Eroi contemporanei italiani: un racconto
Andare al parco in scarpe da tennis e pantaloncini da calcio, corricchiare per qualche minuto come un normale podista, allungare 50€ a uno spacciatore nigeriano per spompinarlo dietro un salice o per farsi sodomizzare in un cespuglio, era diventata l’occupazione crepuscolare dei sabati di Nicola, 56 anni, divorziato, fruttivendolo.
Si chinò di fronte a Good Luck, glielo prese in bocca.
Gusto amaro, con un lieve sentore di pesca. Bagnoschiuma alla pesca. Glielo fornisce lo Stato? Io mi posso permettere solo un insulso sapone neutro del Carrefour e questo si gode il lusso degli aromi fruttati. L’ipocrisia di questo stato sociale spompinanegri.
“Attento!” gridacchiò Good Luck, “i denti!”
“Scusa”, Nicola allontanò la faccia senza mollare la presa. “È così buono, lo mangerei”.
“Albicocca” sbuffò l’immigrato.
“Albicocca?”
“Io vorrei pesca, ma alla Caritas tutto sapone albicocca”.
“E di grazia, cazzo!”
“Non volevi sucare?”
Nicola gli diede un cricco sulla palla destra.
“Fuck”, il nigeriano lo allontanò con una pedata sul petto, Nicola rotolò in una pozzanghera, si infangò la maglietta I love Paris.
“A casa, coglione” disse allontanandosi, senza capire nemmeno lui se si rivolgesse a quell’altro o a se stesso.
Appena al di là del portone incontrò Rosaria, la tabaccaia del quarto, una di quelle vedette da ringhiera per cui lui non si azzardava a portarsi i ragazzi del parco a casa.
“È caduto?” lei gli fissava la macchia di fango.
“I soliti lampioni guasti”.
“Uno schifo”, la donna abbassò gli angoli della bocca. “Allora la firma la petizione?”
“Petizione” ripetè Nicola a occhi chiusi, immaginando divertito un tripudio di peti. A volte quando gli levavano velocemente il cazzo da dentro, lui liberava una piacevole flatulenza, e si sentiva appagato e sopravvissuto.
“Quella per impedire ai negri della Caritas qui di fronte di bivaccare nel parco, dove vendono la droga” spiegò Rosaria.
“Bivaccare?” – e quei nigeriani gli procuravano degli stappi da magnum di Valdobbiadene.
“Insomma, di entrarci, sì” disse la tabaccaia.
“Di entrarci?”, Nicola sgranò gli occhi. “Questo è nazismo. Mi spiace, ma credo che la pietà umana venga prima di tutto. Mi scusi”, e scivolò accanto alla donna, verso il proprio monolocale.
Dopo aver letto le gesta di uno degli eroi contemporanei italiani, LEGGI ANCHE:
Do you trust this computer? Ovvero: l’Intelligenza artificiale annienterà i Millennial?
Sono un ex allievo del prof che fa gli auguri a Hitler. Chi è davvero Felice Spicocchi?