La politica dei giovani per i giovani. Intervista a Chiara Gregoretti

5 Febbraio 2023
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In Lombardia per i diritti civili, per le pari opportunità e per dare voce a una generazione che vuole decidere del proprio futuro. Una chiacchierata con Chiara Gregoretti, la giovane candidata alle elezioni in Lombardia con Azione Under 30.

Alle elezioni del mese di settembre abbiamo assistito a un picco di assenteismo alle urne. La maggior parte dei “disertori” appartiene alle nuove generazioni: giovani disillusi da una politica caotica e frammentaria.

Chiara Gregoretti, Milanese DOC classe 2000, si candida alle elezioni regionali in Lombardia per invertire il trend e riportare i giovani italiani al centro del dibattito politico, riaccendendo la scintilla dell’interesse delle nuove generazioni e promuovendo un impegno attivo per garantire loro un futuro solido e sostenibile. Diritto allo studio, lavoro, trasporti, parità di genere, salute mentale: l’impegno di Chiara si concretizza in misure pensate dai giovani per i giovani, con l’obiettivo di “aiutarli a smettere di esserlo”.

Aspirazioni, sfide, punti di riferimento e riflessioni nell’intervista esclusiva per The Millennial.

Raccontaci qualcosa di te. Come sei arrivata ad appassionarti al mondo della politica? E perché hai scelto di candidarti per queste elezioni regionali?

Sono nata e cresciuta a Milano. Dagli anni del liceo mi sono sempre impegnata nel sociale: mense dei poveri, collette alimentari, pomeriggi nelle Rsa. Ho sempre pensato che tutti, se vogliamo, possiamo fare la differenza. Negli anni dell’Università – mi sono laureata in Economia e Management a Pavia – le lezioni di diritto di un professore davvero eccezionale (Quirino Camerlengo) hanno acceso una scintilla. Dopo i risultati delle Politiche del 2022 ho pensato fosse importante uscire dalla zona grigia e impegnarsi in prima persona. Ho scelto di tesserarmi con Azione perché non mi riconosco in una visione dogmatica della complessità del presente. Perché ero e sono stanca di una destra che fa terra bruciata attorno alle minoranze ma anche di una sinistra elitaria che ha bollato di ‘ignorantia’ chiunque la pensi diversamente. Con Azione Under 30 a Milano abbiamo organizzato numerosi tavoli di approfondimento. Il mio, quello di cui sono responsabile, è dedicato ai Diritti Civili e alle Pari Opportunità. Credo sia un tema davvero urgente, perché se chiudiamo gli occhi di fronte alle crescenti disuguaglianze sociali lasceremo sempre indietro qualcuno. A propormi come candidata alle Regionali è stata Azione Under 30 Milano. Corro come portavoce di questa nostra squadra, della nostra generazione, dei nostri bisogni e delle nostre paure, ma anche dei nostri desideri, convinta che se non ci siamo anche noi giovani a decidere il nostro futuro ci sarà sempre qualcun altro a decidere per noi.

Dal tuo punto di vista, cosa è prioritario, ad oggi, nel panorama politico italiano? Quali sono i problemi e le necessità dei cittadini nel nostro paese e, più nello specifico, nella regione Lombardia?

Ho scelto Azione perché anche io sono fermamente convita che i due pilastri di un Paese che vuole correre per il futuro siano la Sanità e l’Istruzione. Se non investiamo in questi due temi fondamentali lasceremo sempre indietro qualcuno. Questo vale sia per il Sistema Paese sia per le politiche attive delle Regioni. Come portavoce della mia generazione penso sia vitale stringere un patto generazionale, affinché le Politiche Giovanili non rimangano più delle promesse disattese. Il demografo Alessandro Rosina afferma che le politiche migliori per i giovani sono quelle che ci aiutano a smettere di essere giovani. Viviamo in un Paese che ci ha ormai affidati al welfare famigliare, una scelta in netto contrasto con quel principio della mobilità sociale che dovrebbe garantire a tutte e tutti pari opportunità. Un dato simbolico: oggi, a vivere in famiglia nella fascia d’età tra i 25-29 anni, siamo ancora circa 2 su 3 contro l’1 su 10 dei paesi del Nord Europa. Ma davvero qualcuno pensa che siamo noi a non voler uscire di casa? Oppure il problema, a Milano come in altri capoluoghi di provincia della Lombardia, è il caro affitti? Quei 1.850 euro al mese per un bilocale che fanno di Milano la quarta città più cara in Europa? E questo è solo un esempio. Perché noi giovani non abbiamo bisogno di Bonus, vogliamo misure strutturali, vogliamo esserci su tutti i temi che ci riguardano da vicino: ambiente, salute, diritto allo studio, lavoro, trasporti, parità di genere.

