I miliardari che investono nella biotecnologia per restare giovani in eterno
La prossima grande battaglia della Silicon Valley è contro l’invecchiamento: rimarremo giovani più a lungo?
L’invecchiamento, spada di Damocle pronta a scendere impietosa fra le falangi della società, rimane un grande scoglio su cui si infrange l’onda della ricerca. Mantenerci giovani, belli e attivi è un must indiscusso per moltissimi. Dai vip alle pop star, dai divi del cinema alle veline: tutti vogliono essere giovani per sempre. Se vent’anni fa il desiderio era quello di vivere in eterno, anche vecchi, oggi vogliamo vivere in una perenne gioventù, mentale e fisica.
Il MIT Technology Review riporta che il fondatore di Amazon Jeff Bezos e il miliardario russo-israeliano Yuri Milner hanno investito in Altos Lab, una società di biotecnologie che sta studiando tecniche di ringiovanimento dello strato cellulare e neuronale. Senza alcuna deferenza, la società ha già raccolto 270 milioni di dollari e si propone un obiettivo scientifico davvero lungimirante: padroneggiare perfettamente la riprogrammazione cellulare e interrompere il tic-tac biologico della nostra pelle.
Stipendio stratosferico per trovare la formula contro l’invecchiamento
Talenti e scienziati di tutto il mondo stanno già inviando il curriculum. D’altronde, contro l’invecchiamento lo stipendio promesso è stratosferico. La riprogrammazione cellulare è un percorso d’indagine immenso e davvero entusiasmante: stiamo ricreando le biologiche e naturali funzioni dell’epidermide.
Sono infatti in corso ampie terapie per il controllo dei processi cellulari, e molte malattie legate all’invecchiamento saranno un ricordo del passato. Quello che Altos Lab si prefissa è di dare il definitivo calcio nel sedere a tante malattie come il morbo di Parkinson o la sclerosi laterale amiotrofica. Non è dunque difficile immaginare perché gli odierni miliardari stiano investendo in questa azienda, anche senza la certezza che queste aspettative saranno rispettate.
Perché proprio Altos Lab?
Insomma, le startup e le aziende che si occupano di invecchiamento non sono infinite, ma nemmeno si contano sulla punta delle dita. La riprogrammazione cellulare è, nel mondo, una corsa contro il tempo e una partita tutti contro tutti. Eppure, nessuna realtà scientifica ha mai avuto il supporto che Altos Lab può vantare in questi giorni. Ma perché sono stati fiancheggiati così tanto dai super ricchi?
Deve esserci del valore aggiunto nella loro ricerca, forse da scovare nelle personalità che ne fanno parte: alcuni tra questi sono visionari definiti poco ortodossi da molte comunità scientifiche. Primo fra tutti, il biologo Juan Carlos Izpisua Belmonte che, nel 2017, ha iniziato una ricerca sulla creazione di una chimera umana/suina. A raggiungere gli Altos Labs, però, c’è anche Shin’ya Yamanaka, premio Nobel per la sua ricerca sull’inversione dell’invecchiamento nelle cellule. Yamanaka sarà il presidente del comitato consultivo scientifico di Altos Lab.
Altro punto di forza dell’azienda, estrapolato dalle ultime news, si trova nel piano di analisi sperimentale che hanno messo in piedi: a riguardo, Altos Lab si sta velocemente eclissando lasciando molte domande senza risposta. Puntano, quindi, sul mistero.
Colpiscono, ovviamente, le questioni etiche
Non sono venute a mancare le prime critiche. Non importa quanto possano essere puri i loro scopi, e nemmeno se la loro ricerca verte sull’aiuto contro alcune malattie che per decenni hanno distrutto vite e persone. Nulla può nemmeno il tentativo di un’azienda di porsi come il nuovo pioniere nel mondo del progresso tecno-scientifico. Ci sarà sempre qualcuno che inneggerà allo scandalo, alla scelta dell’uomo di porsi come metro e misura della decisione su vita e morte.
L’ostracismo più riluttante al progresso ha immediatamente posto sul piano morale la questione: se impedirete alla gente di invecchiare, bloccate un naturale processo che funziona da migliaia di anni. Perché la posizione più pericolosa quando si parla di innovazione e progresso è quella presa da quelli che pensano “abbiamo sempre fatto così, non potrebbe funzionare diversamente”.
Ed è forse qui che si sedimenta l’errore più grande dell’attualità: il terrore, perenne e immancabile, della novità. Niente fa più paura come qualcosa che non si conosce o peggio, come qualcosa che va contro le naturali leggi biologiche e chimiche che regolano il nostro corpo, la nostra vita, il nostro universo.
Eppure, come sempre, è importante ricordarsi che l’esistenza va avanti a tentativi e, nonostante ci piaccia molto, rimanere sedimentati nella propria scatola mentale di conoscenze è una posizione da prendere con cautela. Si rischia innanzitutto di rimanere da soli (il che, tuttavia, non significa essere nel torto) e in secondo luogo di contraddirsi nei propri pensieri. La lotta contro l’invecchiamento no, la ricerca per le protesi sì? E ancora, la biotecnologia no, e il neuromarketing sì?
Non blocchiamo tutto sul nascere. Diamo una chance alle realtà in evoluzione. Per fortuna, i soldi li mettono i miliardari.
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