Esiste una spinosa questione che riguarda i diritti dei robot
Esiste da tempo un dibattito generale sui diritti dei robot.
Questo dibattito non si limita alla responsabilità giuridica derivante dalle azioni dei robot, ma è determinato dagli incredibili progressi compiuti dalla ricerca tecnologia nel campo delle intelligenze artificiali. I diritti dei robot sono importanti?
Nel 2017 il Parlamento Europeo votò una soluzione che conteneva delle raccomandazioni in materia di “diritto civile sulla robotica”. Le raccomandazioni suggerivano l’istituzione di uno status giuridico specifico per i robot e, di conseguenza, anche un codice etico per chi li progetta e commercializza.
Questo testo aveva l’obiettivo di rendere possibile un’attribuzione di responsabilità nel caso in cui i robot, sempre più sofisticati, avessero provocato danni in seguito a decisioni prese autonomamente.
Più i robot sono autonomi, meno possono essere considerati strumenti nelle mani di altre persone
I progressi sugli umanoidi robot hanno reso facile da immaginare come la prospettiva di un futuro in cui convivono umani e robot sia in realtà già molto attuale. Convivere con essere artificiali profondamente integrati nel tessuto sociale è uno step già diventato realtà.
Oltretutto le abilità e l’aspetto stesso di queste macchine li rendono straordinariamente simili a noi. Oggi esistono già robot utilizzati nelle strutture sanitarie, o come assistenti per anziani, o addirittura sacerdoti.
Di conseguenza, risultano oggi piuttosto importanti anche le questioni etiche, apparentemente prive di un senso pratico immediato, ma funzionali al continuum e allo sviluppo tecnologico.
I diritti dei robot: se sanno pensare, sanno prendono decisioni
Possiamo supporre che, sotto certi aspetti, ciò che definiamo una ‘mente cosciente‘ non è solo qualcosa di riconducibile a cervello, sistema nervoso, molecole e sinapsi. Una mente cosciente e pensante è, oggi, un fenomeno di tipo diverso, che emerge a partire dalla specifica interazione e combinazione fisico-ambientale.
Non c’è niente che può impedire alle macchine prodotte dagli esseri umani di prendere decisioni, tantomeno che impedisca ai robot di adattarsi, interagire e modificare la propria percezione del mondo esterno in base all’ambiente o al contesto sociale in cui si trovano.
Per farla breve, cogito ergo sum. E siccome io robot penso e dunque sono, ho diritto ad avere dei diritti. E qui, caro umano, è una bella gatta da pelare.
Gli studiosi propongono l’analogia diritti-robot = diritti-animali
Chi è entrato nel dibattito tempo addietro non può non aver notato che gli scienziati sono piuttosto confusi a riguardo. Però, fra tutte le analogie e similitudini riscontrate, quella per al momento va per la maggiore è quella che accomuna i diritti degli animali e i diritti dei robot. Il discorso è considerato appropriato e, come detto prima, necessario in qualche misura.
Se avere abilità cognitive è considerato un fattore rilevante nella scelta dei nostri standard morali verso altre specie animali e consequenzialmente anche nella concessione di diritti agli stessi, allora anche i robot dovrebbero rientrare nella considerazione morale come forma di vita artificiale a cui concedere diritti.
Anche se l’intelligenza artificiale dei robot è senza dubbio superiore alla nostra, essi vanno posti sotto tutela umana finché la loro integrazione nella società non è completata.
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