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Catalogo dei MILLENNIAL: Cecilia Marogna. La tua enciclopedia dei millennial

15 Ottobre 2020
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Chi è Cecilia Marogna, la Dama del Cardinale protagonista della spy story di Becciu in Vaticano

NOME Cecilia Marogna
LUOGO NASCITA Cagliari
DATA NASCITA 1981
SETTORE Scandali
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Narcisista

Chi è

Da assoluta sconosciuta a protagonista di un’intricante storia che tira in mezzo servizi segreti, porporati vicinissimi al papa, potere, lusso, intrecci internazionali, relazioni illecite presunte e manette. Cecilia Marogna sembrerebbe un personaggio frutto della fantasia di Ian Fleming anche se è ben lontana dalle fattezze di un agente 007 alla James Bond.

Il suo nome è saltato fuori dallo scandalo che ha travolto la Segreteria di Stato di Città del Vaticano e la gestione delle sue finanze. In particolare grazie al rapporto di stretta collaborazione con il cardinale Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato fino al 2018. Uno con un ruolo tanto apicale da potersi permettere di destinare alla Logsic, la società con sede a Lubiana (Slovenia) di Cecilia Marogna, quasi mezzo milione di euro.

Il motivo ufficiale? «Missioni umanitarie». La ragione vera? Resta un mistero. Di certo c’è che quasi 200mila di quei 500mila sarebbero stati spesi in affari che più che internazionali e umanitari sembrano questioni privatamente umane: cene costose, accessori e abiti di lusso come una poltrona Frau da 12mila euro, o 8mila mandati in ‘fumo’ da Chanel, o 2.200 sborsati da Prada, o 1.400 da Tod’s. Urgenze sociali: zero. Capricci personali della millennial: molti.

Il caos in Vaticano con il cardinale Becciu

Tanto che nel pieno del caos, mentre Papa Francesco declassava Becciu facendogli perdere ogni ruolo nell’amministrazione dello Stato Vaticano dopo la scoperta dei ‘suoi’ investimenti londinesi e diplomatici, qualcuno ha sollevato il sospetto che tra Marogna e il porporato ci fosse ben più di una relazione professionale. La ‘Dama del cardinale’, com’è stata ribattezzata Cecilia, ha più che smentito tale circostanza bollandola con un «Assurdo».

Dopo lo scoppio del caso, lo stesso Becciu, sardo come la manager 39enne, ha detto di sentirsi truffato dalla donna, la cui società slovena non risulta avere nemmeno una sede reale ma solo una casella postale.

Lei invece, affida la sua difesa a fatti difficilmente dimostrabili. Quel denaro sarebbe servito per coprire il suo lavoro di 4 anni, incluso il suo compenso, i viaggi e quanto necessario per gestire gli affari esteri del Vaticano. «Trattandosi di operazioni riservate, nei bilanci non figurano compensi e fatture, inoltre il Vaticano – ha spiegato in un’intervista – non ha una fiscalità vera e propria. E io stessa non potevo certo emettere fatture».

D’altronde proprio per quella «diplomazia parallela» l’avrebbe ingaggiata il cardinale. Lui stesso l’ha conosciuta grazie a una mail del 2015 dove la millennial chiedeva un’opinione all’alto prelato, esperto ex nunzio apostolico, su alcune sue analisi geopolitiche su questioni africane legate ai «problemi di sicurezza delle Nunziature e delle Missioni».

Il caso è esploso ma i dubbi restano tanti. Anzi aumentano, ora che la millennial è stata arrestata dalla guardia di finanza di Milano. È accusata di peculato per distrazione di beni, e il mandato di cattura internazionale è stato emesso dal Vaticano.

Cecilia Marogna spiega le vicende vaticane

Un arresto che ha fatto tornare alla mente le parole pronunciate da Cecilia Marogna all’inizio delle indagini della magistratura vaticana. «A questo punto – ha detto – mi considero un pacco bomba. Inizialmente potevo essere funzionale per spostare l’attenzione dallo scandalo londinese. Da ‘benefit’ sono divenuta un boomerang, un oggetto di contesa per vicende esterne alle mura vaticane. I grossi interessi girano lì, i bonifici a me sono piccole cose nell’ambito di uno scontro di potere molto più ampio, che ha già visto cadere molte teste e che è solo iniziato, tra le fazioni che si oppongono a papa Francesco».

Solo deliri di mitomania da spy story o legittimo sospetto? Ai posteri l’ardua sentenza.

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