Sono Giapponese! Lesson 46. La coda non è noiosa. E’ educazione giapponese, come il seppuku!

10 Settembre 2018
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Oh ma state sereni! Due ore in coda per un caffè davanti al primo Starbucks a Milano, Italia? Niente di speciale. Di questo fenomeno se ne frega il ragazzo giapponese, cioè io, che a Hiroshima vede code tutti i giorni, e le affronta con onore, rispetto e LINE. Perché i giapponesi in coda sono esseri più belli di tutti gli altri popoli in coda. La fila è questione di educazione giapponese, come il rito del tè e il seppuku.

E non parlo solo delle regole di comportamento in Giappone. Anche a Milano ho visto una fila di giapponesi educati molto onorevolmente più lunga di quella del Starbucks. Ma dove? A Expo, ovvio!!

Primi giorni di Starbucks a Milano (foto: Federico Furlan)

Stamani holetto un articolo su facebook che diceva, “Due ore in fila per un caffé?”, “Tutti in fila in piazza Cordusio” e “Le code, lunghe, infinite, fanno il giro del palazzo”. Tutto questo è causato dal Starbucks. Ma ripassatevi un po’ di galateo giapponese (tanto non capite kanji, stupidotti, ihihihih) e non rompete. Ma dove dovete andare, dopo?!

 

Ma state sereni e calmi…il ragazzo giapponese, cioè io, di tale lunghezza di fila se ne frega perché questa è educazione giapponese. Mai presa la metropolitana di Tokyo? Lì si sta in coda, dentro le apposite linee, come vuole educazione giapponese, non ci si ammucchia come cani quando fai sventolare prosciutto e come fate voi occhi a buco. Vi ricordate che a Expo Milano 2015 c’era la coda più lunga nella storia dell’Expo davanti…no, anzi, attorno al padiglione del Giappone? Esempio di cultura giapponese più di sushi. Dietro le quinte, io lavorandoci mi faticavo a gestire la coda, di solito, piena di giargiana multinazionali. Comunque, una cosa da dirvi in modo secco. Non esagerate, dai.

 

cronologia di reazioni da parte dei visitatori del padiglione del Giappone a Expo Milano 2015. Le loro reazioni contro la lunga fila in ogni fase di svolgimento dell’Expo.

 

 

 

Maggio – Tempo d’attesa 20 MINUTI

Inaugurazione dell’Expo. Accanto a noi, però, il padiglione della Russia era tranquillamente sotto costruzione, perché loro non seguono l’educazione giapponese. Almeno non c’era la gente che si lamentava della fila. Per carità di Dio…

 

Giugno – Tempo d’attesa 40 MINUTI

Inizio a sentire alcuni visitatori, ovviamente poveri italiani, dire: “Ma no, 40? 40 minuti? Ma stai scherzando? Non possiamo aspettare così tanto. Ciaone.” Come fanno a dire questo mentre ogni giorno in posta aspettano un’oretta anche solo per spedire una lettera raccomandata?

 

Luglio, Agosto – Tempo d’attesa 90-240 MINUTI, cioè un paio di ore

Veramente temevo che ci fosse qualcuno che soffre il colpo di calore sotto il sole di massima intensità durante l’estate. Preso dal nervosismo proveniente dal caldo diabolico, la gente si degrada spesso dicendomi, “Da dove possiamo entrare noi, una famiglia con bimbo in passeggino?” Ma poi si rivela che lì in passeggino c’è solo un bellissimo cicciobello…ihihih. Romperei cicciobello.

 

Settembre, ottobre (fine evento) – Tempo d’attesa…più di 600 MINUTI (10 ore)!!!

Mica uno scherzo. Infatti, noi calcolavamo in base al numero di visitatori il tempo d’attesa previsto come vogliono educazione giapponese e onorevoli nevrosi nipponiche. In quel periodo, ormai la fila di visitatori circondava letteralmente il padiglione del Giappone facendone il giro e stava addosso sul perimetro della struttura intera.

 

 

Detto questo, mi permetto di ribadire che non è il caso di agitarsi con soli due ore in fila per un caffé. Anche perché al padiglione del Giappone non vi offrivano un caffé dopo dieci ore in fila. Alura? Sarebbe stato contrario alle usanze giapponesi. Al massimo vi offrivamo lama per onorevole seppuku.

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