Quello che i professori dovrebbero fare per le nuove generazioni
Un mio professore dell’università diceva che la chiesa sta perdendo l’ascolto delle persone perché non è stata in grado di modificare il suo linguaggio. Il rischio oggi è di fare lo stesso con la formazione.
La formazione consiste nella trasmissione di messaggi e comporta la rielaborazione personale dei contenuti. Se il messaggio non passa è questione di linguaggio.
Parliamo ai giovani con metodi e strumenti che non fanno parte della loro cultura e, anzi, il loro approccio spesso lo mettiamo in secondo piano. Plasmiamo la cultura dividendola in substrati, dando scale valoriali ai contenuti e scegliendo di trasmetterne una minima percentuale, seguendo metodi sempre più obsoleti.
Appiattire la visione della cultura significa dare valore a ogni elemento, non ci sono argomenti di classe A e altri di classe B. Sex Education ha molto più impatto sui giovani dei Promessi Sposi e questo non può essere non preso in considerazione o sottovalutato.
Parlare ai giovani attraverso il loro linguaggio e utilizzando i loro contenuti è fondamentale per ricevere attenzione e favorire la trasmissione di messaggi e competenze, le cosiddette Life Skills.
Attenzione, non sto parlando di eliminare il vecchio strato culturale ma semplicemente di far prendere confidenza con esso, farli entrare in relazione e aprire un nuovo dialogo. Le nuove generazioni sono ‘immersive’ e partecipi, per questo hanno bisogno di sentire loro – e farli loro – i temi proposti. Questo significa dare ai giovani la possibilità di giocare e sperimentare per imparare.
La sperimentazione è un metodo di formazione
E se trappare su Pasolini potesse essere un nuovo approccio formativo?
Il focus è trasmettere senso e significato, il come viene plasmato dalle attitudini e dalle propensioni di chi lo riceve e ha il compito di farlo proprio, anche reinterpretandolo se necessario.
La definizione che dà Treccani alla parola formazione è «l’atto, il modo di formare». Invertendo i paradigmi la formazione potrebbe essere anche l’azione con cui le persone si formano e l’azione implica un coinvolgimento personale.
La cultura non è una materia statica, ma plastica, può essere scomposta e ricomposta più volte in modi completamente differenti.
I grandi classici non possono essere miti imperturbabili, sono il nostro supporto e il nostro aiuto nella comprensione della contemporaneità, che è inevitabilmente mutata, dunque è bene che questi elementi di base vengano riconfigurati sulle nuove esigenze ed esperienze.
Con impegno, estro, poesia e consapevolezza, ma allo stesso tempo apportando novità, innovazione e freschezza.
Un esperimento formativo in Università
Ho avuto l’occasione di seguire i ragazzi del corso Arte e impresa dell’Università Cattolica di Milano nell’elaborazione di un project work sul tema dell’attivismo d’impresa. Ho chiesto di metterci le mani, di avere iniziativa e inventiva e di raccontare il progetto attraverso dei contenuti autoprodotti.
Dai bozzetti d’artista ai tiktok sulle note di Jeans degli Psicologi e Tauro Boys, passando per podcast, pagine Instagram e siti web.
Ognuno ha avuto la possibilità di esprimersi con mezzi e strumenti diversi, ma soprattutto con il proprio linguaggio: che con le sue sfaccettature e declinazioni diventa uno spaccato generazionale.
I ragazzi hanno fatto molto di più di ciò che era richiesto dal corso. Gesti che mi hanno emozionata e mi hanno portata a riflettere sulle leve che hanno dato modo di raggiungere questo coinvolgimento e risultato a livello di apprendimento.
Un caso di formazione dalla scuola alla comuni
Si tratta dell’iniziativa “Auditorium digitale. A scuola di attualità” promossa da iSchool High di Bergamo. Un luogo in cui sperimentare un tipo di formazione e relazione differente. Un auditorium aperto, non solo all’interno ma anche all’esterno, per cogliere ispirazioni e punti di vista differenti.
Un centro riflessioni sui temi di attualità che coinvolgono gli studenti, i ragazzi di tutte le scuole, docenti, genitori e la comunità. Un progetto a 360° per dare nuove chiavi di lettura della contemporaneità attraverso un dialogo generazionale, che fa leva su contenuti e ospiti aderenti al loro mondo, ma capaci di cogliere nuovi livelli di profondità.
Tra i relatori Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, lo chef Davide Oldani, Luca Perri, autore di “Atrobufale” e l’associazione Parole O_Stili.
In particolare per l’appuntamento di giovedì 28 aprile 2022 l’Auditorium ospiterà Elena Ferrario, referente formazione di Legambiente nazionale e presidente del circolo Legambiente Bergamo, di sostenibilità e stili di vita, come ciascuno di noi può mettere in atto azioni e abitudini concrete per il benessere dell’ambiente.
Accettare le nuove sfide della formazione
Mi sono chiesta perché dobbiamo ingabbiare tutto questo fermento culturale in schemi che non sono più esaustivi. Cambiare linguaggio significa accorciare le distanze, appiattire le scale valoriali canoniche, mettersi all’ascolto.
La sfida della formazione in questo senso è duplice:
- Da un lato saper rielaborare i contenuti delle nuove generazioni per trasmettere messaggi, significati e competenze.
- Dall’altro lasciarli esprimere attraverso il loro linguaggio aiutandoli a rielaborare contenuti e approfondire chiavi di lettura per gestirlo in modo critico.
Allo stesso tempo lasciare che il loro entusiasmo contamini la dimensione di apprendimento e non che l’apprendimento ne offuschi la freschezza.
Per immagazzinare nozioni c’è internet, la formazione deve far emergere il meglio delle persone, il loro valore, la loro individualità. Questo è anche un obiettivo personale, ma mi piace pensarlo in modo diffuso.