Fa caldo, maledettamente caldo. L’unica cosa che può salvarci dall’imbruttimento è pensare e ripensare alla genialità di Belle Delphine.
Osservi un foglio virtuale bianco per cercare di avere un’idea, un lampo di genio che dia la svolta ad una ad una vita incerta e noiosa. Ma nulla, l’umidità è arrivata fin dentro il cervello trasformando le sinapsi in una brodaglia inutile. E l’unico pensiero che riesci ad avere è un boxer che si morde la coda. ma come disse un uomo saggio diciannove anni fa: “Cretini il boxer non ce l’ha la coda!” dimostrando così l’inutilità del tuo cervello. Perciò aspetti che il caldo africano passi con l’arrivo della sera e ti ritrovi col solito gruppo di titolarissimi delle tue serate. Tra una birra del pakistano e una canna sulle spallette del fiume, ripetendo gli stessi discorsi:
“Oh ma l’esame?”
“Ooooooooo raga guardate quel culo”.
“Ti dirò: ho scopato di peggio”.
“Pizzetta tattica?”
“L’esame poi?”
Ma poi qualcosa rompe la routine, una notizia a cui dai poca importanza, vuoi per stanchezza, vuoi per cazzeggio, vuoi per l’ennesimo approccio andato in vacca. Ma quella notizia rimane dentro quella poltiglia che è il tuo cervello tutta la notte, fino al giorno dopo.
La mattina dopo apri gli occhi, ti riprendi e finalmente metti a fuoco cosa aveva rotto la routine la sera prima: “Catzo! Belle Delphine ha cominciato a vendere l’acqua in cui s’è fatta il bagno!”
Ma chi è Belle Delphine, la ragazza che ha deciso di provare questo azzardo commerciale?
Belle Delphine è una diciannovenne cosplayer, con un profilo instagram da 4,1 milioni di followers, famosa per riuscire ad effettuare l’ahegao (espressione tipica dei personaggi femminili degli hentai). E che ha costruito la sua fortuna col suo profilo privato snapchat. Dove vende foto e video personali in atteggiamenti ammiccanti agli utenti attraverso un abbonamento mensile, rappresentando al meglio il fenomeno sempre più imperante delle “Egirls”. Belle si mostra in lingerie o sotto la doccia coprendo le zone più intime, lavorando così semplicemente sulla fantasia dei suoi followers in una vera e propria situazione “ecchi”. Interessanti però non sono la ragazza in sé o la sua fortuna, ma i suoi fan più accaniti. Uomini, ragazzi che le scrivono le loro peggiori fantasie, bestie vuote che alla sola vista di un pezzo di culo impazziscono come le iene davanti alla carcassa. In una gara al messaggio o al commento migliore nel tentativo di farsi notare dalla loro dea che ormai fa di loro ciò che vuole, ridendo di loro e sfruttandoli.
Il genio all’improvviso.
È qui che arriva il genio di Belle, la prova assoluta del suo potere sulle deboli menti dei Millennial. La vendita in vasetti dell’acqua con cui si fa il bagno, “for all you THIRSTY gamer boys” scrive su Instagram, usando il gioco di parole thirsty=assetato/eccitato. Il tutto al modico prezzo di trenta dollari al barattolo.
Un genio. In pochi giorni uomini di età compresa tra i quaranta e i vent’anni comprano questi vasetti colmando il vuoto delle loro esistenze. Raggiungono l’eccitazione massima, probabilmente bagnando le mutande una volta cliccato il tasto “buy”. Belle Delphine riesce così a vendere cinquecento vasetti d’acqua in pochissimo tempo, facendo sold out.
A questo incredibile successo commerciale segue ovviamente il carnevale che è diventato il web negli ultimi anni: richieste assurde alla ragazza (“can you pee inside one of those”), video in cui viene assaggiata quest’acqua e ovviamente discussioni su discussioni su quanto tutto ciò fosse sbagliato. Ma la verità è una sola e cioè che questa ragazza si è fatta una pubblicità enorme su questa storia. Ha accresciuto il suo esercito di thirsty gamer boys che sicuramente compreranno altre foto, altri video e altri vasetti, sperando che Belle Delphine non voglia imitare Piero Manzoni.
“Ma allora perché ne stai parlando anche tu?”. Semplice: ho riempito il foglio bianco e non credo che vendere l’acqua con cui mi lavo possa essere una buona idea, anche se provare non costa nulla.
Morale della favola? Una ragazzetta di neanche vent’anni ha messo in tasca tutti noi che ci professiamo artisti, geni e unici depositari del sapere umano, condannati però ad un’eternità precaria.
Ah, l’ahegao lo fa meglio Riley Reid.
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