Una politica che dia spazio ai giovani è per noi un grande passo avanti e un’opportunità per aprire il dibattito rispetto a tematiche molto spesso trascurate. Pensi, però, che la tua giovane età influenzi la tua credibilità in questo ambito in cui è complicato il ricambio generazionale? Come ti rapporti con figure politiche appartenenti ad altre fasce di età e con maggiore esperienza “sul campo”?

Il tema della credibilità e delle competenze è un tema centrale. È la domanda da Million Dollar a cui tutti i candidati dovrebbero rispondere, soprattutto dopo quell’1 vale 1 che ha portato in politica candidati incompetenti di ogni età. Personalmente quella della competenza è la bussola che ha indirizzato e guida ogni mia scelta, perché competenza per me significa impegno, studio, esperienza, disponibilità di ascolto e riflessione, pensiero critico e cultura del dubbio, rigore e onestà, progettualità… Penso che la competenza sia un’attitudine da alimentare in tutte le stagioni della vita, cercando di avere sempre una visione allargata della complessità del presente. Una complessità che include anche noi giovani. In questi ultimi anni, abbiamo assistito a molte rottamazioni. E, molte, sono ancora in corso. Non credo che la via giusta sia questa. Penso che la via più costruttiva sia quella di un reciproco scambio: da un lato il trasferimento di saperi da parte di chi ha più esperienza; dall’altro la disponibilità a includere noi giovani nella gestione della cosa pubblica. Perché (è vero) siamo ‘diversamente’ competenti, ma di cose da dire ne abbiamo tantissime. In sintesi: senza questo scambio/ricambio da un lato si invecchia, dall’altro non si cresce. Troppi vivai della politica si sono trasformati in acquari…

Un tema a te caro è sicuramente la questione di genere. Parli di donne, di diritto alla salute, di pari opportunità, di lavoro, di educazione e di sicurezza. Vorremmo chiederti: se potessi vestire i panni di una personalità femminile di spicco del passato o del presente, chi sceglieresti? Hai un punto riferimento per i valori a cui ti ispiri?

Ne ho tre. La prima è Liliana Segre. Ho avuto la fortuna di ascoltarla negli anni del Liceo; e anche la scorsa settimana, al Memoriale della Shoah di Milano, un luogo che tutti dovrebbero visitare almeno una volta. La Senatrice Segre non è solo la nostra memoria, è il nostro ponte con il futuro, è umanità, coraggio, verità. La seconda è la mia bisnonna Wanda, sempre solare: negli anni della Guerra ha vissuto l’orrore della povertà, lasciando sotto i bombardamenti la città per la campagna. Era incinta. Quando non avevano più nulla da mangiare, allungava la mano oltre una grata, cercando di afferrare le arance di un giardino. La terza è mia cugina Maddy, che ha otto anni – già protagonista di un’altra, nuova generazione. Quando penso al futuro che vorrei, penso spesso a lei, a tutte le bambine di oggi, a tutte le sfide che dovranno affrontare e a cosa, noi under 30, possiamo fare per garantire a loro quello che le nostre madri e le nostre nonne hanno garantito a noi, con battaglie di cui spesso ci dimentichiamo.

Quali obiettivi ti sei prefissata sia a livello personale che lavorativo?

Lavoro come Digital Strategist in un’azienda internazionale specializzata in soluzioni innovative per i servizi digitali: in parole povere, mi occupo della stesura di strategie di marketing e comunicazione per le campagne pubblicitarie delle grandi aziende. Amo il mio lavoro, perché mi permette di mantenere la mente aperta e di spaziare con la fantasia.

Sia a livello personale che lavorativo, sono alla ricerca della felicità. O forse solo una mia personale Serendipity.

Ma sono anche alla ricerca di occasioni che mi permettano costantemente di mettermi in gioco per garantire giustizia sociale a chiunque, nessuno escluso.

Cosa ti contraddistingue e quale pensi sia il tuo valore aggiunto in questa campagna elettorale?

Questa campagna per me rappresenta due cose. Da una parte l’impegno affinché i miei coetanei non rinuncino (anche questa volta) a far sentire la loro voce. Dall’altra l’occasione per comunicare a più persone possibili le sfide che ritengo più impellenti. Una su tutte, la salute mentale. Perché ansia, disturbi alimentari, ritiro sociale (e molte altre) non sono devianze che si curano con lo sport, ma dolorose ferite aperte che vanno curate con una risposta volta a eliminare lo stigma sociale, che sensibilizzi i giovani e assicuri servizi di cura puntuali, gratuiti ed efficaci. Soltanto in Lombardia sono 600mila le persone che soffrono di depressione; Ecco, Regione Lombardia, negli ultimi atti, ha bocciato l’introduzione della figura dello psicologo di base. Il mio valore aggiunto forse è questo: credere veramente che o ce la facciamo tutti o non ce la fa nessuno.

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