Una storia di musica, tecnologia e sfida: Alex Cadili si racconta a The Millennial

20 Settembre 2020
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Questa è la storia di un cantautore genovese di nome Alex Cadili, che, nonostante una vita piena zeppa di ostacoli ha sfoderato le palle. La caratteristica dei veri fuoriclasse

Alex Cadili nasce sotto la Lanterna nel 1979 e da subito gli viene diagnosticata una rarissima malattia alle ossa, l’osteo pseudoglioma. La patologia rende fragilissimo l’apparato scheletrico e nel corso della vita porta anche alla cecità.

Se pensate che così si parta svantaggiati non avete ancora sentito niente.

«Nella mia vita ho dovuto affrontare oltre 40 fratture a causa di questa patologia – racconta l’artista ligure – e i medici avevano pronosticato il mio futuro su una sedia a rotelle.  Si raccomandavano di non mettere a rischio le mie ossa, però non ero semplice da tenere fermo e ho rischiato sempre per fare tutto ciò che mi piaceva».

Fino ai 12 anni Alex Cadili ci ha visto e ha coltivato le passioni tipiche di tutti i ragazzini di quell’età:

«Amavo disegnare, appena potevo scendere in cortile adoravo giocare a pallone e, nei miei sogni di bambino, pensavo al campo da calcio come alla mia vita. Ho sempre ascoltato musica e, come tanti, ho avuto la mia pianola Bontempi per strimpellare».

Non deve esser stato banale per i genitori gestire l’esuberanza di Alex Cadili, ma va detto che proprio la determinazione a provarci e una famiglia che non lo ossessionava hanno forgiato il carattere di Alex, che ha sempre trovato forza nella fede elemento che lo accompagna in ogni sua esperienza.

«La svolta a livello artistico arriva quando, da preadolescente, mi ritrovo a dover affrontare un’altra sfida, la cecità».

Alex Cadili non molla. Inizia a scaricare la sua voglia di vivere e dopo aver ricevuto in regalo una tastierina della Casio scatena il rocker che è in lui.

«Con questa piccola tastiera potevo suonare anche da sdraiato (ero spesso ingessato) e proprio in questo periodo ho scritto la mia prima canzone, Un sogno per volare»

«Attorno ai 14 anni ho potuto per la prima volta salire su un palco con la mia prima band (si chiamavano Sala118) e questo ulteriore step ha contribuito a farmi capire come l’adrenalina del palco, l’energia della gente che ti ascolta, fossero davvero importanti per me».

Nel 1995 ecco il grande passo: Alex Cadili decide di iscriversi al conservatorio per dare una forma più concreta alla sua voglia di musica.

«Anche in questo percorso non mi sono scelto proprio la strada in discesa perché a quei tempi, il conservatorio era molto più rigido di ora.  Protocolli e disciplina. Un 14enne che voleva frequentare era considerato quasi un fuori quota. Sono riuscito ad entrare nonostante un contorno di perplessità proprio da parte dei professori».

Dopo aver rischiato di dover frequentare da esterno Alex ha dovuto vedersela con le infrastrutture e le barriere architettoniche, un altro frangiflutti messo in mezzo alla sua vita. Ma Alex Cadili non molla, ancora una volta.

«Superate le selezioni per accedere mi fu chiesto se volevo frequentare da solo le lezioni di piano al pianterreno (tutte le aule di pianoforte erano all’ultimo piano e ovviamente gli ascensori erano un miraggio), ma ho preteso di giocare le mie carte come gli altri e quindi ho dovuto arrangiarmi per poter arrivare lassù assieme ai miei compagni di corso…».

Cieco assoluto, ossa fragili e scalini a non finire.

Un quadro che ha fatto la differenza per il futuro di questo artista.

«Pian piano proprio quelle barriere architettoniche sono state la chiave di volta per la mia vita. Uno step alla volta, prima accompagnato anche in braccio, poi con il deambulatore, poi con le stampelle ed infine con le mie gambe, sono riuscito a potenziare i muscoli e sono arrivato alla fine del mio percorso di studi andando e tornando in autonomia. Mai di corsa, però».

E così, la vita presa a morsi non gli fa più sentire stanchezza e sfinimento. E così Alex Cadili fa anche dell’altro: volontariato e musica in ogni situazione dove era chiamato per lanciare con forza il suo messaggio:  «Dove non hai gambe hai ali».

«Ho sempre scritto canzoni, ma nel periodo del conservatorio ho dovuto mettere questo aspetto da parte. Lo studio mi spremeva e quando sei stanco le idee vengono un po’ meno».

Il 2006 vede un Alex Cadili diplomato in pianoforte, mentre due anni dopo, nel 2008, arriva anche il diploma in composizione da mettere in bacheca. Con il raggiungimento di questi traguardi torna il tempo a disposizione per la musica e la composizione che, però, vira inderogabilmente sul rock, un genere da sempre nel cuore dell’artista genovese, tanto da influire sin da subito nei suoi lavori.

«Con più tempo per me le idee sono tornate a fluire e la penna ha ricominciato a lavorare. I miei studi mi hanno dato anche la possibilità di iniziare a dare lezioni (bisogna pur mangiare no?) con un cerchio che si è chiuso permettendomi di poter vivere di musica. Un fatto mai banale ai giorni nostri».

