Serie A tra orgoglio e pregiudizio
Oggi (sabato 13 agosto 2022) inizia il campionato di Serie A di calcio, destinato ad essere uno dei più incasinati di tutta la sua storia, per colpa del Campionato Mondiale che si disputerà dal 20 novembre al 18 dicembre in Qatar e che spezzerà in due i tornei nazionali di tutto il mondo.
Per la seconda volta consecutiva, l’Italia non parteciperà alla Coppa del Mondo, manifestazione che comunque imporrà alla Serie A una sosta prolungatissima, dal 13 novembre al 4 gennaio, in quanto sono tantissimi i giocatori stranieri che andranno in Qatar; come se tutto questo non bastasse, anche la fase a gironi della Champions League dovrà essere disputata in poco più di due mesi, dal 6 e 7 settembre all’1 e 2 novembre, invece che concludersi nei primi dieci giorni di dicembre come è sempre stato. Tutta colpa della decisione scellerata di far disputare i Mondiali in una nazione dove d’estate la temperatura media è 40° e che ha costretto ad anticipare questa edizione tra novembre e dicembre: tutti gli stadi saranno dotato di copertura retraibile e di aria condizionata. Mai come stavolta parlare di cattedrali nel deserto è così azzeccato.
La Serie A è un campionato per Millennial?
Come se tutto questo non bastasse, quest’anno la Serie A ha perso uno dei pochi campioni che erano rimasti (DeLigt, classe 1997) e un leader indiscutibile come Kalidou Koulibaly (classe 1991, millennial doc). In compenso – si fa per dire – non mancano i cosiddetti cavalli di ritorno come Lukaku (1993) tornato all’Inter dopo una disastrosa stagione al Chelsea in Premier League e soprattutto Pogba (1993), di nuovo alla Juve dopo sei campionati in Inghilterra, ma adesso già ai box per un problema al ginocchio per il quale non si è voluto operare, per non correre il rischio di non disputare i Mondiali. Chi altri? Paulo Dybala (anche lui un ’93) è rimasto senza squadra dopo che era scaduto il suo contratto con la Juve e si è dovuto accasare alla Roma, perché nessuna squadra europea di prima fascia l’ha voluto. Tutto questo ci spiega che la Serie A è un campionato dove i millennial non mancano, così come vecchi fusti come Ibrahimovic (1981) possono ancora fare la differenza. Mancano i fuoriclasse, così come mancano – salvo rare eccezioni – stadi degni di essere chiamati tali e tanto altro, come abbiamo già sottolineato in un precedente articolo. A conferma di tutto ciò, le 30 nomination uscite ieri per il Pallone d’Oro: nessun italiano e soltanto tre giocatori, Leao, Maignan e Vlahovic, che giocano in serie A.
Il tifoso è sempre più un pollo da spennare
Quando un prodotto o un servizio non sono eccellenti, i principi informatori del buon marketing impongono di offrire alla clientela le migliori e le più semplici condizioni e prezzi per usufruirne. Ovviamente tutto questo alla Lega Calcio e ai Presidenti delle 20 squadre che partecipano alla Serie A interessa poco o niente: il tifoso è un pollo da spennare e da sottoporre ad autentiche gimkane tra una piattaforma e l’altra. In buona sostanza chi vuole vedere tutte le partite di Serie A e Champions League deve abbonarsi a Sky, DAZN e Prime, con costi tutt’altro che agevoli. DAZN propone tutte le 10 partite della serie A, la Liga spagnola e la Libertatores (la Champions League sudamericana) al costo mensile di 29,99 euro per due dispositivi connessi alla stessa rete, o di 39,99 (massimo sei dispositivi, con doppia visione a distanza).
A questi importi vanno aggiunti cinque euro in più al mese per chi voglia vedere DAZN tramite il decoder di Sky Q, offerta quest’ultima valida soltanto per chi sia già abbonato a Sky. Sky Calcio ha la co-esclusiva di tre partite di Serie A, oltre a trasmettere in esclusiva i migliori match di Premier League, Bundesliga e Ligue 1: il pacchetto Sky Calcio costa in promozione 14,90. Se si vogliono vedere 121 delle 137 partite di Champions League, si deve passare al pacchetto Sky Sport che costa 30,99, sempre in promozione. Perché 121 partite su 137? Perché le migliori 16 sono in esclusiva su Amazon Prime, il cui abbonamento annuale è appena passato da 36 a 49,90 euro all’anno. Infine esistono anche le opzioni TIM Vision e Mediaset Infinity. Riassumendo? Un bel mal di testa per capire a che cosa abbonarsi e non abbonarsi, a costi non indifferenti.
Che cosa aspettarsi?
Il calcio italiano ha perso molto appeal negli ultimi anni. La serie A nella migliore delle ipotesi è il quarto campionato più importante ed interessante in Europa e ci vorrà molto tempo per risalire la china. Servono un approccio sistemico completamente diverso, stadi di proprietà, tutela del merchandising ufficiale, la soppressione di ogni forma di connivenza con le frange malavitose del tifo e una lotta “dura e senza paura” alla pirateria televisiva, invogliando nel frattempo i tifosi ad abbonarsi con tariffe e metodi adeguati, sia allo stadio che alle vari piattaforme. Anche e soprattutto pensando alle generazioni post-millennial, che ormai preferiscono sempre più gli Esports e al calcio si dedicano giusto il tempo degli highlights: restano l’amore per la propria squadra del cuore e la capacità ancora unica del calcio di aggregare famiglie e amici, anche e soprattutto attraverso sani sfottò ed altrettanto sane rivalità. Un patrimonio che si tramanda di generazione in generazione che però rischia di non essere più così eterno.