Catalogo dei MILLENNIAL: Susanna Ceccardi. La tua enciclopedia dei millennial
Chi è Susanna Ceccardi, sceriffo di Salvini in Toscana
NOME Susanna Ceccardi
LUOGO NASCITA Pisa
DATA NASCITA 19 marzo 1987
SETTORE Politica
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Narcisista, Determinata
Chi è
Giovane, iperattiva e leghista in terra di partigiani. Susanna Ceccardi, battezzata ‘Leonessa‘ dal suo ‘Capitano’, non è riuscita nell’impresa di strappare alla sinistra la Regione Toscana. Per lo meno non nel suo primo tentativo durante l’election day che ha aperto le porte allo storico taglio di senatori e deputati.
Eppure nel 2016, nella corsa a sindaco di Cascina (Pisa), la storia era andata molto diversamente. Allora la millennial era stata in grado di ribaltare letteralmente il voto popolare al ballottaggio, passando da un 28,4% a un 50,3%. E la conquista della poltrona di prima cittadina in un comune storicamente rosso l’aveva subito proiettata a livello nazionale.
L’immagine di Susanna Ceccardi, in qualche modo, rimanda alla mente quella degli sceriffi nelle contee sperdute dei western. La leghista ha un apparenza dura e spigolosa e la mantiene nonostante la maternità della piccola Kinzica, chiamata così in memoria di un’eroina che salvò Pisa dall’invasione dei saraceni: il sogno della mamma, insomma.
Estremante determinata, estremamente a destra, estremamente tea party. Alla Sarah Palin ma con la giusta proporzione Usa Italia. Una volta, proprio mentre in Parlamento se ne discuteva, ha postato un video dei suoi allenamenti al poligono di tiro con la pistola, rimarcando che «la difesa è SEMPRE legittima. Ma se non impari a sparare, è inutile qualsiasi legge».
Susanna Ceccardi è una che in passato è arrivata a bacchettare il suo predecessore per aver fatto cantare ai bambini di una scuola Immagine di John Lennon, «Si chiama Comunismo e ha fatto milioni di morti», ignorando che la canzone parla proprio di pace ma poco importa.
La millennial, fedelissima di Matteo Salvini, ha sposato in pieno quel modo di fare politica fatto di foto postate a manetta sui social con slogan urlati in maiuscolo. Più attacchi che proposte, più grida che silenzio. Un metodo caro ai populisti di ogni colore, desiderosi di acchiappare l’elettorato dalle budella grazie allo sharing facile. Una strategia che le ha permesso di connettersi in modo definitivo con il suo elettorato.
Una delle cose che più ha avuto eco del suo lavoro da sindaco – detesta l’uso della parola sindaca – è stata la mano dura contro l’assegnazione delle case popolari agli immigrati. Per far crollare il numero di stranieri assegnatari, la leghista ha introdotto l’obbligo di un ‘certificato di povertà’ prodotto nel paese d’origine dei richiedenti. La scoperta di qualche furbetto ma soprattutto la burocrazia al quadrato, hanno portato le statistiche al risultato desiderato.
Insomma, come dice lei: «Un bando modello». Come «modello» definisce il suo operato durante le elezioni in quel di Pisa. Dove la Lega ha vinto nel 2018 certamente anche grazie all’influenza della leonessa sindaco della vicina Cascina, a quanto pare portatrice sana di ‘modelli’ da seguire. Una ‘vocazione’ non facile da onorare.
Nondimeno lo deve essere per colei che, fin dall’inizio del suo exploit politico, è stata benedetta da Matteo in persona. La prima volta quando da ministro dell’Interno e vicepremier l’ha voluta a tutti i costi nello suo staff, prima che lei diventasse eurodeputata. La seconda per affidarle il peso delle elezioni regionali, candidandola. Un’impresa che si è fermata a circa 8 punti percentuali da Eugenio Giani. La pupilla di Salvini rimandata ma il tempo è dalla sua parte e il suo ‘Capitano’ lo sa.
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