Fast fashion vs Second Hand
Stop con H&M, ZARA, Bershka, Decathlon, Esprit, Forever 21, Gap, Imperial Fashion, Mango, Massimo Dutti, New Look, New Yorker, Oysho, Peacokcs, Primark, Pull & Bear, Stradivarius, Top Shop, United Colors of Benetton, Victoria’s Secret ecc. Stop al fast fashion, compra USATO.
L’impatto ambientale del fast fashion
L’industria del fast fashion crea continuamente nuove collezioni in modo rapido ed economico, per consentire ai consumatori di acquistare a basso prezzo: le mode durano poco, si parla di circa 52 stagioni l’anno.
Rispetto al 2000 compriamo il DOPPIO di vestiti, ma li utilizziamo solo per METÀ del tempo. Di conseguenza, i vestiti in eccesso e fuori moda finiscono nelle discariche.
L’industria tessile occupa circa il 5% delle discariche globali, con 14 MILIONI DI TONNELLATE di abiti e tessuti gettati via ogni anno. L’abbigliamento gettato in discarica è spesso costituito da materiali sintetici impossibili da degradare.
In tutte le fasi della produzione tessile i lavoratori e gli ecosistemi ACQUATICI TERRESTRI e ATMOSFERICI subiscono danni duraturi:
•rilascio di gas serra dal trasporto globale e dall’utilizzo di macchinari pesanti;
•utilizzo e scarico di effluenti contenenti coloranti, pesticidi vari e soluzioni caustiche che inquinano i corsi d’acqua;
•emissioni nell’atmosfera di particelle e gas (CO2, ossido di diazoto, idrocarburi, ossidi di zolfo e altri sottoprodotti) generati dalla produzione di fibre sintetiche;
•uso di pesticidi per la coltivazione di cotone più che per ogni altra coltura al mondo.
I danni all’uomo sono tragici. Questi ritmi di produzione sono sostenibili solo producendo in paesi come l’India, la Cina, la Cambogia o il Bangladesh dove il costo della manodopera è molto basso e spesso i lavoratori, soprattutto donne e bambini, sono sfruttati e costretti a lavorare in condizioni di pericolo.
Il crollo del Rana Plaza, fabbrica di abbigliamento di 8 piani, in Bangladesh, nel 2013, è considerato il più grande incidente dell’industria tessile-manifatturiera della storia: persero la vita 1.130 persone.
I proprietari delle fabbriche in questi paesi non rispettano le norme sulla SALUTE e la SICUREZZA per non interrompere la produzione e perdere profitti. Per questi motivi, la camicetta comparata da H&M o chi per loro costa solo 5 €.
Comprare usato è per definizione più conveniente che comprare nuovo. Tuttavia, oltre al risparmio economico, decidere di comprare usato è uno state of mind, è una presa di posizione. Mi rifiuto di dare i miei soldi perché il mercato produca qualcosa di nuovo per me. Mi rifiuto di spingere a un ulteriore sfruttamento delle risorse, messa in moto di processi industriali super complessi e super inquinanti per avere un nuovo prodotto finito.
Decido invece di acquistare un prodotto da qualcuno che non lo usa più e a mia volta scelgo di cederlo quando per me diventa obsoleto. Dovremmo cercare di scambiare molti più oggetti e prodotti già esistenti nelle nostre vite, tenere quello che ci serve e vendere, regalare scambiare quello che non vogliamo più. Perché alla fine i beni materiali serve usarli non possederli.
Fottutamente ecologico è @this.is.how__
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