Cosa resta dopo il Veganuary: consigli per un’alimentazione sostenibile tutto l’anno

25 Gennaio 2023
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Moltissimi nel mese di gennaio hanno deciso di intraprendere la sfida annuale che è andata virale sui social. Parliamo del Veganuary, il mese di alimentazione cruelty-free che ha lo scopo di sensibilizzare su un’alimentazione sostenibile. Sono numerose le celebrità che ogni anni vi partecipano, o i blog di cucina che sfornano nuove ricette 100% vegetali. Tuttavia, se alcuni si sono innamorati del regime alimentare vegano e hanno deciso di continuare a seguirlo tutto l’anno, molti rischiano di tornare dopo gennaio a mangiare più derivati animali di quanto sia sostenibile per il pianeta. Ecco dunque alcuni consigli per mantenere i buoni propositi dell’anno e continuare a mangiare in modo attento all’ambiente anche dopo il Veganuary.

Cos’è Veganuary: la sfida dei 31 giorni cruelty-free

Nato dall’unione tra le parole inglesi vegan e January, il Veganuary è una sfida globale nata nel Regno Unito che dal 2014 coinvolge migliaia di aspiranti vegani in tutto il mondo. Sul sito ufficiale è possibile iscriversi alla newsletter per ricevere per 31 giorni mail contenenti ricette, piani alimentari e consigli utili ad affrontare al meglio il mese vegano.

Veganuary nasce per sensibilizzare chi non ha mai provato una dieta plant based mostrando che, in realtà, ridurre il proprio consumo di carne è più semplice di quanto non sembri. Nel 2022 più di 620mila persone in tutto il mondo hanno avuto modo di ridurre il proprio consumo di derivati animali e sono moltissimi quelli che hanno continuato con un’alimentazione vegana anche dopo il mese di gennaio.

Perché mangiare meno carne è fondamentale per il pianeta?

Il nostro consumo di carne è diventato del tutto insostenibile, con sempre più allevamenti intensivi che, oltre che essere dannosi per gli animali, sono un vero e proprio deposito di gas serra che vengono rilasciati nell’ambiente. Circa il 60% delle emissioni globali di gas inquinanti provengono infatti dalla produzione intensiva di carne e derivati animali. Inoltre, la coltivazione di mangimi per il bestiame è in gran parte responsabile della deforestazione e della perdita di biodiversità in alcune regioni del mondo. Greenpeace ha evidenziato che circa il 75-80% della superficie agricola globale è dedicata alla coltivazione di colture per l’alimentazione degli animali stipati negli allevamenti intensivi.

Queste cifre sono preoccupanti ed evidenziano la necessità di un cambio drastico nell’alimentazione di ognuno. I prodotti animali non possono essere consumati tutti i giorni ai ritmi con cui lo stiamo facendo, senza che questo impatti gravemente sull’ambiente. Ma come fare a ridurre il consumo di prodotti animali per chi, dopo il Veganuary, non vuole continuare ad essere vegano?

Un’alimentazione sostenibile dopo il Veganuary è possibile

Se alcuni si sono innamorati della dieta vegana dopo gennaio, altri hanno trovato difficoltà a seguire ogni giorno un’alimentazione 100% vegetale e, ora che febbraio è alle porte, rischiano di tornare ai precedenti consumi di carne e prodotti animali. Il primo consiglio è perciò quello di mantenere quanto si è imparato durante questo mese, le buone abitudini e le ricette sperimentate. Non bisogna per forza essere vegani tutti i giorni: ognuno può modificare il proprio regime secondo le proprie necessità, accettando i propri limiti.

Jonathan Safran Foer, scrittore e saggista statunitense, da anni si batte per promuovere il vegetarianismo tra la popolazione. In Possiamo salvare il mondo prima di cena, un bellissimo saggio sulla necessità di ridurre il consumo di carne per la tutela dell’ambiente, propone di avere un’alimentazione vegana almeno al 60-70%. Ciò è possibile, ad esempio, consumando prodotti animali solo ed esclusivamente durante l’ultimo pasto della giornata. È importante non essere troppo severi quando non si riesce a seguire una dieta plant-based al 100%: per la tutela dell’ambiente sono più utili cento vegani imperfetti che uno solo maniacale, e la troppa severità rischia di demotivare. L’importante, come insegna il Veganuary, è che tutti facciano la propria parte, mangiando il più possibile vegetale e a km 0.

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