L’era delle conferenze stampa al Papeete: Salvini è il nuovo Renato Nicolini?
La comunicazione disruptive di Matteo Salvini al Papeete beach di Milano Marittima è la sintesi della comunicazione che lo porta in vetta ai sondaggi. Ma non ha inventato niente di nuovo. Perché negli anni 80…
Anche se il punto di forza di Matteo Salvini è principalmente l’autolesionismo politico di chi gli si oppone, non si può dire che i suoi strateghi non inventino genialate futuriste o dadaiste tutti i giorni.
In questi giorni si è consumata la sintesi del conflitto politico-comunicativo tra il ministro Salvini e i suoi detrattori: due strategie a confronto, coerenti, anche nella loro efficacia.
Vediamo gli elementi:
Il Papeete di Milano Marittima.
Luogo popolare e al tempo stesso aspirazionale, rappresenta l’evoluzione del famoso divertimentificio della Romagna che dai primi anni 2000 ha fatto scendere le discoteche dalle stelle alle stalle. Target millennial e generazione X, il Papeete è un palco mediatico da sempre per tutti quelli che vogliono essere paparazzati e pubblicati su giornali e siti di gossip. La novità “politica” introdotta ieri da Matteo Salvini al Papeete beach con la conferenza stampa caratterizzata dall’incazzatura di mezza estate, è che da qui non partono più soltanto foto, ma anche proclami. Console batte predellino 2 a 0.
Intercettare il contenuto del Papeete beach
Tutto si può dire tranne che il Papeete beach intercetti il lifestyle tipico di chi frequenta centri sociali, o, in età più avanzata, Capalbio. Il concept è: festa sulla spiaggia 24/7. Musica a palla, cocktail, seduzione alla luce del sole, molto meno occulta dello stoccacciamento ibizenco o dei locali della collina di Riccione, di cui rimangono solo scheletri di allegria. È un pubblico giovane e precario, pochi soldi in tasca raggranellati per venire qui e possibilmente mischiarsi con quei coetanei che il problema dei soldi lo hanno risolto, fosse anche andando al Grande Fratello o a Temptation Island. Matteo Salvini è uno di loro. Non sceglie la vita Smeralda, il trullo a Cisternino, il dammuso a Pantelleria. Sceglie la sensuale afa della Riviera Adriatica.
Dall’altra parte abbiamo uno Scalfarotto che va a trovare in carcere un pischello yankee assassino reo confesso, protagonista di una vicenda oscura non ancora chiarita. Il dubbio è che lo faccia per mettere subito dei presunti carroarmatini del Risiko di questa estate su una Kamchakta di cui non frega un cazzo a nessuno. Parere non conforme: Calenda che dà degli accaldati a Gozi e a Scalfarotto e incassa 1 milione di view su Twitter. Lo attaccano i suoi e lui deve difendersi, dimostrando, per l’ennesima volta che la parte politica cui lui ammicca non riesce a capire le lezioni.
La moto d’acqua.
Una moto d’acqua della Polizia, un ragazzino che vuol farci un giro sopra. «Ostcha ‘e sburò» pensavano e commentavano i romagnoli alla vista del giretto del Salvini jr. Una sboronata. Quelle che fanno incazzare proprio quel mondo che si crede civile e maggioritario e che pensa che si debbano fare battaglie scegliendo eroi tipo la Carola Rakete. Ora, non è bello far salire sulla moto d’acqua della Polizia il proprio figlio per fargli fare un giro. È una cazzata, evitabile. Ma qui qualcuno dovrebbe rileggersi qualcosa sulla propaganda gramsciana, sulla quale Matteo Salvini (o almeno qualcuno del suo staff) dimostra di saperne parecchio. Lo schema è: ti faccio partire la brocca con cose che so che fanno incazzare te (ma non la gente), e così ti distraggo da altro e ti metto fuorigioco. Semplificando molto, ovviamente.
E ancora una volta, un lupo solitario (ma molto solitario), a sinistra, brilla per pensiero non conforme. È Piero Sansonetti: «Ha 16 anni! È un ragazzino! Capito? Non usate, per favore, il figlio di Salvini per una lotta politica. Nessuno è più antisalviniano di me. Ma che c’entra suo figlio? Combattetelo sull’immigrazione,sulle rivoltelle facili, non sulle moto d’acqua!».
La conferenza stampa di Salvini al Papeete ripete l’eredità dell’Estate Romana anti élite di Renato Nicolini negli anni 80?
Citiamo da Wikipedia, alla voce Estate Romana: «La manifestazione è ideata dall’architetto Renato Nicolini, assessore alla cultura della giunta comunista di Giulio Carlo Argan, nell’intento di indurre i cittadini romani a usufruire degli spazi pubblici della metropoli in risposta all’emarginazione delle periferie prendendo spunto dall’enorme domanda di convivialità e richiesta di cultura, dai “nuovi bisogni” provenienti dal basso che avevano trovato espressione nell’adesione di massa (150.000 persone) al festival del proletariato giovanile (organizzato dalla rivista Re nudo) tenutosi al parco Lambro di Milano l’anno precedente.
In molti quartieri della città venivano organizzati autonomamente eventi del genere che raccoglievano una grande adesione popolare. L’estate romana ruppe il diaframma dei ghetti urbani aprendo il centro storico della città alle periferie. La politica culturale promossa da Nicolini andava in controtendenza con una storica abitudine italiana di forte accentramento della cultura e di divisione classista dell’accesso al sapere, di tradizionale appannaggio delle élite».
Ma benedetto Iddio!, come esclamava il piemme Antonio Di Pietro durante i processi degli anni 90, ma quanti danni ha fatto Tangentopoli? Con la crescente crisi dei partiti, infatti Nicolini finì in balia delle gelosie delle fazioni e la condanna morale fu senza appello: accuse che vanno dalla divulgazione della cultura dell’effimero alla «destoricizzazione della proposta contenutistica». Forse nemmeno Nichi Vendola riuscirebbe a usare certe definizioni.
Quindi sì, si può dire chiaramente che il Papeete con la sua vicinanza selfieficabile alle persone che vivono fuori dai centri ricchi delle città, potrebbe diventare un modello simile alle Estati Romane.
Siamo certi che a Renato Nicolini, scomparso il 4 agosto del 2012 a 70 anni, non sarebbe piaciuto questo governo. Ma di certo sarebbe piaciuta ancor meno questa specie di strategia dell’opposizione. E lo avrebbe fatto sapere proprio da un palco allegro, come Salvini al Papeete beach.
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