«C’era una volta una professione chiamata autista…» Tra non molti decenni potrebbe cominciare proprio così la fiaba della buonanotte per i nostri nipotini.
E già, perché i figli e soprattutto i nipoti dei millennial viaggeranno su autobus a guida automatica o al massimo telecomandata a distanza. Niente conducenti in carne e ossa. Al massimo qualcuno incaricato di controllare che il confort dei passeggeri sia sufficientemente buono tale da ridurre il rischio che da un giorno all’altro abbiano voglia di riprendere l’auto privata per andare a scuola, università o lavoro.
Con l’esplosione definitiva della crisi ambientale, è un rischio che nessuna smart city può più permettersi. Per quanto remunerata economicamente dalle salate tasse sui mezzi privati.
Il tech bus di Atm a Milano, primo passo verso il futuro
Va in questo senso la sperimentazione presentata da Politecnico di Milano, Azienda trasporti milanesi (Atm) e Comune di Milano: il tech bus. Concretamente all’ombra della Madonnina c’è già un filobus della linea 90/91, una sorta di circle line della città, che è dotato delle prime tecnologie sviluppate.
L’obiettivo dichiarato è andare verso una “mobilità urbana assistita e connessa”. Si tratta, insomma di un primo passo del percorso verso la guida autonoma, per aumentare regolarità e sicurezza del trasporto pubblico locale.
Tech bus è sviluppato nell’ambito del JRL, Joint Research Lab per la mobilità urbana. Un’iniziativa di ricerca per Milano, città che punta a diventare sempre più “intelligente” e green, sperimentando una mobilità connessa, elettrica e semi-autonoma. L’autobus fa parte di un progetto che punta al futuro e i risultati finali interesseranno più i nostri nipoti a metà di questo secolo che noi stessi.
Cosa fa l’autobus del futuro (il tech bus)
L’autobus tecnologico funziona grazie ad alcuni sensori intelligenti installati a bordo che permettono al mezzo di dialogare costantemente lungo il percorso con i semafori e l’infrastruttura stradale.
Concretamente, l’autista – che per ora è utile e come – può regolarsi in base alle informazioni ricevute dal sistema. Semafori, incroci, fermate e perfino i lampioni restituiscono dati processati che permettono al conducente di sapere in anticipo quanta gente troverà ad attenderlo alla fermata, a che velocità dovrà andare per prendere il semaforo verde e quanto traffico incontrerà in un determinato punto del suo percorso.
Come saranno gli autisti degli autobus nel 2050?
Un primo step verso il futuro, quando queste informazioni saranno processate da un qualche software che magari avrà le sembianze umanoidi per ricordare la leggendaria figura dell’autista.
Quelli che per essere puntuali sul ruolino di marcia davano più gas nei rettilinei. Gli stessi che nelle curve a più strette facevano “ballare” i passeggeri, senza per quello essere considerati degli sconsiderati. Quelli che al capolinea con l’autobus fermo in attesa, parlavano volentieri di calcio con lo studente di turno. E commentavano i progressi di quel cantiere con i più esperti “umarell” della città. Quelli che se non sapevi dove dovevi scendere per andare in quel posto nuovo, con una vociata ti dicevano quando era il momento di saltare giù. Mancheranno, eccome, se mancheranno.
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