“Tutta l’arte è stata contemporanea”
Maurizio Nannucci
Spesso le opere d’arte che reputiamo dei classici sono sempre attuali, questo per le emozioni che ci trasmettono. Questa volta però vogliamo analizzare nello specifico delle opere che hanno elementi di una modernità disarmante.
Robert Mapplethorpe – Self Portrait with Whip, 1978
Robert Mapplethorpe è forse l’artista più odiato da Instagram. Zuckerberg non si fa scrupoli a promuovere un algoritmo che predilige tette di fuori ma capezzoli coperti in una censura che definirei “tutta all’italiana”. Tutto ciò che non è di buon gusto ed ha il giusto pudore secondo una macchina, va censurato. Ovviamente categorizza quasi ogni opera di Mapplethtop come scandalosa perché un algoritmo non può riconoscere l’arte.
Precisiamo ognuno sul suo social fa quello che gli pare. Però se le foto di Robert erano scandaloso e provocatorie 50 anni fa lo sono ancora tantissimo e forse in maniera diversa. La sua estetica si interrogava però sulla bellezza della figura umano (spesso sotto forma di soggetto maschile) non su uno scandalo da ricercare tanto per.
Egon Schiele – Moa, 1911
Quest’opera di Schiele potrebbe tranquillamente essere in uno dei centinaia degli sketchbook dei fashion designer in giro per il mondo per la collezione primavera 2022. Pensare che un uomo con questa sensibilità si sia trovato costretto ad abbandonare la carta per la prima guerra mondiale dovrebbe essere da monito contro ogni parola di violenza nei confronti del prossimo.
Se l’utilizzo di soggetti esotici (Moa aveva origini africane) è ormai parte integrante delle passerelle degli stilisti di tutti il mondo, Schiele ne aveva già intuito il potenziale in una forma moderna, estetica, opposta quella di Gauguin.
Amedeo Modigliani – Ritratto di Jeanne Hébuterne, 1917
Tutti i visi di Modigliani sono attuali, nella sua ricerca le donne prendono vita per sottrazione, tutto si appiattisce e semplifica, la pelle, il collo, il viso perfino gli occhi. I filtri dei social network fanno spesso lo stesso, distorcendo la figura nascondendo le imperfezioni della pelle in una patina piatta.
Non sto paragonando l’opera di Modigliani alle foto sui social ma il processo è lo stesso, in un caso il fine ultimo è arrivare all’essenza della bellezza introspettiva tramite l’osservazione, nell’altra l’omologazione, appiattendo tutto per piacere.
Frida Kahlo – La colonna spezzata, 1944
Frida è tanto in voga negli ultimi anni come icona femminista. Icona che lei, in vita, combattente comunista sì, non si è mai attribuita (che io sappia). Di artiste prettamente femministe il mondo e l’Italia è stato pieno, l’opera di Frida, però, supera tutto questo.
Più simile a Santa Maria Goretti che non ad una Gina Pane lei si immola. Infatti l’opera è attuale perché mostra la sofferenza mettendo però in primo piano sé stessa, in un costrutto artificiale simile al processo di formazione di un selfie. Lei cerca di utilizzare sé stessa come mezzo empatico.
L’attualità dov’è? La presenza, sempre più massiccia di persone con problemi (o “difetti fisici”) nelle campagne pubblicitarie e nei mezzi di comunicazione. Non si cancella il difetto, come nel nazismo o ai tempi degli spartani, ma se ne fa opportunità di sentimento.
René Magritte – The Son of Man, 1964
Su Magritte e l’apparenza non mi soffermerò più di tanto ma la nostra ossessione di fotografarci coprendoci il volto con una mela e negando noi stessi e nascondendoci dietro al marchio nel nostro telefono è la manifestazione del suo nascondersi.
Caravaggio – Martirio di San Matteo, 1600
L’attualità di quest’opera è da ricercare nel Mediterraneo, nel dramma dei migranti. Per farlo devo prendere in prestito le parole di Alessandro Leogrande che qui sintetizzo e parafraso.
«Nel martirio di San Matteo, c’è un autoritratto di Caravaggio. Mentre Matteo sta per essere ammazzato, lui non fa nulla, resta a guardare immobile, come molti degli altri presenti, può solo provare pietà. Nonostante lui sia consapevole del male che viene commesso non agisce».
«Ora mi chiedo se lo sguardo di Caravaggio non sia anche il nostro sguardo nei confronti dei naufragi, dei viaggi dei migranti e soprattutto della violenza politica o economica che li genera».
Leggi anche:
Ero convinta che con la cultura non si mangiasse in Italia. Intervista a Elisabetta Roncati
Dopo quello su Antonio Ligabue, ecco altri 10 film biografici di pittori (e pittrici) da non perdere
Elisabetta Roncati, la millennial che traghetta l’arte verso il grande pubblico