I millennial si riconoscono dagli addobbi dell’albero di Natale
Prima questione millennial a proposito di addobbi natalizi: scegliere un albero finto, fatto in Cina con l’odiata plastica, o quello vero, che condanna a morte una pianta viva?
Il gran dilemma etico dei millennial attanaglia di ora in ora una miriade di coppie. Albero di Natale. hai detto Albero di Natale? Sì ma quale? E soprattutto quali e quanti addobbi?
Pochi e austeri
I nuovi addobbi scelti dai millennial sono frutto di weekend tra i mercatini di Natale e l’Ikea. Qui e là spuntano vecchi residuati familiari che inebetiscono chi li guarda, tipo palline in plastica anni 60 che ti ricordano il momento in cui Babbo Natale ti ha portato il Dolceforno.
L’economia circolare del pino di Natale.
Due sono le fazioni del pino: i Capuleti del finto e i Montecchi del vero. I primi esaltano le virtù dell’albero che non nuoce all’ambiente sebbene la sua produzione, nei primi anni zero abbia certamente nuociuto, dato il suo essere di plastica e di essere quasi certamente made in China. I secondi si trincerano dietro al fatto che il pino ricresce velocemente e soprattutto non inquina dopo Natale. Se vive, bene (si contano però pochi casi di sopravvivenza, diciamolo), se soccombe finirà triturato tra i rifiuti organici e tornerà nelle nostre case sotto forma di terriccio.
La magia del Natale è tutta una luce made in China.
C’era una volta un filo di lucine, bulbi in vetro, e un’intermittenza che funzionava appunto a intermittenza. Oggi le lucine per gli addobbi dell’albero arrivano da ordini su AliBaba e hanno mille forme psichedeliche. E i fili si moltiplicano spesso alimentati da pile, senza attaccare spine alla corrente. Lo stesso vale per le candele, fintissime ma in grado di riprodurre fiammelle che, se si bypassa la sensazione cimiteriale, fanno la loro porca figura.
Puntali e stelle comete.
Fazioni anche qui: i millennial ambiziosi scelgono il puntale. Più sei ambizioso più il tuo puntale somiglia a quello della torre Unicredit di Milano. I millennial devoti, o che fanno il presepe scelgono invece la stella cometa, anche se i Re Magi non vedranno mai terre sconosciute al di fuori del mezzo metro quadro del salotto.
Ghirlande et similia.
Il millennial di prima generazione non cresciuto in Tirolo non ne conosceva l’esistenza. Poi è arrivata l’Ikea, poi è arrivata la Lidl, poi le ghirlande plasticose. Ma le ghirlande, oggi tra gli addobbi di Natale più venduti, hanno qualche piccola controindicazione: stanno benissimo sui portoni delle baite di montagne, stonano parecchio nei casermoni delle periferie.
Stella di Natale
Velenosissimo vegetale di un rosso artificiale che si regala a chiunque quando serve un regalo qualunque. A febbraio-marzo le stelle di Natale hanno rami spelacchiati, detonatori di tristezza e depressione. Aborritele se ce la fate.
Addobbi natalizi vischiosi
In due casi si nomina il vischio: quando nei circoli dei millennial che contano si parla delle pozioni del druido di Asterix e quando ci si deve baciare sotto il rametto. La proporzione tra i due eventi è di 1 a 10mila. Porta fortuna davvero?
L’addobbo natalizio più tradizionale: l’ansia
Il dibattito sugli addobbi di Natale del 2019 non può partire nemmeno se non si considera che tutti i millennial temono l’ansia del Natale: imbarazzi per i regali, timori di non riuscire a far tutto, conti correnti che gridano aiuto, ansia per il doppione o il polpettone. Ansia per tutto. Se a londra i millennial combattono per eliminare le pratiche ansiogene come le classiche riffe qui l’ansia travalica i tornelli degli uffici. E ci segue indomita. Fino alla Befana quando si passano le consegne alla depressione del mese più invernale di tutti.
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