I 5 trend del 2023 secondo We Are Social

8 Dicembre 2022
1346 Visualizzazioni

Alle soglie del nuovo anno, è uscito “Think Forward 2023” a cura di We Are Social, un report molto interessante e dettagliato sui trend futuri del mondo dei social.

Un report che, non a caso, si intitola “Fragmented Futures” e tratta proprio quella che è diventata la realtà dei social post-pandemia. La fine di un indirizzo unico e l’esplodere di molteplici realtà digitali stanno frammentando il panorama degli utenti. La sfida per i brand è dunque quella di riuscire a comprendere queste dinamiche di cambiamento e riuscire a cavalcarle. Vediamo insieme quali sono i cinque trend per il 2023.

1. Textured discovery (andare oltre la propria bolla)

Dimenticate il classico approccio correlate. Le persone sono sempre più in cerca di suggerimenti che esulano dalla propria sfera di interesse. Se il marketing digitale era arrivato alla profilazione estrema nel tentativo di captare tutti gli interessi dell’individuo, ora la parola d’ordine è spaziare verso altri orizzonti. Non più contenuti correlati, quindi, ma basati su “sensazioni” o su scoperte differenti. Alcuni esempi? La possibilità di trovare consigli di lettura basandosi sulla sensazione che dà una determinata fotografia. Oppure scoprire nuovi gusti musicali mettendo in comune le proprie preferenze con quelle di amici e familiari. Insomma, l’approccio è innovativo e i brand devono adeguarsi. La vecchia ricerca su Google sta morendo, la nuova ricerca su TikTok sta sorgendo.

2. Collapsing narrative (storytelling scansati)

Anche la pratica dello storytelling, vero mantra del marketing moderno, comincia ad accusare colpi. Non si tratta di cambiare radicalmente sistema, ma di mutarlo a una realtà decisamente più fluida e per questo più esigente. Basta linearità e basta compitino per suscitare emozioni ed incentivare l’acquisto. Ora lo storytelling si sviluppa in maniera più ramificata e parte da diversi stimoli, sia visivi che uditivi, per attecchire. Un esempio sono i soundbites di TikTok, spesso vecchi must riadattati, che gli utenti cercano poi su portali come Spotify scoprendo la loro vera origine. Una versione moderna di: “Ma quella è la musica del Mulino Bianco!”

3. Margin-chasers (strano fa bello)

Per anni i social ci hanno abituato a un’estrema trasparenza della nostra quotidianità, dove anche il più piccolo dettaglio veniva (e viene ancora) inquadrato, fotografato e giudicato. In un’epoca di crescente cinismo e ostilità, il positivismo digitale sta vacillando. Ecco che allora i comportamenti stravaganti o insoliti diventano la chiave per risaltare dalla massa e trovare un pubblico. Dalle challenge di TikTok alle pubblicità sempre più concettualmente strane di alcuni brand (ad esempio quelli della moda), la credibilità passa per l’essere insoliti. Il nuovo conformismo diventa l’anticonformismo e viceversa, una cosa da mal di testa.

4. New cooperatives (un mondo di community)

Un trend già visibile e già rivelato da altre analisi. Quello delle community appare oggi come l’unico modo di colmare il gap tra gli utenti, che sono passati da un’interconnessione massiccia a enormi divari comunicativi, anche ideologici. Ecco allora che le community, basate su gruppi di utenti uniti dagli stessi interessi, diventano il baluardo della socialità digitale. Baluardo che però deve essere remunerato dai brand per il solo fatto di esistere e quindi costituire un bacino stabile di interesse e di vendite. E infatti i brand non stanno a guardare. Lego ha lanciato “Lego Ideas”, piattaforma di crowdsourcing per lanciare nuove idee di prodotti. Gli utenti fanno proposte direttamente all’azienda e con il supporto di almeno 10.000 persone il progetto accede alla revisione di due anni. Se il processo va a buon fine e il prodotto viene commercializzato, gli utenti avranno diritto all’1% delle vendite. Non più solo coupon o agevolazioni da newsletter, ma la possibilità di far parte del processo creativo e produttivo dell’azienda.

5. Expanding identities (e rieccoci al metaverso)

È un po’ una sintesi di tutto, però più in grande. Sì, perché su tutto incombe il fantasma più o meno rivelato del Metaverso. Con la crescita delle piattaforme e l’aumento dei brand, anche le VR e AR si stanno popolando, rivelando nuovi e ampi spazi per espandere la propria identità digitale, “confinata” fino ad ora a sistemi più tradizionali. E nuovi territori significano nuovi mercati: un esempio sono alcuni brand di make-up che vendono pacchetti con la versione “reale” del prodotto, il filtro AR per i social e la versione NFT da indossare nel Metaverso. Il mercato non attende ed è pronto a fare affari in questo e in quell’altro mondo.

Leggi anche:

Exit mobile version