Sven-Göran Eriksson, un gentiluomo dentro e fuori dal campo

27 Agosto 2024
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Come si riconosce un bravo allenatore? Dalle sue vittorie da underdog, ovvero da sfavorito, dalla crescita dei suoi giocatori, dalla capacità di lasciare un’eredità dentro e fuori dal campo.

Caratteristiche che facevano tutte parte dello svedese Sven-Göran Eriksson, allenatore giramondo, morto lunedì 26 agosto 2024 all’età di 76 anni, stroncato da un tumore al pancreas.

“Non dispiacetevi, piuttosto sorridete e pensate ai momenti belli. Grazie a tutti, giocatori, colleghi, presidenti, tifosi. Prendetevi cura della vostra vita, e vivetela fino in fondo”: questo l’epitaffio con il quale Eriksson ha voluto congedarsi pochi giorni prima della sua dipartita, parole contenute nella docuserie che gli ha appena dedicato Prime.

“Ho avuto una bella vita, sì – ha ammesso Eriksson nella docuserie – Tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo, ma la vita riguarda anche la morte. Va accettato, per quello che è. Speriamo che alla fine la gente dica: ‘Sì, era un brav’uomo’. Ma non tutti lo diranno. Spero che mi ricorderanno come un uomo positivo”.

 

 

Sven-Göran Eriksson è stato un gentiluomo dentro e fuori dal campo, nel 1982 capace di vincere una Coppa UEFA (l’attuale Europa League) con l’IFK Goteborg, unica squadra scandinava in grado di aggiudicarsi una coppa europea, di diventare il primo allenatore straniero ad allenare la nazionale inglese e di aggiudicarsi trofei in tutto il mondo, Italia inclusa, dove ha allenato Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio dal 1984 al 1989 e dal 1992 al 2001, in piena era millennial.

Non si è mai atteggiato a profeta, non hai mai messo in mezzo polemiche per giustificare le sconfitte, è stato sicuramente uno dei più bravi allenatori nell’imporre il pressing e puntare tanto sul gioco sulle fasce, o se si preferisce sugli esterni, come si dice adesso. La sua eredità è attualissima e si vede nei tanti sui ex calciatori diventati allenatori: Ancelotti, Conceição, Inzaghi, Mancini, Mihajlović e Simeone, giusto per citare i più famosi.

Con Eriksson se ne va un vero signore, come ne esistono sempre meno dentro e fuori dai campi di calcio.

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