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Le feste di laurea ai tempi del coronavirus: tra denunce e pigiami sotto la web cam

11 Marzo 2020
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Coronavirus. Viruscorona. Il Corona. Il Virus.

È dalla notte tra giovedì 20 e venerdì 21 febbraio che per gran parte delle ore delle mie giornate leggo e scrivo articoli quasi esclusivamente monotematici. Venti giorni passati ad arrabattare informazioni tra conferenze stampa della prima ora e della seconda, interviste al paziente zero e schede sul paziente uno, aggiornamenti sui bilanci, sui decreti, le testimonianze, le fake news e altri decreti ancora.

Dettagli pescati qua e là, come migliaia di giornalisti in giro per il globo. Sommerso nella marea di fango che ha invaso i social e le chat di messaggistica tipo whatsapp. Sorpreso e non dalla pletora impressionante di persone terrorizzate dalla sola idea del contagio che per loro non avrebbe avuto altra via d’uscita se non la morte. Per nulla sorpreso dall’improvvisa apparizione di esperti virologi, infettivologi, anestesisti, immunologi, pneumologi e ingegneri specializzati nella gestione delle maxi emergenze: ma non tutte, proprio e solo in quella del Covid-19.

Coronavirus, l’umile idea di Vittorio Sgarbi

Niente affatto sorpreso dalle dichiarazioni fuori luogo di chi è abituato a remare controcorrente, qualsiasi sia l’argomento messo sul tavolo. Il classico Sgarbi, insomma. Che dal “virus del buco del culo” in poi – un video in cui ‘caprava’ il decreto anti pandemia del Governo Conte perché chiudeva teatri, musei e luoghi di aggregazione – è stato un continuo insistere sulla sua posizione, con la solita umiltà sgarbiana che manda su tutte le furie i suoi haters ed esaltano i suoi fans.

Sorpreso ma sopratutto divertito dai primi casi di persone denunciate per non aver rispettato le misure del decreto firmato per cercare di prevenire il tracollo delle strutture ospedaliere italiane, arrivate al limite in alcune regioni del Nord. Una storia più di tutte mi ha fatto alzare gli occhi al cielo per modalità e goffaggine: “Festa di laurea finisce con l’arrivo dei carabinieri e denunce per tutti”.

Coronavirus, festa di laurea finisce con tante denunce

È successo martedì 10 marzo mattina nel Milanese, quindi una zona già ‘rossa’ almeno dall’alba di domenica. Non riesco a non immedesimarmi nei protagonisti che immagino per la gran parte giovani millennial senza macchia e senza paura. Anche se pare ci fosse pure la famiglia della neo laureata.

Penso a lei, che i carabinieri hanno raccontato avesse un vestito rosso e una corona d’alloro in testa. E quasi quasi la capisco: hai appena conseguito la laurea dopo anni di studio e non puoi aprirti uno spumantino con gli amici? Poi, però, ci ripenso: cioè, lo sai che è un periodo di m.e.r.d.a. Avrai pure avuto il modo di capirlo, considerando che ti sei dovuta laureare in video conferenza, visto che le università sono chiuse. Ma allora perché non te ne stavi bella comoda in pigiama e pantofole nel salotto di casa tua? Durante la discussione zoomavi la web cam solo sul viso.

Al massimo stappavi il prosecchino nel balcone di casa e ti limitavi ad un brindisi casalingo con parenti e amici del condominio. Già perché la cosa più paradossale – al di là della situazione stessa: cioè l’idea di non poter festeggiare una laurea ma anche quella di non rispettare una normativa d’emergenza, anche fosse solo per senso civico – è che hai scelto di andare a fare festa in un’area verde pubblica, come se l’aria fresca fosse l’antidoto migliore contro l’eventuale contagio. Come quelli che nel weekend hanno scelto di andare a fare la coda a mezzo centimetro l’uno dall’altro negli impianti sciistici.

Coronavirus, la gente è guardinga

E siccome è da giorni che ogni essere con un minimo di notorietà in Italia fracassa il cervello comunitario con il ritornello del #iorestoacasa #iostoacasa, la gente è guardinga più che mai. Frutto della psicosi maturata da giorni e letteralmente ipnotizzati dall’idea che la morte non aspetti altro che una piccola distrazione. Quella stessa gente si è sentita minacciata quando ha sentito le risate, quando ha visto i coriandoli, quando ha percepito la gioia, così fuori luogo di questi tempi. E, senza scelta alcuna, quella stessa gente per difendersi da quel male così subdolo da sembrare il bene ha chiamato il 112: “Venite, festeggiano una laurea”.

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