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Tik tok provato per voi: se lo usi passati i dodici anni…chiama il medico!

11 Aprile 2019
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Io ci ho provato a capire: ho fatto ammissione di ignoranza e mi sono messa a indagare, sperando sinceramente di essere nel torto. Ho provato a smantellare la mia idea sul social network Tik Tok, prima di tutto leggendo articoli di testate giornalistiche come Il Foglio e Il Post, sperando di ricavare spunti di riflessione differenti dal mio, così non è andata.

Mi spiego, sono nata nel 1999 e cresciuta parallelamente all’evoluzione di tutte le piattaforme social, inoltre, per mia indole, sono sempre stata estremamente attenta ai trend di questo tipo e a sedici anni avevo un account su qualsiasi social network esistente.
Ma nella seconda parte della mia adolescenza un fenomeno in particolare ha catturato negativamente la mia attenzione, quello di Musical.ly, successivamente diventato ciò che ora conosciamo come Tik Tok.
Ammetto di non essere mai stata una fan del karaoke, ma vedere altri ragazzi cantare per finta e fare mossette un po’ sfigate con sotto canzoni famose mi dava addirittura noia.
Dal momento che era inaccettabile per me non comprendere il fascino di questa applicazione, l’ho relegata a fenomeno proprio di una fascia di età più bassa della mia (difatti il bacino di utenza è giovanissimo), pur rimanendo salda nella mia convinzione che passati i quindici anni dovresti vergognarti di produrre contenuti con un tale livello di disagio.
Questo fino alla redazione di questo articolo. Mi sono documentata, sperando nel frattempo di riuscire a liberarmi di un giudizio affrettato formulato nel passato.
Leggo il Post, che si propone di fare una “guida a genitori perplessi”, accurato ma dal tono strano, falsamente imparziale, in cui vengono fatti salti mortali per far passare un messaggio positivo nei confronti di questi giovani che preferiscono ballare e cantare spensierati, assorbiti da un flusso di video potenzialmente infinito nel quale non è necessario ragionare.
Il Foglio non scende nel tecnico ma si limita ad elogiare un social fatto di pura immagine, contrapponendolo alle piattaforme dove gli adulti si rodono il fegato in liti senza capo né coda. È una riflessione che posso comprendere, ma l’atteggiamento da vecchi di merda che credono erroneamente che i giovani dovrebbero solo pensare a ballare e far finta che vada tutto bene, non solo mi irrita, ma sospetto addirittura che vengano pagati dal sito stesso per parlarne così bene.
Altra cosa che mi fa arrabbiare: presentare Tik Tok come se fosse una novità, mentre per molti anni è stato di trend avere un account su Vines, un social non molto differente per struttura, a cui però partecipavano anche creator di talento, a differenza di Tik Tok dove al massimo qualche influencer farlocca prova a sculettare sperando di ampliare il suo pubblico.
In tutta onestà appena ho letto questi articoli, le mie convinzioni hanno cominciato a vacillare, perché non ci avevo mai ragionato troppo e sentire un’altra campana così diversa mi aveva destabilizzata. La verità è che anche io apprezzo molto Instagram perché mette al centro l’immagine più che la parola, ma sono contenta di mantenere anche il mio account Facebook per quando ho esigenze più polemiche che artistiche e così è sempre stato, non comprendo perché oggi un ragazzo di quindici anni non debba sentire il bisogno di esprimersi anche verbalmente.
In ogni caso ho deciso di chiedere in giro, per confermare o smentire ciò che avevo letto: decine e decine di miei coetanei, ma anche ragazzi più giovani, sono stati tutti unanimemente (e sorprendentemente?) d’accordo sul fatto che sia una grande cretinata e pure un po’ cringe, fatto apposta per bambini e qualche ragazzo stupidino.
Uno in particolare, utente attivo di TikTok, mi ha spiegato che in un così grande contenitore di soft-pedo-pornografia si aggirano anche tantissimi malintenzionati. In effetti parecchi video contengono ammiccamenti e danze promiscue, ma l’ipersessualizzazione a cui sono sottoposta dalla nascita non me l’aveva fatto rilevare come dato importate. Se è davvero così (ma naturalmente non ho alcun dato effettivo né fonte ufficiale per confermarlo, quindi prendete questo fatto con le pinze) mi indigno e mi dispiaccio.
Poi, scorrendo la home di Facebook, mi imbatto per puro caso in sette interi ed estenuanti minuti di ragazzine di Non è la Rai (1992) che ballano sulle note (un po’ pallose) di Please don’t go e mi ricordo che i minorenni sono esibizionisti per loro stessa natura e, fintanto che altri adolescenti e adulti allupati saranno lì a fruirne, continueranno a svilupparsi fenomeni analoghi e io non ho assolutamente intenzione di cambiare le cose.
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