Chia coin, la criptovaluta ecosostenibile (ma non troppo)

19 Agosto 2021
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Il 2021 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui le criptovalute sono entrate nell’uso comune?

Così sembrerebbe. Il valore di alcune valute sta davvero decollando, tanto da aver reso milionari individui che fino a 10 anni fa raschiavano il fondo del barile.

In aprile, Bitcoin ha superato i 64.000 dollari (circa 52.000 euro), mentre questo mese Ethereum (sviluppato nel 2015) ha sfondato la soglia dei 4.000 dollari. Sono traguardi importantissimi e, in un mondo mellifluo come quello delle criptovalute, hanno un significato immenso. Perfino Dogecoin – la criptovaluta “meme” lanciata per ironizzare sulle prime due – ha fatto progressi.

Nonostante questi giganteschi passi avanti, Bitcoin e simili continuano a essere investimenti molto rischiosi. A causa della loro volatilità, non sono ancora visti di buon occhio dagli scommettitori e magnati della Borsa.

Naturalmente, il loro recente successo ha portato anche a un aumento dei controlli, in particolare su tutte quelle pratiche che consumano energia come il mining. Conosciuto come un sistema di “proof of work”, il mining richiede l’uso di computer per risolvere puzzle matematici al fine di sbloccare nuovi token Bitcoin.

Sta iniziando ad emergere una criptovaluta chiamata Chia

A inizio maggio, dopo il suo ingresso ufficiale nel trading, ha immediatamente iniziato a far parlare di sé, e in modo tutto diverso rispetto alle altre criptovalute. Viene etichettata come “criptovaluta verde” perché, a primo sentore, profuma di eco-friendly. Ma a questo ci arriveremo.

Perché Chia è diversa dal Bitcoin?

A differenza di Bitcoin e di altre criptovalute, Chia non utilizza il mining. Preferisce invece quello che viene chiamato “sistema di prova spazio/tempo”. A dirla così, sembra un brutto remake di Ritorno al Futuro, ma in realtà il concetto di fondo è pionieristico.

Per coltivare Chia, cioè per maturare il valore di una singola criptovaluta, è necessaria una grande quantità di dischi rigidi vuoti per ospitare le “trame” che vengono assegnate a un certo numero di blocchi. Il tutto, naturalmente, a seconda dello spazio disponibile.

Il creatore di Chia, Bram Cohen, creatore anche della piattaforma di file-sharing BitTorrent, crede che questo metodo sia più affidabile, sicuro e più eco-sostenibile rispetto a quello delle criptovalute tradizionali. Ed è proprio questo aspetto che sta attirando particolarmente l’attenzione.

Qual è il curriculum “green” di Chia?

Il processo di mining richiede sia impianti – costituiti da processori di computer specializzati – che l’accesso a grandi quantità di energia. Chia, non utilizzando il mining, è sicuramente pioniere nella nuova strada verso un’iper-tecnologia più sicura e sostenibile, oltre che fornire un’alternativa più ecologica rispetto all’alto consumo energetico che altre criptovalute, come Bitcoin, richiedono.

Almeno all’apparenza, Chia è all’altezza delle sue credenziali verdi, visto che non ha bisogno di consumare alti volumi di elettricità. Tuttavia, il mezzo con cui i coltivatori di Chia coniano nuovi token non è privo di problematiche, tantomeno di un costo ambientale, meno che mai di critiche.

Perché Chia viene criticata?

Anche prima del suo lancio sulle piattaforme di trading, Chia aveva già suscitato polemiche dopo che il suo successo iniziale aveva scatenato una corsa agli hard disk. Mentre la pandemia saccheggiava i supermercati di carta igienica e pasta per la pizza, Chia aveva già razziato tutti gli store di tecnologia.

L’aumento della domanda aveva spinto i prezzi alle stelle in tutta l’Asia. Da quando il lancio di Chia è stato annunciato a febbraio, i prezzi per le unità da 12 terabyte sono aumentati del 59 per cento soltanto in Cina, secondo il South China Morning Post.

La ragione dell’aumento della domanda non è solo l’improvvisa popolarità di una criptovaluta appena lanciata, anche se questo la spiega in gran parte. È anche alimentata dal fatto che la coltivazione di Chia è molto dispendiosa per quanto riguarda l’hardware necessario.

Sulla sostenibilità, siamo alle solite

L’annullamento di tutte le garanzie sui dischi rigidi e il concreto rischio che si vengano a creare montagne di elettronica scartata e inutilizzabile. I rifiuti elettronici tendono a contenere componenti tossici, come metalli pesanti, che se smaltiti in modo improprio, rischiano di contaminare l’ambiente e costituire un rischio per la salute umana.

Per il momento, i bassi costi energetici sono un incentivo sufficiente a mantenere la stella di Chia in ascesa, ma il vero impatto ambientale che avrà questa criptovaluta “verde” resta ancora incerto e, francamente, non necessario.

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