Inginocchiarsi (#taketheknee) è solo un #trendtopic o passerà alla storia?

2 Luglio 2021
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Stasera (alle 21) l’Italia scende in campo contro il Belgio per i quarti di finale degli Europei di calcio. Entrambe le squadre si inginocchieranno prima del fischio d’inizio.

La prassi #taketheknee è nata con un gesto spontaneo nel 2016, quando il giocatore di football americano Colin Kaepernick si mise in ginocchio durante l’esecuzione dell’inno statunitense, un momento di raccoglimento che negli States è sacro, un must prima di ogni partita, non soltanto nelle leghe professionistiche ma anche nel più semplice torneo scolastico. Niente a che vedere con le esecuzioni karaoke-style dei fuoriusciti dai talent show, che vediamo e purtroppo ascoltiamo in Italia.

Inginocchiarsi è solo un trend o sarà storia?

Kaepernick motivò il gesto affermando che non poteva restare in piedi mentre si suonava l’inno di un paese che discrimina le minoranze. Un gesto poi diventato virale dopo l’omicidio di George Floyd e l’esplosione del movimento Live Black Matters. Più un trend che non un gesto destinato a passare alla storia, a differenza dei pugni chiusi guantati di neri di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi messicane del 1968. Colpa anche e soprattutto di chi sposa aprioristicamente questa e tante altre cause soltanto perché #trendtopic o per dare una ripulita alla propria coscienza. 

 

Inginocchiarsi? «Combatteremo il nazismo in altro modo»

Da allora l’inginocchiarsi nei pre-partita è arrivata in Europa e ha attecchito soprattutto in Premier League, la serie A inglese, il campionato di calcio più visto al mondo: negli Europei in corso sta avendo i suoi proseliti, con molti tifosi – finalmente in presenza negli stadi – pronti a manifestare il proprio dissenso in materia a suon di fischi.

In Italia come sempre ci si è spaccati in due come si fa per ogni argomento, con prese di posizione talmente ondivaghe a confermare che nel nostro paese la linea più breve tra due punti è l’arabesco, per citare uno dei tanti formidabili afororismi di Ennio Flaiano.

Non sono mancati i momenti esilaranti, dal lapsus di capitan Chiellini («combatteremo il nazismo in altro modo») alle dichiarazioni attribuite alla Federazione Italiana Giuoco Calcio delle quali non c’era traccia da nessuna parte se non nella fervida immaginazione di qualche giornalista. Armiamoci e partite, un must dei generali italioti, ha trovato l’ennesima applicazione anche in questo caso.

 

L’Italia si inginocchia ma per solidarietà con il Belgio

Alla fine stasera ci si inginocchierà, la FIGC ha solennemente dichiarato che gli Azzurri sono liberi di farlo e che sostiene questa scelta, per quanto decisa unicamente per solidarietà con i colleghi belgi. La libertà di scelta individuale sarebbe stata la soluzione più semplice e più corretta, ma guai a pensare con la propria testa, guai a pensare, come già abbiamo scritto in un precedente articolo.

Anche perché non mancano i dubbi intorno a Black Live Matters, come ha avuto più volte modo di ricordare il giornalista di Repubblica Federico Rampini, grandissimo esperto delle vicende d’oltreoceano. «Quando trasformiamo atleti, attori o popstar in eroi di cause progressiste, si crea diffidenza nel popolo. Black Lives Matter – ha spiegato Rampini – è stato abbracciato completamente dall’establishment ma si è macchiato di colpe serie: ha legittimato manifestazioni molto violente, con saccheggi, devastazioni e impoverimenti nei quartieri abitati da afroamericani».

 

Per i tifosi conta Italia-Belgio più che il gesto di inginocchiarsi

Tutto questo in Italia conta poco, basta dire la propria sperando di raccattare qualche like o qualche cuoricino sui social, senza informarsi, prendendo per buona la prima fregnaccia postata da chi condivide link miscelando ignoranza e malefede, o schierandosi pro o contro – a prescindere – in base a quello che postano Saviano o Salvini, Meloni o Boldrini.

In realtà ai tifosi quello che accadrà prima della partita interessa fino a un certo punto, basterà essersi qualificati per le semifinali degli Europei. La scena finale di “In nome del popolo italiano” film del 1971 di Dino Risi, con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman – tutti e tre in stato di grazia – ce lo ricorda sin troppo bene.

Foto in copertina: frame di Italia Galles, Euro 2020

 

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