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Chi è Mia Khalifa? Dai che lo sai. Il millennial che dice di non conoscerla, mente

27 Ottobre 2020
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Chi dice di non conoscere Mia Khalifa mente. Mente spudoratamente, altrimenti non si spiegherebbero le decine di milioni di visualizzazioni dei suoi video sui vari siti di contenuto pornografico.

 

Ma per chi magari insiste nel mentire, magari perché sta leggendo questo articolo con la sua dolce metà, ecco un recap su chi sia il fenomeno libanese del web.

 

Mia Khalifa, biografia

L’ascesa di questa ragazza al successo è stata tanto travagliata quanto interessante, se si considera anche che in quasi tutti i video che la vedono come protagonista non traspare tutta questa voglia di partecipare, con conseguente performance che rasenta spesso il livello “stella marina” (no, non è maschilismo questo, perché come un critico giudica le performance attoriali di nomi come Ryan Gosling, Brad Pitt, Mahershala Ali, Amy Adams ecc… un appassionato ha il diritto di definire le capacità della Khalifa “stella marina”). Ma andiamo con ordine.

 

Mia Khalifa, all’anagrafe Sarah Joe Chamoun, nasce in Libano nel 1993, per poi trasferirsi negli Stati Uniti con la famiglia sette anni dopo, nel 2000. Nel febbraio 2011 sposa il suo fidanzato del college, dal quale divorzia nel 2016 e nel 2014 entra nell’industria pornografica, gira 29 film e diventa uno dei nomi più cliccati del popolare sito Pornhub, sorpassando nomi come Lisa Ann e Madison Ivy (non fate gli gnorri), ma il grande successo non è dovuto tanto alle sue abilità sul set, quanto piuttosto al clamore mediatico che ha suscitato.

 

Durante la sua carriera, infatti, Mia gira un video con Juliana Vega nel quale entrambe le protagoniste praticano rapporti sessuali con un uomo, in una classica dinamica del porno: ragazzo e ragazza stanno insieme, la stepmom (matrigna) della ragazza si oppone solo per poter avere rapporti col ragazzo e il tutto finisce, ovviamente, in un threesome, che dovrebbe stabilire quale delle due merita l’attenzione dell’uomo sulla base di semplici capacità sessuali. Tutto molto bello e scontato, se non fosse che tutte e due le protagoniste fanno tutto questo con addosso un hijiab. Apriti cielo. Mia è l’attrice delle due che subisce tutto il backlash mediatico, aumentando così a dismisura il traffico dati sulla sua pagina Pornhub, ma subendo anche pesanti minacce dell’ISIS in quanto libanese, cristiana e soprattutto blasfema, che la portano a ritirarsi dalle scene a luci rosse solo due anni dopo, nel 2016.

 

 

Da you go girl a influencer sportiva

Mia, dunque, si libera delle sue catene, “you go girl!” verrebbe da dire. È una bella storia, la ragazza, la principessa è fuggita dall’orco cattivo ed è pronta a continuare con la sua vita. In un certo qual senso. Peccato che mantenga il nome “Mia Khalifa” su tutti i social e continua l’attività di cam girl fino al 2017. Ok

 

Mia si re-inventa come influencer sportiva, un ruolo che, ad essere totalmente onesti, le calza a pennello: segue varie squadre come i Washington Football Team (ex Washington Redskins) e il West Ham. Offre statistiche, ottiene partnership con siti di scommesse. Una carriera lanciata, considerando anche che l’accoppiata “sport + tette” è perfetta per abbindolare i bomberoni, per i quali Mia è ancora di più la donna ideale, la loro waifu.

 

Questa carriera però, è accompagnata da un singolare trend: ogni volta che sembra calare la sua notorietà, Mia fa scattare una polemica. Chiamiamoci, nulla di nuovo, è l’ABC della comunicazione digitale, ad esempio, nel 2017, durante la trasmissione Out of Bounds, Mia sostiene che Ronda Rousey abbia sbagliato a passare dalla UFC alla WWE perché il wrestling “non è un vero sport”, più precisamente: “This is where her carreer will go to die […] I have no rispect for the WWE, it’s not a real sport. It’s embarassing.”

 

Grande argomentazione, non c’è che dire, peccato che il poter salire su un ring della WWE fosse genuinamente un sogno di Ronda Rousey, affascinata in gioventù dalle gesta di atleti come “Macho Man” Randy Savage, Ricky Stemboat e Roddy “Rowdy” Piper, suo idolo. Ronda ama a tal punto Piper, che la famiglia le concede la benedizione di entrare sul ring con la giacca del wrestler scomparso, un momento di grande commozione per lei. Accanto a questo, bisogna considerare l’incredibile talento che Ronda dimostra sul ring, provando il suo amore per la disciplina. Ma per Mia, la carriera di Ronda era finita.

