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I dj sono sempre le rockstar del terzo millennio?

11 Novembre 2020
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Fine anno: tempo di classifiche, premi e consuntivi.

Anche in un anno senza festival, serate, locali – i club di Ibiza non hanno mai aperto – da qualche giorno le community che seguono la musica elettronica e le fan base dei dj hanno di che discutere e confrontarsi grazie alla Top 100 DJs di DJ Mag, la classifica stilata dalla celeberrima rivista inglese e che è stata rivelata sabato 7 novembre con un countdown su Instagram e un’edizione tutta digitale dell’Amsterdam Music Festival.

La classifica dei migliori dj

Oltre 1 milione e 300mila i voti dei clubber e affini, che hanno premiato il francese David Guetta classificatosi al primo posto davanti ai belgi Dimitri Vegas & Like Mike (i dj di Tomorrowland) e agli olandesi Martin Garrix e Armin van Buuren. Vinai (39esimi), Deborah De Luca (93esima) e Marco Carola (100esimo) gli unici italiani presenti in classifica. L’intera classifica e il suo spin off “alternative” sono entrambi disponibili sul sito italiano di DJ Mag.

Ogni millennial ha il suo dj e il suo genere elettronico preferito, non è questa la sede né il momento di parlarne. Lasciamo ad addetti ai lavori e aspiranti tali, a dj frustrati e ad altre categorie in libera uscita sui social e ai loro profili social il piacere – si fa per dire – di scannarsi per valutare i dj in classifica. Distinguere tra house e EDM, tra techno e hardstyle, tra chi sia capace di mixare due o più tracce a tempo magari legato e imprigionato come Houdini, rispetto a chi proponga set pre-registrati con chiavette o propri device.

Argomenti che annoiano anche i sinceri appassionati del settore e quei pochi professionisti che ne fanno davvero parte, figuriamoci chi è lontano da queste pseudo-dinamiche autoreferenziali. Concetti che il sommo Gianni Brera avrebbe derubricato a masturbatio grillorum.

I dj sono ancora le rockstar?

Il quesito che invece ci intriga di più è uno soltanto: i dj sono ancora le rockstar del terzo millennio, ammesso lo siano mai state? Chi scrive è totalmente a favore di questa tesi, giusto per separare a prescindere i fatti dalle opinioni. Non è ancora tempo per trapper e derivati per mettersi al centro del villaggio? Il futuro è loro, piaccia o no, ma non ancora il presente. È innegabile che pochi altri generi siano stati così innovativi negli ultimi anni come la musica elettronica, arrivando a sconfinare e a condizionare la musica main stream.

Si pensi al succitato David Guetta, a Calvin Harris, al compianto Avicii, si pensi a festival totali quali Tomorrowland, Ultra e Electric Daisy Carnival, capaci di totalizzare 400mila presenze a testa, ai numeri da record in termini di visualizzazioni di questi raduni musicali. Si pensi ad artisti di valore assoluto, quali Daft Punk, Paul Kalkbrenner e Chemical Brothers. 100% elettronici.

Se non basta, ecco la classifica di The World’s Highest-Paid DJs di Forbes del 2019: al primo posto gli americani Chainsmokers (46 milioni di dollari guadagnati in un anno, al secondo Marshmellow (40 milioni) e al terzo Calvin Harris (38 milioni e mezzo). Numeri da icone sportive assolute, basti pensare che al pluricampione di Formula Uno la rivista statunitense attribuisce guadagni annuali per 54 milioni.

Meglio i dj rockstar o i cantanti?

Non è soltanto una questione di numeri. In termini di creatività tanti dj set sono molto meglio di tante trite e ritrite esibizioni di cantanti e gruppi che da anni per non dire decenni non fanno altro che ripetere gli stessi ritornelli. Tutto questo ragionando in una prospettiva mondiale, senza infierire sul mercato italiano, dove pochi – sempre i soliti noti da tanti, troppi anni – sanno varcare i confini nazionali con le loro canzoni.

Meglio chi “non suona, ma mette musica degli altri” (la solita noiosa obiezione di chi non ama i dj) di chi magari provi a farsi strada a X-Factor e a Sanremo e non vada oltre le eliminatorie. Per tacere di chi si butta in improbabili cover: massimo rispetto per Tiziano Ferro, sia come artista sia come persona, ma la sua versione di “E ti vengo a cercare” di Franco Battiato fa rimpiangere la peggior commercialata dance che si sia mai ascoltata. Sempre per citare Battiato (ci perdoni…) la cover di “Voglio vederti danzare” dei fratelli Prezioso featuring Marvin, in confronto, è un capolavoro. Meglio un dj di una bella voce o di chi sappia suonare uno strumento? Ai millennial l’ardua sentenza

 

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