Valeria Bugni: la coach del vino. «Alleno le donne a scoprire il proprio gusto»

8 Marzo 2021
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Abbiamo fatto l’abitudine a sentire parlare di donne sommelier, enologhe, produttrici di vino, ma forse non abbiamo mai sentito nominare la figura della Coach del vino, come ama definirsi Valeria Bugni, classe 1983, grande appassionata di vino, sul quale ha fondato la sua carriera.

Coach del vino: chi è e cosa fa?

Dopo una laurea in Economia e Commercio, un master in francese e inglese tecnico (parla perfettamente anche portoghese), studi da sommelier ed esperienze pratiche e teoriche all’estero, ha deciso che questa passione doveva trasformarsi in qualcosa di più. Così le è venuta l’idea di fondare il Wine Lady Club, un gruppo formato principalmente da donne ma aperto a chiunque, per socializzare e cominciare a prendere confidenza col mondo del vino. Adesso è un vivace gruppo di discussione su Facebook.
Durante la pandemia è nato lo spin-off Donne Smart, una serie di incontri virtuali durante i quali si assaggiano vini e tra un’informazione e l’altra, si coglie l’occasione per raccontare un po’ di sé.
“Mi piace definirmi coach, una sorta di allenatrice della persona per supportarla nel prendere consapevolezza col vino. Alleno le donne a scoprire il proprio gusto.”

Il coronavirus è stato un’occasione per evolvere

“La pandemia mi ha permesso di evolvere” mi racconta Bugni dalla sua mansarda: una mappa che riporta le zone dei vini DOC e DOCG italiani, accanto alla sua postazione di lavoro una grossa damigiana di vetro utilizzata come lampada, alle sue spalle un pallet usato come rastrelliera per i calici. Per lei il vino è proprio uno stile di vita.
“Preferisco parlare di evoluzione. Prima del Coronavirus organizzavo eventi esclusivamente in presenza. Durante gli eventi online ci siamo concentrate sull’ascolto reciproco. Grazie alla sua potenza ci siamo connesse a donne in tutta l’Italia e addirittura nel mondo, ognuna da dove voleva. A uno degli ultimi eventi ha partecipato una sommelier dal Cile, per esempio. Grazie al digitale mi sono focalizzata sul messaggio e non solo sull’aspetto ludico come durante un evento live, durante il quale l’aspetto informativo si perdeva.”

Smart tasting, donne e vino

Durante gli smart tasting si bevono vini di piccoli produttori che Bugni fa arrivare in punti di raccolta specifici o direttamente a casa delle partecipanti, per permettere al suo pubblico di ampliare la propria conoscenza oltre i grandi nomi del settore.
“Il vino è un collante naturale e agevola la socialità, anche online.” continua “È uno strumento. Approfondendo la conoscenza diventiamo più sicure di noi. Le donne che stanno entrando nel mondo del vino trovano la porta aperta da quelle che prima di loro hanno lavorato tanto a livello nazionale, associativo, politico, soprattutto dal punto di vista della produzione.
Il connubio donne-vino non è una novità, seppure rimangono ancora dei pregiudizi di genere a riguardo. La novità che porto è quella di dare voce alle donne che non sono del settore.
Grazie a quelle entrate molti anni fa nella wine industry, si è aperto un dialogo interno fra persone che conoscono il tema e si conoscono fra loro. Secondo me adesso c’è bisogno di un’apertura. Voglio dare più strumenti e quindi sicurezza alle donne per conoscere questo mondo, conoscere meglio quello che bevono.”

Vino e stereotipi di genere

Esistono davvero i vini da donne?
“Non ci sono ruoli di generi nel vino, né tantomeno i vini hanno un genere!” replica Bugni con decisione ma sempre col sorriso sulle labbra. “Ogni vino va bene. Spesso le donne sono associate a bollicine e rosé. Secondo me perché siamo curiose e finiamo per essere avanguardiste. In Italia entrambe le tipologie sono meno valorizzate che altrove, soprattutto il rosé. Le bollicine sono più presenti, ma è un mondo complesso che ritengo debba essere approfondito. Conosco moltissime donne che preferiscono vini austeri, di gradazione alta. Non è vero che ci piacciono solo i vini dolci. C’è molta voglia di sperimentare e questo sta cambiando il mercato, in qualche modo.
Forse all’inizio si comincia con vini più delicati e fruttati per poi passare a scelte più ardite. La scelta dei vini è molto soggettiva e asessuata, dipende dalla persona.”

Una sintesi tra eventi da remoto ed eventi in presenza è la carta vincente

Secondo Bugni gli eventi a distanza e quelli in presenza sono complementari e i primi non sono il surrogato dei secondi. “Grazie all’uso del digitale ho valorizzato aspetti che prima lasciavo in secondo piano. Per me è stato molto sfidante e positivo. Con Donne Smart ho coinvolto donne ovunque fossero: un sogno! Bisogna abituarsi a questa modalità, soprattutto all’interno del settore, perché non si tratta di videoconferenze, bisogna innanzitutto mettere a valore le persone. Serve la partecipazione per non annoiarsi e capire meglio.
Io porto la mia esperienza professionale e le partecipanti portano il proprio sentire e le proprie percezioni.
Bisogna cambiare il modo di veicolare le informazioni.
Wine Lady Club è il gruppo che ci aiuta a fare rete con la scusa di bere del buon vino. Con Donne Smart mi focalizzo sul vino di cui si parla e anche sulle persone che vi prendono parte, dedicando tempo e cura all’uno e alle altre.
L’online è un bel filtro per prepararsi meglio all’incontro dal vivo. Secondo me in futuro daremo più valore all’evento in presenza, mettendo via lo smartphone per goderci l’esperienza e il momento e solo in seguito raccontare cosa abbiamo fatto e vissuto, anziché distrarci a fotografare e taggare qualunque cosa.”

Produttori di vino e clienti: la pandemia ha accorciato le distanze

Bugni ritiene che durante la pandemia ci sia stata maggiore maggiore attenzione al cliente finale. “Prima avevo l’impressione che fosse più difficile intercettare il produttore. Sembravano o erano molto presi da eventi, pubblicità e relazioni commerciali. Mi sembra che adesso si siano accorciate le distanze sia metaforicamente che letteralmente, tra produttore e cliente. Parlo principalmente di piccoli produttori e in generale delle aziende delle quali mi interesso.”

In futuro dovremmo tornare a quella che ricordiamo come “normalità”, ma è molto probabile che le iniziative virtuali non smetteranno di avere ragione d’essere e, se ben organizzate, coadiuveranno la ripartenza di un settore che ha risentito particolarmente della pandemia.

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