Arriva la stanza anti-aborto a Torino: accoglienza sincera o ennesima umiliazione?

1 Agosto 2023
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Torino, Ospedale Sant’Anna: la stanza anti aborto è ufficialmente arrivata. L’obiettivo? “Ascoltare” le donne in gravidanza che hanno scelto di abortire e aiutarle a superare tutte le motivazioni che le hanno portate a prendere tale decisione. A destare perplessità è la natura del progetto: si tratta infatti di una convenzione firmata dalla Città della Salute e dalla Federazione Movimento Per La Vita.

Sulla carta si parla di ascolto e di supporto, nel concreto si parla di limite. La stanza anti aborto dell’Ospedale Sant’Anna di Torino sta facendo discutere. Il progetto è stato affidato al Movimento Per La Vita, associazione che dal 1975 «si pone accanto alle donne per tendere loro una mano nel delicato momento della gravidanza». Proprio da questa mission, il Mpv ha parlato della stanza anti aborto (chiamata anche stanza dell’ascolto) come un luogo in cui «fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità o che si sentono costrette a ricorrere all’interruzione di gravidanza per mancanza di aiuti». Una dichiarazione piuttosto nebulosa, dato che il Mpv da sempre rema contro la legge 194.

Le dichiarazioni e il progetto stesso non sono piaciute a moltissime donne e anche la politica ha detto la sua. Se da una parte l’assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, si ritiene soddisfatto del progetto, dall’altra il Partito Democratico non si trova d’accordo con la stanza anti aborto, considerandola piuttosto l’ennesima umiliazione nei confronti delle donne.

Politica a parte, la stanza anti aborto all’Ospedale Sant’Anna di Torino profuma di ipocrisia

«Ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni […]»: sono queste le parole dell’assessore Marrone e sono queste le parole che hanno scatenato non poche polemiche. La stanza anti aborto di Torino è una stanza ipocrita: vuole offrire ascolto, ma vuole anche spingere le donne a non abortire. Di quale ascolto stiamo parlando, quindi? C’era davvero bisogno di una stanza apposita, per altro affidata a un movimento anti-abortista?

Perché si deve sempre fare finta di stare dalla parte delle donne se si continua a togliere loro la libertà di scegliere? Dov’è finita la loro autodeterminazione? Prima l’ascolto del battito cardiaco del feto, poi la stanza anti aborto: il corpo delle donne è sempre in mano ad altri.

Anche oggi la sensibilità domani: che fatica.

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