Chi è Rutger Bregman: l’eurosavonarola che propone il reddito di cittadinanza estremo (e 15 ore lavorative a settimana). E che ha sbroccato davanti ai ricchi di Davos
Il 25 gennaio al World Economic Forum di Davos, lo storico olandese Rutger Bregman, classe 1988, l’ha sparata grossa: «È la prima volta che vengo a Davos e la trovo un’esperienza incredibile, a essere onesto. Cioè, 1.500 aerei privati hanno volato fino a qui per un discorso di David Attenborough su come stiamo distruggendo il pianeta».
Una bomba, così l’hanno letta i media tradizionali: «Qui le persone parlano di partecipazione, giustizia, uguaglianza e trasparenza, ma nessuno solleva l’argomento dell’evasione fiscale, giusto?».
«E del fatto che i ricchi non pagano la loro parte, quella che è giusto che paghino. Mi sento come a una conferenza di pompieri in cui non è permesso parlare dell’acqua».
L’annuale incontro organizzato dal World Economic Forum è un meeting post natalizio di leader mondiali, grandi società e organizzazioni economiche varie. È un po’ il Festival internazionale del Lavaggio di Coscienza.
Insieme con la cartellina e il blocco notes a questi ricconi potrebbero dare il cilicio per autoflagellarsi quanto basta per cominciare l’anno con le buone intenzioni più fake del mondo.
Chi è Rutger Bregman? Un millennial secchione che ha studiato storia degli stati a Utrecht, un autore history pop che ha scritto un best seller dal titolo Utopia per realisti (pubblicato in Italia dalla radicalscicchissima Feltrinelli, ovviamente). Dove tra reddito di base e frontiere aperte sembra voler fondere liberalismo, socialismo e cristianesimo e progressismo post internettiano.
Con queste posizioni, Rutger Bregman si sta avviando a diventare presso i più giovani quello che la canadese Naomi Klein fu per la Generazione X con il libro No Logo.
Osannato da Washington Post, Guardian e BBC, è stato descritto dal Guardian come il genio olandese dell’innovazione. Al Ted talks, poi, ormai lo accolgono come Lady Gaga.
A Davos Rutger Bregman ha detto a un certo punto: «Possiamo parlare a lungo di queste stupide strategie filantropiche, possiamo invitare Bono per l’ennesima volta, ma dobbiamo parlare di tasse. Tutto qui: tasse, tasse, tasse. Tutto il resto sono stronzate. Secondo me».
Sta di fatto che di fronte ai potenti della finanza, a quelli che ci hanno rovinato la vita con la speculazione e la globalizzazione ha detto che è meglio che la smettano di fare i filantropi. Che devono mettersi a pagare le tasse ai loro stati. Chiunque sia, chi sarà e chi è Rutger Bregman, non ci frega: siamo con lui e basta.
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