 

A chiudere la questione ci ha pensato Eva Marie, ex wrestler WWE e neanche delle migliori, anzi, è spesso considerata uno dei peggiori esempi di wrestler donna degli ultimi anni, che si è semplicemente limitata a dire: “Mia, perché non provi a salire sul ring?” I risultati, manco a dirlo, sono stati disastrosi.

 

 

La pornostar delle polemiche

La polemica che però viene fuori maggiormente, al ritmo di circa una volta ogni anno, anno e mezzo, è quella con i suoi ex datori di lavoro: il colosso del porno Bang Bros e il regista hard Jules Jordan, autore che ha rilanciato il genere gonzo e che spesso ha collaborato con Bang Bros.

 

Mia li accusa di continuare a fare soldi sui suoi video (diritti d’immagine e di distribuzione anyone?), che lei è stata plagiata è che è stata pagata una miseria per il lavoro che ha fatto. Tutte polemiche giuste, che hanno sollevato un polverone sullo sfruttamento delle ragazze più giovani nell’industria pornografica e dei conseguenti traumi psicologici ed emotivi che ne possono derivare. Tutte cose giuste, sacrosante, ma perché non continuare questa battaglia giorno per giorno, anziché ricominciarla ogni tot? È interessante in effetti che, secondo le statistiche di Pornhub, il traffico sulla pagina video di Mia Khalifa aumenta ogni volta che ci sono queste bagarre.

 

 

Ovviamente pochissimi si sono preoccupati di chiedere una risposta a Bang Bros, i cui rappresentanti hanno parlato di comportamenti razzisti da parte della Khalifa nel periodo in cui la donna lavorava per loro ed hanno sostenuto che comunque lei avesse un contratto abbastanza largo che le permettesse di lavorare anche con altri produttori.

 

Peccato che Bang Bros e Jules Jordan non facciano nulla per suscitare un minimo di simpatia: video come Bangbus Black Lives Matter” in cui lo slogan del movimento americano per i diritti civili e la fine della discriminazione serviva solo come scusa per una serie di scene interracial, una scelta “artistica” più che discutibile e che sembra mettere in secondo piano quella che è una vera e propria piaga sociale che affligge gli Stati Uniti. O ancora, il bodyshaming fatto da Jordan verso Lisa Ann accusata di aver perso troppi chili e alla quale veniva consigliato di. “mangiare un cheeseburger ogni tanto”. Accanto a questo, Bang Bros opera uno spam quasi da troll dei video di Mia Khalifa ogni volta che scoppia la polemica, spesso anche parlando di un finto ritorno all’hard della giovane.

 

Tornando al fenomeno libanese, Mia quindi, dopo l’ultimo shot di polemiche, decide di salire sul carrozzone del self-employment del sex working: Onlyfans. Sito diventato estremamente famoso negli ultimi anni, anche grazie al successo di nomi come Belle Delphine (qui un’accurata analisi del fenomeno) all’interno del quale non sono mancate le polemiche, recentemente quella nei confronti di Bella Thorne, attrice, accusata da altre persone interne al sito di sfruttare la sua fama pregressa per una facile monetizzazione di determinati contenuti. “Sì le ragazze devono guadagnare un sacco di soldi coi loro bellissimi corpi in cui si sentono a loro agio, girl power!” urla sui suoi social Mia Khalifa, mentre annuncia l’apertura del suo account.

E cosa fa la nostra ragazza preferita? Carica sue foto osé a pagamento! Bravissima Mia! Ma non eri contraria? Vabbè, la gente cambia.

 

Accanto a questo, Mia crea un account Instagram in cui posta gli screen delle risposte seccate ai commenti espliciti sul suo OnlyFans. Live From My OF è il nome dell’account, che ad oggi conta 8541 follower e dentro al quale troviamo screen che recitano:

 

I want to see your p****y”

“I want to see your skull rot and cave in on itself like a carved pumpkin in November”

 

Perché è esattamente così che si combatte l’oggettificazione del corpo femminile nella società capitalista del XXI secolo. Con gli screen.

 

Questa, dunque, è la storia di Mia Khalifa fino ad ora, la storia di una ragazza che avrebbe potuto apportare enormi cambiamenti ad un’industria sempre sul filo della decenza, ma che ha scelto di fare soldi con polemiche ormai sterili.