Quello che le risorse umane non ti dicono (perché forse nemmeno loro lo sanno) è che sta nascendo un nuovo modo di approcciarsi al lavoro.
L’epoca post-pandemia, il burnout prolungato e i conflitti generazionali, che rendono gli uffici simili a gironi infernali, hanno fatto schizzare la linea delle dimissioni volontarie verso l’alto. Nemmeno l’incertezza economica e le bollette a scadenza ravvicinata hanno impedito ai millennial di abbandonare il posto fisso.
Ma cosa può fare chi, invece, decide di restare? Concordiamo tutti sul fatto che ultimamente trovare gioia nel proprio lavoro sembra difficile, a volte impossibile. Siamo forse anche noi parte del problema? In un certo senso, sì. Ecco perché prima di saltare sul grande Carro delle dimissioni, o passare le pause chiusi in bagno a piangere, possiamo (e dobbiamo) provare la nuova arte del Job Crafting.
Cosa è il Job Crafting
Amy Wrzesniewski, professoressa di comportamento organizzativo alla Yale School of Management, ha condotto una ricerca su quello che lei stessa ha rinominato Job Crafting. Durante il suo studio, Wrzesniewski ha intervistato un gruppo di addetti alle pulizie di un ospedale, nel sottoporre le domande si è accorta come le persone, nonostante stessero tutte svolgendo lo stesso lavoro, descrivessero il loro ruolo in maniera completamente diversa. Il primo gruppo, decisamente insoddisfatto, descriveva le proprie mansioni così come erano state inserite nell’annuncio di lavoro; il secondo, al contrario, poneva una grande enfasi su tutti i compiti svolti, allargando anche i confini delle proprie competenze. Molti addetti delle pulizie del secondo gruppo cambiavano il proprio titolo: alcuni si definivano “ambasciatori dell’ospedale”, altri dicevano di “aiutare i pazienti a sentirsi meglio”.
Ma a parte il modo in cui lavoravano, i due gruppi non avevano altre differenze: erano collocati tutti nelle stesse unità, interagivano con le stesse persone e avevano gli stessi turni. Il secondo gruppo era felice per natura? O aveva semplicemente aspettative più basse e facili da realizzare? Nessuna delle due. Il secondo applicava inconsciamente il Job Crafting: i dipendenti personalizzavano in modo attivo compiti e relazioni con gli altri, creando un lavoro appagante.
Come applicare il Job Crafting
Secondo Fastcompany è possibile applicare al proprio lavoro 4 tipologie diverse di Job Crafting. Come?
Aumentando le risorse strutturali: Svolgere compiti ripetitivi può rivelarsi frustrante, per questo è necessario cambiare la struttura e il modo in cui vengono svolti. Se certi movimenti si trasformano in una routine senza significato allora è arrivato il momento di riadattarli e personalizzarli.
Aumentando le risorse sociali: per migliorare il nostro potenziale possiamo chiedere feedback e aiuto da altri settori del team, oppure da altri dipartimenti della compagnia. Sentire che la nostra crescita è bloccata può portare a un senso di immobilismo, ecco perché secondo gli esperti è fondamentale continuare a cercare un confronto attivo.
Aumentando la difficoltà della richieste: Se i compiti sembrano noiosi forse è arrivato il momento di alzare l’asticella, chiedere maggiori responsabilità, o la possibilità di risolvere problemi che hanno bisogno di un approccio più creativo, è uno dei modi per tornare a dare un significato al proprio lavoro. Ovviamente il Job Crafting non consiste solo nell’aggiungere, a volte è necessario anche togliere, diminuendo gli ostacoli: si incontrano spesso mansioni o situazioni stressanti da gestire, è il momento di portarle all’attenzione e chiedere che vengano distribuite in modo più equo.
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