Con il testo C’est la Vie Achille Lauro cerca di stoppare le critiche, dimostrando che sa parlare anche d’amore
Achille Lauro, aka Lauro De Marinis, classe 1990 è conosciuto dall’italiano medio per esser quello che ha portato la canzone sulla droga a Sanremo, Rolls Royce. Ma se c’è una cosa che non si può fare con questo artista è etichettarlo: né come persona né all’interno di un genere musicale perché Achille sa essere un vero trasformista.
Achille Lauro non è un trapper. Non è Sfera Ebbasta, non è la Dark Polo Gang, non ha nulla a che vedere con loro, si muove tra giochi di sperimentazione musicale proponendo sempre qualcosa di diverso. La sua musica è l’espressione di ciò che vive, dei suoi umori, per questo ogni album presenta caratteristiche uniche e a volte contraddittorie, come 1969 uscito oggi 12 Aprile.
Se si ascolta il suo primo disco, Barabba Mixtape, uscito nel 2012 e messo insieme con un collettivo di rap romani, si fa fatica a riconoscere lo stesso Achille di Rolls Royce: i suoni sono grezzi, il romanaccio è stretto, la voce cupa è impastata dal fumo d’erba e sì, questa volta i suoi testi parlano di droga, un po’ alla Noyz Narcos. Achille Lauro nasce facendo musica urbana, di strada, che rispecchia gli anni della sua adolescenza, passati tra uno spaccio e un furto per le strade di Roma dove è cresciuto.
Il successo arriva grazie all’incontro con Marracash e Shablo, che lo fanno entrare nella loro etichetta Roccia Music, dove produrrà il primo album trap: Achille Idol Immortale, che fondeva musica a tematiche di sfondo religioso. I rapporti con la label, vacillano perché Achille Lauro è un millennial che preferisce farcela da solo. Dopo aver lasciato Roccia Music fonda la No Face Agency, insieme a Boss Doms, dove è finalmente libero di sperimentare nuove combinazioni musicali. E’ in quel periodo che nasce la Samba Trap di Achille Lauro con Ragazzi Madre, uno dei suoi lavori più apprezzati.
A Sanremo abbandona i “panta’leopa’” della samba trap, per indossare la giacca e trasformarsi in una rockstar sul palco dell’Ariston. Conosciamo tutti le critiche che ha scatenato il testo della sua canzone, ma infondo cosa potevate aspettarvi da Achille Lauro, una serenata d’amore sanremese? Sa solo parlare di droga, dicevano, è un cattivo esempio, non sa scrivere d’amore… ed ecco la risposta: il testo C’est la vie.
Achille, il trasformista, dopo il successo di Sanremo, recita la sua personale poesia romantica. Il testo C’est la vie è il primo estratto del nuovo album 1969 uscito il 12 Aprile che contiene altri pezzi sperimentali, dal rock, al pop, al rap non si può mai catalogare Achille Lauro.
Cambia generi, ma una frase riecheggia in molti suoi testi come nel testo C’est la vie, canzone che parla dell’amore come condanna. In C’est la vie, la ragazza è paragonata al diavolo che in mezzo alle fiamme invita la sua preda a seguirla, un immagine per simboleggiare la paura dell’amore, ma soprattutto il terrore delle sofferenze che inevitabilmente ne conseguono:
E non puoi uccidere l’amore, ma l’amore può. In una vita, come quella di Achille Lauro, in cui bisogna sempre star sull’attenti e preparasi a lottare: dal quartiere di San Basilio, al carcere, fino a Sanremo. Anche l’amore che ci presenta nel testo C’est la vie si trasforma in una sfida tra il cedere o l’allontanarsi. Tratto psicologico totalmente millennial.
Probabilmente un testo come C’est la vie è servito anche per calmare le tensioni sul suo conto, per togliersi l’immagine da bulletto drogato e per tranquillizzare i genitori che porteranno i figli al suo concerto. E forse anche per tranquillizzare Anna Tatangelo. In ogni caso molti millennial dicono che lo preferivano quando cantava: Le mani nell’impasto dell’impasto dell’impasto dell’impasto dell’impasto tutto fatto di crack.
C’est la vie testo
Tu sei Lucifero vestita, sì, con orli e perle
Tu ti incateni in mezzo al fuoco e dici “viemmi a prende”
Il nostro amore delicato è uno zucchero amaro
Che ci vogliamo solo quando poi più non possiamo
E sto cadendo nel burrone di proposito
Mi sto gettando dentro al fuoco, dimmi “amore no”
Finiranno anche le fiamme ma il dolore no
E non puoi uccidere l’amore, ma l’amore può
Capisci
So che puoi farlo, finiscimi
Aspetto la fine, tradiscimi
Poi dimmi “è finita”, zittiscimi
C’est la vie, è la vie
No, no, no, no, no
C’est la vie, è la vie
C’est la vie, è la vie
No, no, no, no, no
C’est la vie, è la vie
E questa strana fiaba poi che fine ha
È la più grande storia raccontata mai
Siamo soli in cento personalità
Mentiamo promettendo a noi non finirà
E sono sempre i miei pensieri rigirati e basta
La nostra storia che continua su pezzi di carta
La nostra storia mai finita che non ha una fine
Perché torno come il diavolo a rubare vite
Capisci
So che puoi farlo, finiscimi
Aspetto la fine, tradiscimi
Poi dimmi: “È finita”, zittiscimi
C’est la vie, è la vie
No, no, no, no, no
C’est la vie, è la vie
C’est la vie, è la vie
No, no, no, no, no
C’est la vie, è la vie
Amore mio lo so
Come sapessi già
Profondi vuoti e poi
So come finirà
Capisci
So che puoi farlo, finiscimi
Aspetto la fine, tradiscimi
Poi dimmi “è finita”, zittiscimi
C’est la vie, è la vie
No, no, no, no, no
C’est la vie, è la vie
C’est la vie, è la vie
No, no, no, no, no
C’est la vie, è la vie
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