed. Anzi, due! La prima timeline segue il flusso di contenuti pubblicato dai membri della istanza. La seconda, detta “federale”, contiene anche i contenuti degli utenti seguiti, ma che fanno parte di altre istanze. Un modo per tenere sempre sottocchio tutto quello che accade nella propria “comunità”, ma senza perdere il collegamento con le persone che si vogliono seguire.
Mastodon non è un’app, ma un sistema che può girare su diverse app. Ne esistono alcune per Android e anche un client web, le cui grafiche ricordano molto quelle di Twitter. Inoltre, il sistema è molto attento alla privacy e possiede un insieme di regole interne che a volte variano da istanza a istanza.
I numeri sono in continua crescita ed è stato raggiunto oltre il milione e mezzo di utenti, complice la recente massiccia emigrazione da Twitter.
Ma Mastodon è davvero un’alternativa valida a Twitter? I pareri sono discordanti. A dispetto del grande aumento recente di utenti, si tratta di un sistema radicalmente differente nei principi e nella struttura, rispetto al social di Musk. Il giornalista Alessandro Rovellini di Milano Today ha fornito una descrizione dettagliata della sua permanenza di una settimana su Mastodon, rimanendone piacevolmente colpito, ma disilluso. Il numero degli utenti è ancora basso e il tutto sembra troppo spesso simile a “una bolla in cui i pochi utenti si confrontano con toni pacati”.
Il livello è più simile a quello dei nerd e quindi anche il livello delle discussioni. Resta da vedere se il recente afflusso di “aria fresca” gli permetterà di fare un salto di qualità più mainstream e diventare un social di riferimento vero e proprio.
Perché noi i social li usiamo per comunicare, vero? Vero?