Contro l’Accademia della Crusca! Perché la lingua è una gran bastarda

4 Giugno 2019
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Ce l’hai il tumore? Se non ce l’hai ti viene a forza di status, titoli e si salvi chi può. Essere esposti all’allarmismo prolungato dell’online abbassa le difese immunitarie. Il corpo è continuamente impegnato a gestire le ondate di stress, piccoli cataclismi ogni cinque minuti. È così che si rischiano le malattie. E ci si mette pure l’allarmismo dell’Accademia della Crusca.

Il cervello ingoia: effetto serra, mortiammazzati, inquinamento, politica che è una merda. Immagine: I PESCI MUOIONO PER LA PLASTICA. Non c’è caldo, è strano, lo dice uno studio di un’università super pesa. Poi c’è freddo. C’è Greta. Quando è che arriva l’onda e ci spazza via?

Ci siamo abituati a lagnarci come delle mezzesughe qualunque. Non facciamo niente, tranne che preoccuparci. Mai uno che vada nella Foresta Amazzonica a fermare il disboscamento o a cambiare il mondo. Non fate nemmeno la differenziata, come minimo. Si resta lì, a esternare preoccupazione.

Tutto questo per dire che mi sta sulle palle la Crusca. E anche internet. Che io nella vita vera non uso tutte queste volgarità ma sono stimolato al turpiloquio dall’algoritmo censorio. Più Google mi declassa, più sclero.

Che c’entra l’Accademia della Crusca?

Sono laureato in Filologia, per me le parole sono quasi tutto. Non sopporto l’atteggiamento allarmistico degli accademici rispetto alle minacce che starebbe subendo l’italiano. Ti fa percepire quel senso di degrado culturale in cui sprofondi, convinto che l’uomo sia solo un vuoto a perdere, un essere destinato alla sofferenza.

Leggo un pezzo al mese (messo per colmare dei vuoti) su tutte le testate a riguardo: salviamo i piccoli dialetti, sta sparendo la lingua di Dante. Ma andate a cagare. Non capisco come uno che lavora alla Crusca possa essere contrario a usare termini come “sharare” per “condividere”, “shoppare” per “comprare”, “zoomare per “ingrandire”. Si dice così. Chi se ne frega se c’è un corrispettivo in italiano?

Dobbiamo fare come i francesi che chiamano il computer ordinateur? Maddai. Cosa dobbiamo difendere a tutti i costi? Cos’è sto patriottismo che non abbiamo mai per le cose serie?

La lingua è un processo di ibridazione continua. Se cambia vuol dire che si sta muovendo, che siamo vivi e la modifichiamo. Oggi per effetto del progresso tecnologico e della globalizzazione l’inglese ha impastato tutto. Punto. In passato è successo col francese durante la colonizzazione, a breve succederà col cinese.

Il latino è andato in uso circa nel nono secolo e centinaia di anni dopo Dante è stato ritenuto uno sfigato, un minore, per il suo uso del volgare in letteratura. Ancora centinaia di anni dopo quella lingua (assieme a quella di Petrarca che era più raffinato e di Boccaccio che era altrettanto sconcio) è diventata l’Italiano.

Volgare, parlato dal volgo. Dalla gente normale che aveva abbandonato il latino, era solo la Chiesa che ad imporlo con un culto incomprensibile ai più, fatto di parole esoteriche e vaghe in anni in cui vendeva indulgenze e creava a tavolino il Purgatorio per poi chiedere messe di suffragio a pagamento ai parenti bifolchi dei morti.

Dante, paragonato a un letterato dell’epoca, possiamo dire che parlasse come uno della Dark Polo Gang. Per non parlare poi della Commedia, che un’altro ha chiamato “Divina” (googla pigro) ma che era tutt’altro che divina così zeppa com’era di registri blasfemi, bassi, scandalosi del tutto inadatti alla letteratura. Oggi la leggiamo in Chiesa, ma il poveretto era in esilio a zonzo squattrinato in qua e là e non lo invitavano in nessun convegno.

Noi abbiamo il diritto di coniare ogni giorno espressioni utili e attuali. La lingua è uno strumento di utilità. La scrittura è nata per segnarsi le merci in entrata e in uscita da qualche buco sabbioso della Mesopotamia, ad opera di qualche rozzo commerciante. Basta con il moralizzare tutto. Non può essere tutto una tragedia.

È venuta una della Crusca a farci una paternale a scuola, con una finta aria afflitta per gli inglesismi, per i ragazzi che non leggono. COZZATE. Faceva finta di non sapere che si dice “svapare la sigaretta elettronica”. Uh Uh rideva imbarazzata scotendo la testa. COZZATE. Sei una linguista, dovresti esaltarti per questi termini. E poi: basta! La narrazione è cambiata, l’intrattenimento è cambiato, lo svago pure.

Il libro e la scrittura sono un passaggio della storia, non necessariamente l’unica via. Non c’è niente di male nel non voler leggere. Conosco ottime persone che non hanno mai letto e perfetti idioti che leggono. Io leggo come un monaco. Ci godo. Ma potrei essere altrettanto intrippato nel cercare funghi, nello smontare l’automobile, nell’osservazione degli insetti.

I colti (a cui appartengo) devono finirla di rompere le palle agli incolti con la morale. Possiamo dire che sono ignoranti, ma non possiamo fargli la morale.

Altrimenti otteniamo l’effetto Gad Lerner, che gli è scappato di chiamarli “subalterni” e poverino lo oltraggiano tutti. Ed era l’unica cosa sensata che aveva detto. Esistono i subalterni, come esiste il brutto, il bello, lo sbagliato.

Le parole ci dicono tutto, sono solo un mezzo. Non ti ci puoi affidare troppo, sono sempre una bugia. Conta solo il risultato che vuoi ottenere non come lo ottieni.

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