Catalogo dei MILLENNIAL: Guglielmo Stagno d’Alcontres. La tua enciclopedia dei millennial
Chi è Guglielmo Stagno d’Alcontres, il millennial schiavista delle fragole a km zero
NOME Guglielmo Stagno d’Alcontres
LUOGO NASCITA Messina
DATA NASCITA 1988
SETTORE Imprenditoria
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Impaziente
Chi è
Nobile, latifondista e, a quanto emerge dalle recenti indagini della guardia di Finanza, schiavista. Probabilmente Guglielmo Stagno d’Alcontres è nato nel periodo storico sbagliato e lui stesso l’avrà capito soltanto all’arrivo dei finanzieri nella sua azienda agricola a 15 chilometri dal Duomo di Milano per notificargli che nel 2020, in Italia, non funziona più così.
Peccato perché l’idea di business portata avanti con la sua StraBerry sembrava davvero all’avanguardia. La tecnologia al servizio della qualità e la vendita diretta al cliente, a km zero. A riconoscerlo c’era stata la stessa Coldiretti che per due anni consecutivi aveva premiato la start up lanciata dal millennial: ‘Oscar Green’ come azienda innovativa ed attenta alla sostenibilità ambientale, tanta roba per un affare lanciato da un Guglielmo ancora studente della Bocconi che in principio sognava di lavorare in banca e non certo nei campi.
Certo, sarebbe stato meglio così per i poveri braccianti impiegati nella raccolta dei frutti di bosco da distribuire con le apecar o le cargobike brandizzate per le vie più cool della Cerchia dei Navigli. Il banchiere Stagno d’Alcontres al massimo avrebbe potuto schiavizzare uno o due stagisti periodicamente, ma la pratica sarebbe stata meno barbara e quindi socialmente accettata.
Oppure avrebbe potuto seguire le orme di alcuni suoi noti antenati – senatori, deputati, ministri, rettori universitari, docenti, ufficiali dell’esercito – e invece no. Il rampollo, convinto che la clessidra del tempo si fosse fermata chissà quando e chissà dove, ha pensato di fare il latifondista e d’inquadrare la manodopera in quello che lui stesso – intercettato – ha definito un «sistema del terrore».
Tra i lavoratori a chiamata, circa un centinaio di stranieri, il bocconiano era chiamato ‘Grande Capo’. Nove ore filate di lavoro per 4 euro e mezzo l’ora, la metà di quello che sarebbe stato giusto. Schiena piegata, gambe ferme e mani in eterno movimento per racimolare più velocemente fragole, more, lamponi e mirtilli. «Bisognava raccogliere almeno 25 cassette», come ha spiegato un ragazzo della Sierra Leone agli investigatori. Altrimenti non potevi andare via oppure non ti chiamavano più.
Un fatto confermato dalle parole che Stagno d’Alcontres pronuncia mentre la finanza sta registrando. «Noi con questa cosa qua che abbiamo il contratto a chiamata, non ti dico che chiamo… Però lo usiamo come strumento, no? Lavori male non ti chiamo, lavori bene ti chiamo. Questo deve essere l’atteggiamento perché con loro devi lavorare in maniera tribale, come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante (detto tra le risate, ndr). È quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante».
Si capisce allora perché il nostro Guglielmone, che per fare aprire la sua azienda ha smantellato i campi di mais della mamma, con i suoi collaboratori si permettesse di trattare così i braccianti della sua StraBerry: «coglione», «negro di merda» e «animale». I racconti di alcuni di loro fanno fare un salto indietro nel tempo di alcuni secoli. «Ha iniziato a urlarmi in faccia che dovevo firmare la lettera (di dimissioni ndr), mi ha detto che siamo dei poveracci africani che non hanno niente e mi ha spintonato violentemente provando a buttarmi fuori dall’ufficio». Il motivo di tanta ira per il Grande Capo? Niente, solo l’autonomia del dipendente che per alcuni minuti aveva staccato gli occhi dal campo per andare a una fontanella a bere acqua. Ribadiamo: a bere acqua.
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