Il futuro di Instagram, ovvero la fine del mito estetico
Dalla sua nascita (2010) a oggi Instagram ha riempito le sue reti con più di 1 milione di utenti l’anno. Un mondo fatto di selfie in bagni più o meno sfarzosi, piscine che terminano a strapiombo su un mare dai colori saturi e corpi perfetti nei loro bikini animalier. Ma è davvero questo il futuro del nostro social preferito?
È giunta l’ora di chiedersi qual è il futuro di Instagram. Ci hanno detto che quello di cui abbiamo bisogno per esser felici è un avocado toast da spalmare sulla bacheca dei nostri amati followers. Cibo piacevole da mangiare a qualsiasi ora, vegan-friendly (che ormai se posti una bistecca sei stigmatizzato manco fossi un cannibale) e sufficientemente fotogenico da attirare quei trenta\quaranta like necessari al nostro ego per saziare la sua fame quotidiana.
Ecco la metafora perfetta di ciò che funziona, o meglio, che ha funzionato su Instagram fino ad ora.
Generazioni a confronto
Gli influencer, sul mondo-avocado-toast, hanno costruito il loro impero patinato, ma attenzione millennial. Se il vostro ultimo obiettivo nella vita era quello di diventare la nuova Giulia De Lellis o il nuovo Mariano di Vaio sappiate una cosa: secondo i trend che studiano il futuro di Instagram, il mito estetico sta per finire.
I filoni della perfezione fisica, della vita felice e spensierata, del contouring e dell’illuminante super glossy si stanno ormai affacciando sul baratro della decadenza, e lo stanno facendo proprio a causa (o grazie) ai nostri successori: i post-Millennial o GenZ, che dir si voglia.
I nostri giovani eredi, capitanati dalla ormai famosa Greta Thunberg, stanno (neanche troppo lentamente) seppellendo l’ormai inflazionato mondo delle foto super ritoccate e filtrate (in breve, finte) in favore di un canone fatto di candore e autenticità. Insomma, per alcuni un meme vivente, per altri un modello.
Ma i numeri parlano chiaro il futuro dei follower dei grandi profili luccicanti di Instagram va incontro a una decrescita alla stessa velocità con cui i ghiacciai del Polo Nord si squagliano.
Reese Blutstein, Jazzy Ann, Joana Ceddia, solo per citare alcuni dei nuovi profili che oggi influenzano. E sentenziano che essere costruiti non è più cool. Le parole chiave? Bassa risoluzione, niente filtri, abiti che una volta manco sotto l’effetto di oppiacei avresti avresti avuto il coraggio di abbinare e sfondi neutri o, nel migliore dei casi, degradati (ringhiere arrugginite, asfalti crepati, muri). Ah, dimenticavo: il futuro di Instagram è privo di hashtag.
Instagram e il senso di realtà
E cosi davvero Instagram si colloca per la prima volta dalla sua creazione, contro la realtà falsificata dei millennial.
Una realtà che oggi è fatta di vite imperfette, corpi disturbati e piatti gourmet da cinquanta like ma dal gusto zero.
Ci facciamo i selfie la sera prima di uscire, imbellettati e profumati, ma passiamo il 70% del nostro tempo in casa con la tuta e fuori con gli occhiali da sole, tentando di coprire le borse (dell’ormai cronica insonnia) e qualche sentimento di troppo.
Dal nostro profilo invece risultiamo essere sportivi, interessanti, giovanili, festaioli. Ma la verità è che cinque sere su sette le passiamo sul divano a guardare serie TV, a mangiare mini snack biologici con lo 0,05% di grassi per sentirci meno soli (e meno in colpa). Viviamo nell’era del social, ma le nostre vite non sono forse mai state così atomizzate
Qualcuno ce lo sta urlando da un po’: vivete, ragazzi, vivete. Non chiudetevi nei vostri interni di design low cost, non riponete i sogni di un viaggio vicino ai calzini di cotone nel cassetto del comodino, non smettete di scegliere le persone anziché gli schermi.
E per una volta a parlare non sono i più vecchi, ma i più giovani. Quelli che, proprio come noi solo qualche anno fa, vogliono avere ancora qualcosa a cui credere e in cui sperare. Che i giovani la sappiano più lunga, dei millennial? O forse siamo noi che stiamo diventando vecchi troppo in fretta?
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