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Chi era Tom Ballard, millennial morto sul Nanga Parbat
NOME Tom Ballard
LUOGO NASCITA Belper (Inghilterra)
DATA NASCITA 16 ottobre 1988; MORTE tra febbraio e marzo 2019
SETTORE Sport
NAZIONALITÀ Inglese
MILLENNIAL FACTOR Globale, Creativo, Ambientalista
Chi era
Viveva per le montagne. Quelle alte, rocciose, mozzafiato per bellezza e difficoltà di arrampicata. E ora che è tutto finito, la famiglia ha deciso che i suoi resti diventino tutt’uno con le pendici del Nanga Parbat, la ‘montagna degli dei’, dove è morto cercando di raggiungere la vetta insieme a Daniele Nardi. Tom Ballard riposerà per sempre là, vicinissimo alle stelle del cielo. Una sorte analoga a quella della madre, Alison Hargreaves, prima alpinista donna a salire sui quasi 9mila metri dell’Everest, che poi perse la vita sul K2.
Un millennial nato per fronteggiare da solo la natura aspra delle vette ghiacciate d’inverno e cocenti d’estate. Un destino al quale Tom non ha mai voltato le spalle in 30 anni di vita. Non lo ha fatto nella contea inglese di Derbyshire, dove ha vissuto con i genitori nei suoi primi anni di vita. Non lo ha fatto nell’adolescenza in Scozia e benché meno nel pieno degli anni della sua giovinezza: quando si è trasferito in Val di Sassa, immerso nelle Dolomiti.
L’atleta britannico, nomade come tutti coloro che vivono cercando nuove vette, era perciò anche un po’ italiano. Sulle sue Dolomiti e sulle Alpi ha aperto numerose vie d’arrampicata, era un talento assoluto di tecnica e creatività. Fantasia usata spesso anche per battezzare le sue ‘strade’: come “If Gengis can, we can, we can” o la difficilissima “A line above the sky”. Ballard, nel 2015, fu il primo uomo in grado di scalare in solitaria nello stesso inverno, le sei classiche cime nord delle Alpi, tra queste anche l’Eiger, dove la madre era riuscita a salire portandolo in grembo.
«Il nostro obiettivo è davanti ai nostri occhi. Così vicino potresti quasi toccarlo». Aveva scritto Tom su Instagram all’inizio della spedizione finale. Ora la maestosità del Nanga Parbat nasconde anche qualcosa di Ballard. La sua fidanzata Stefania Pederiva, che con lui condivideva la passione per corde, moschettoni e imbragature, lo ha reso immortale, come i suoi monti, con il suo ultimo saluto: «Tu sarai sempre la mia roccia più bella».
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