Ooops… L’editore Condé Nast ha deciso di mandare in pensione tutte le riviste collegate a Vogue, tranne Vogue. Addio quindi a Vogue Uomo, Vogue Bambino, Vogue sposa e Vogue accessori e Vogue vattelapesca
Una decisione che entrerà nella storia dell’editoria, soprattutto per la fracassata di soldi offerta ai giornalisti: 40 mensilità per lasciare il gruppo. Poco meno di 3 anni e mezzo di stipendio. E lì gli stipendi sono anche altini.
Epperò per le strade della Milano Fuffoide e soprattutto sui social network Fuffoidi si respira tristezza e molta tensione per una decisione che per la prima volta ufficializza la debolezza dell’editoria tradizionale nei confronti dei nuovi media.
Una situazione che non può non ricordarci una delle canzoni più iconiche degli 883. Ricordate il testo di “Hanno ucciso l’uomo ragno”?
Alla centrale della polizia Il commissario dice che volete che sia
quel che è successo non ci fermerà Il crimine non vincerà
ma nelle strade c’è il panico ormai
nessuno esce di casa nessuno vuole guai
ed agli appelli alla calma in TV
adesso chi ci crede più
Nulla sarà come prima, per tutti, tranne per i millennial. Perché a noi della crisi Vogue, sinceramente, non ce ne frega un cazzo. Noi le notizie le leggiamo online, e sul sito di Vogue non ci abbiamo mai messo piede. Quando la squadriglia delle flaneusefacciouncazzomainfluenzoebloggo (recuperata in extremis da quel genio assoluto che è stata Franca Sozzani, la quale di sicuro avrebbe salvato capra e cavoli anche adesso) ha debuttato, abbiamo sorriso, ma nulla più. Per il resto, comprare una copia in edicola al modico prezzo di 5 euro? Meglio tenerseli per una birra. Le priorità sono tutto nella vita e onestamente i millennial afflitti da 9-dico-9 anni di crisi merdosa, di tutta quella carta e di tutti quei prodotti e di tutte quelle tristi donnette photoshoppate ne avevano pieni i polmoni.
Per noi Vogue è morto insieme alla nostra zia ricca di 90 anni che spendeva tutta la pensione per andare in un Hotel 5 stelle di Salsomaggiore Terme, con Vogue in bella vista nella borsetta, anche se andava al cesso.
Ora parliamoci chiaro. Leggendo direte “guarda che impertinente e arrogante questo giovincello, non ha nemmeno rispetto per quei poveri giornalisti lasciati a casa”.
Poveri? Poveri giornalisti? Ma smettiamola! Questa è gente che negli ultimi 30 anni ha guadagnato più del meccanico sotto casa mia che non fa uno scontrino dal 1976.
Confrontarsi con un giornalista di Vogue è come entrare in un convento e parlare con un monaco. Prima cosa stai in silenzio. Lui se vuole ti parla, e anche se sei stato zitto e rispettoso, lui ti sgrida. Tu non sai precisamente cosa diavolo hai combinato, ma continui a stare zitto, e se provi a dire qualcosa, la tua amica immediatamente ti redarguisce bisbigliando “Sei pazzo? Lui/Lei lavora a Vogue!”.
Questa crisi Vogue è un’opportunità soprattutto per questi giornalisti, non solo un toccasana per tutta l’editoria, che potranno scendere dal loro nobile piedistallo e confrontarsi con la vita reale. Tra l’altro per 3 anni e mezzo stanno a posto. Usino questa lotteria per confrontarsi con i veri tempi del giornalismo, quello attuale, pagato pochi euro ad articolo!
Quindi al diavolo Vogue, tutti i suoi fratelli e i suoi fardelli!
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