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Gli smartspeaker ci fanno sopportare anche la pubblicità

29 Giugno 2021
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Réclame e pazienza.

Gli ovvi “effetti collaterali” della tecnologia come pubblicità e interruzioni sono approdati anche sugli smartspeaker. Uno studio di Adobe Analytics ha recentemente indagato sul funzionamento degli spot pubblicitari sui dispositivi audio intelligenti e sulle prime impressioni degli utenti. Piacciono di più, ma sono ancora seccanti.

Nel 2021 gli smartspeaker sono più diffusi dei tablet

Il ranking conferma Alexa il preferito e il più comprato. Anche quando veicola messaggi pubblicitari, infastidisce meno rispetto agli spot su schermo. I dati dello studio rivelano che ascoltare uno spot è, per la maggior parte degli utenti, meno intrusivo che vederlo. Il disturbo di sentire interrotta la playlist dalla voce intelligente del dispositivo è più sopportabile che attendere quei 6 secondi prima di fare skip.

Le pubblicità suonano meglio sugli smartspeaker

Appaiono più veloci, coinvolgenti e giovanili. Il 40 per cento degli utenti non salta la pubblicità ma sarebbe effettivamente interessato a conoscere di più sul prodotto. La voce attrattiva del dispositivo intelligente è piacevole, inoltre il fatto di non aver fisicamente in mano Alexa non ci dà la possibilità di saltare la pubblicità, quindi  ci risulta meno invadente rispetto a uno che ci interrompe mentre siamo con tablet o con smartphone.

50 sfumature di spot vocali

Chi potrebbe trarre vantaggio da questa nuova pubblicità solo vocale – che tanto nuova non è, se pensiamo già 70 anni fa funzionavano così anche in radio – sono i tecnici e gli ingegneri del suono.

In questi spot l’unico elemento catching-up è la voce, il tono, le parole e il ritmo incalzante con cui vengono pronunciate. Si aprono tutte nuove frontiere per le lingue e i dialetti, ma anche per il melting-pot che introduce termini inglesi nel mondo del business, e slang giovanili che prendono forma attraverso i social network.

Le perplessità sulla privacy con gli smartspeaker

Chi invece è più preoccupato per le evoluzioni degli smartspeaker sono i recalcitranti alle intelligenze artificiali. Ben oltre il fastidio dell’interruzione pubblicitaria, cade sempre l’ombra di chi vede nei dispositivi intelligenti un percorso insidioso e malsano.

I più critici sostengono, come per tutte le cose riguardanti le AI, che saranno inevitabilmente invasori della privacy. Le impressioni degli esperti sono ancora divise. Fra chi vede prospettive incoraggianti e chi immagina sviluppi più intrusivi che utili, la certezza è solo una: per il momento gli spot sugli smartspeaker funzionano meglio di tutti gli altri.

 

 

 

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