Nel 2010 Alex Cadili si sposa e anche questo parrebbe il compimento di un ulteriore passo, ma le curve della vita non sono mai semplici da affrontare e solo 3 anni dopo arriva un’ulteriore montagna da scalare, il divorzio.

«Una bella botta. Però, come spesso mi è accaduto, da quest’esperienza mi sono rialzato e con qualcosa di ulteriormente nuovo da raccontare, un’ulteriore gioia che mi ha poi portato, sia umanamente che artisticamente, ad essere ciò che sono oggi».

Nel 1995 Alex conosce la storia di Chiara Luce Badano (beata).

«Da quel momento ho sempre suonato per lei; l’ho sempre vissuta un po’ come un’amicizia che alle volte va a mille altre rallenta un pochino e proprio nel 2014, abbandonandomi a lei e alla sua figura, inizio a risalire la china ed a vincere le mie battaglie interiori. Il mio volo è iniziato proprio così, prima era pista di rullaggio, poi sono decollato».

Alex Cadili, non molla. Nemmeno quando sembra arrivato alla meta. Nel 2015 nasce il progetto Sinergia, la band che ancora oggi lo accompagna nei suoi concerti e che, al netto dei naturali cambi di lineup, è ancora con lui in questo viaggio musicale.

La fantasia e la voglia di vivere lo porta a sviluppare continuamente  idee, giochi, in grado di creare situazioni inedite. Come per L’ora del sorriso.

Di cosa si tratta? «L’ora del sorriso consiste nel sorridere alla vita, anche quando non può farlo lei, facendolo assieme. È così che la portiamo a cambiare idea. Una specie di gioco, insomma, che si svolge nell’atto di sorridere tutti assieme, in tutto il mondo. Il gesto ha preso ormai una piega planetaria. A un’ora sempre diversa del giorno, si sorride. L’importante è farlo tutti assieme; Quest’iniziativa un po’ folle è stata ispirata da una canzone, il mio penultimo singolo, Notte chiara (un sorriso in più) quindi ecco ancora una volta che cosa significa la musica per me».

Ai tipi come Alex Cadili le sfide non bastano mai. E così nel 2015 nascono i BLT (Blue traffic light), un duo acustico che unisce il pianoforte di Alex Cadili alla voce e la chitarra di Giovanna Arena, una figura che da questo momento in poi diventa parte integrante del progetto musicale del musicista.

«Il nome è ispirato ai Semafori blu di Gianni Rodari.  Perché sono quelli che ci fanno puntare al cielo».

Nel frattempo, nel gennaio del 2016, Giò si ammala e da quel momento, Alex l’accompagna in tutto il suo percorso di cure, visite ed esami oncologici ed in questi momenti con lui è sempre presente la chitarra che diventa strumento di intrattenimento e svago proprio per tutti gli ammalati, veri e propri combattenti, di quei reparti così da rendere un po’ meno pesante quel tempo da passare nelle sale d’attesa.

Questa idea, nata quasi per caso, diventa, anche per i medici, un momento veramente intenso: «Ho deciso di portare sempre con me la chitarra per suonare nell’atrio del reparto di oncologia dell’Ospedale S. Martino di Genova, per far passare quelle ore infinite di attesa e cure».

Ancora: nel 2018 ecco un’altra svolta per Alex Cadili: inizia la collaborazione con Roberto Drovandi (ancora oggi bassista degli Stadio) e grazie allo staff della Twins104, etichetta indipendente che fa capo allo stesso Drovandi, esce il primo singolo intitolato Io e Te che da subito riscuote successo e inizia a tirare la volata all’uscita del disco.

«Lavorare con Roberto mi ha fatto capire che cosa significa impegnarsi a certi livelli, ma soprattutto sono entrato in una realtà fatta di umanità, professionalità ed empatia. Cose che fanno la differenza».

Il percorso discografico con la twins104 prende quota. Nel 2019 vede la luce Tutto quello che non si può dire al telefono, l’album. Lo scopre Don Roberto Fisher, che gli fa scoprire la magia della radio.

«La magia della radio riesce ancora a raggiungere i cuori. In un periodo storico come questo dove tutto è immagine è la radio che mi ha permesso di allargare i miei orizzonti. L’emittente diventò radio ufficiale dell’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova facendomi vivere un’ulteriore emozione dai reparti della struttura ospedaliera dalla quale trasmettevo live un programma dal titolo DJ Hospital. Attualmente sospesa a causa dell’emergenza Covid» in loco, ma proseguita in studio

Arriva il 2020 con l‘incubo Coronavirus, ma tutto questo non ferma Alex Cadili. Tra dirette live su Facebook, la radio e le idee per nuove uscite discografiche, trova il modo di dare sfogo a quella voglia di condividere emozioni che lo caratterizza da sempre.

«Proprio nei giorni del lockdown ho pensato di far uscire Sold Out, il mio ultimo singolo. Con il quale ho voluto lanciare un messaggio di speranza per una ripartenza vera. Della quale tutti sentiamo bisogno. Ma è anche un invito, almeno per una sera, a buttarsi dietro le spalle i problemi per rimettersi in viaggio».

 

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