Scandalo Duma e Sergeenko durante la settima della moda: se decidi di trasformati in una vetrina virtuale assicurati almeno di rimanere quella di Gucci, un piccolo sbaglio potrebbe trasformarti in quella delle pompe funebri alla velocità di un click. Ma chi è Miroslava Duma? Una sporca razzista o il capro espiatorio della nostra ipocrisia?
La settimana della moda non è veramente la settimana della moda se non si conclude con: almeno una modella che inciampa sulla passerella, una rissa tra due fashion icon che indossavano lo stesso vestito o uno scandalo per la morale collettiva.
Quest’anno, nel mirino, la stilista russa Ulyana Sergeenko e l’imprenditrice Miroslava Duma entrambe accusate di razzismo, omofobia, transofobia e chi più ne ha più ne metta.
La bufera mediatica, che dovrebbe farci capire chi è Miroslava Duma, è esplosa per un mazzo di fiori che Ulyana Sergeenko ha fatto arrivare nella stanza d’albergo di Duma, accompagnato da un bigliettino che citava la seguente frase: “To my niggas in Paris”. Dopo averlo ricevuto, l’imprenditrice ha pensato bene di scattare una foto a fiori e bigliettino e pubblicarla sulla sua Instagram Story.
Come potete immaginare, l’uso della parola “Nigga” non è piaciuto al popolo del web che, con pollici velocissimi e allenati allo scopo, ha riempito le due – diciamo ingenue – ragazze di insulti e disgusto, portandole a disattivare persino i commenti della loro pagina.
La notizia è diventata virale e le due hanno rischiato di perdere sia il lavoro sia la stima dei loro spietati colleghi del fashion business, che sanno benissimo chi è Mirolslava Duma.
Poi una cosa tira l’altra e alla velocità di un click sono usciti video in cui, nel lontano 2012, Duma accusava il blogger Bryanboy e la modella transgender Andreja Pejić di essere un cattivo esempio per i bambini.
Insomma una vera tragedia servita su un piatto d’argento a giornalisti ed hater, sempre pronti a leccarsi i baffi per le gaffe delle celebrities. Poi, se le protagoniste della vicenda sono russe, e sospettate di razzismo…il gioco è fatto e gustosissimo. E’ come sparare alle galline nel pollaio.
Non voglio scagionare a priori queste due possibili malfattrici, ma la gente, sappia o no chi è Miroslava Duma, prende certe situazioni un po’ troppo seriamente. L’unica cosa che vedo in quel bigliettino razzista è una citazione della canzone di Jay Z e Kanye West Niggas in Paris e se siete così ignoranti da non conoscere questa storica canzone mi dispiace per voi, ma la vostra ignoranza non può essere un pretesto per tirare fuori l’ennesimo scandalo mediatico in fatto di razzismo.
Ai miei occhi, forse solo ai miei e quindi scusatemi, questa storia è ai limiti del ridicolo. Jay Z e Kanye West non sono stati accusati di razzismo per aver scritto questa canzone, anzi hanno vinto diversi dischi d’oro e di platino per averlo fatto.
Ok, loro sono “di colore” – termine che per me è ancora più razzista di Nigga, ma come cavolo dobbiamo chiamarli? – quindi, hanno il diritto di dire quella parola tutte le volte che desiderano. Inoltre sono dei rapper, devono per forza esser trasgressivi. Al contrario, Ulyana Sergeenko e Miroslava Duma, sono bianche, benestanti, lavorano nella moda e sono russe, quindi devon star ben attente e pesare ogni loro respiro, soprattutto all’interno di quella macchina da guerra che sono i Social Network.
La gente dovrebbe cercar di capire che: “la repressione di una parola è quello che la dà violenza”, come dice Dustin Hoffman nel film Lenny, e se pensate che io sia pazza, leggete qua: vi chiariremo perché e quando si può dire “negro”.
Ma quando sei famosa hai poche scuse. Se scegli la fama, la popolarità sui social, scegli anche di non essere più una persona libera – o almeno non quel tipo di persona che fa il terzo dito al tizio che non ha rallentato allo stop o che fa Instagram story mentre torna a casa, alle cinque del mattino, ubriaca e senza una scarpa.
Se mettessi la mia vita, caratterizzata per il 50% di errori e figuracce, sotto i riflettori della fama, probabilmente rischierei almeno una decina di volte l’estradizione dal pianeta terra, altro che Nigga in Paris. Chi è senza peccato scagli il primo commento.
Marilyn Monroe, che non poteva sapere chi è Miroslava Duma, diceva: “La fama è volubile. Regala gratificazioni e inconvenienti, io li ho sperimentati entrambi” e se era già così negli anni ’50, figuriamoci oggi nell’era dei Social Network in cui l’identità delle web star si basa esclusivamente sui contenuti che pubblicano sulle loro pagine Instagram.
Le Instagrammer sono diventate portatrici di idee e ideologie, le loro vite devono essere perfette perché è ciò che la gente vuole vedere e si aspetta da loro. Sono come una bella vetrina in via Montenapoleone, in cui tutto è posizionato a dovere, i colori si intonano perfettamente l’uno con l’altro, le luci e le decorazioni creano una composizione quasi idilliaca. Quando una fashion blogger sbaglia, dice una parolaccia, le si vede un piccolo brufolo sulla pelle o indossa per due volte lo stesso vestito è come se in quella bella vetrina di via Montenapoleone uscisse dal cappotto ricamato l’etichetta “Made in China”.
Ogni passo falso è sentore di imperfezione e fa risvegliare le persone dal mondo dei sogni, rigettandole nella bruttezza della vita reale. Errori comuni, che passerebbero in secondo piano se a compierli fosse una persona qualunque, vengono sbattuti online con potenzialità virale. Anche se non te ne frega una cippa di sapere chi è Miroslava Duma o quello che ha combinato.
Ma questa è la vita che le Instagrammer si sono scelte e devono tener conto che ci vuole grande auto controllo e forza di volontà per non cadere vittime delle feroci lapidazioni virtuali. Alla gente la finzione piace più della realtà e l’ipocrisia ancor più della finzione.
Ma se ragioniamo bene, in fondo, queste sciocchezze mediatiche servono per distoglierci dai problemi reali e che passano in secondo piano rispetto al bigliettino con la scritta “Nigga in Paris”.
Di fronte alle vere tragedie siamo bravi a far solo una cosa: rimanere zitti.
Dopo esserti fatto la tua opinione su chi è Miroslava Duma, LEGGI ANCHE: Donne e motori (di ricerca). Upskirting cos’è? L’ultimo squallore del web.