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Con Draghi il millennial studia da imprenditore

12 Marzo 2021
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Voglia di fare, spirito imprenditoriale, dedizione al lavoro. Già prima dell’arrivo della pandemia, i millennial erano consapevoli di dover contare solo sulle proprie forze per farsi strada nel mondo del lavoro.

Al tempo di Covid-19 tutto è diventato dannatamente più difficile. I giovani trentenni italiani, che si trovano in una condizione sociale peggiore dei loro genitori, crescono ogni giorno.

Cosa dice Bankitalia

Il trend negativo l’aveva già tracciato il rapporto di Bankitalia del dicembre 2018: rallentamento della mobilità sociale e condizionamenti socio-ambientali come il quartiere di provenienza, le scuole frequentate, i legami familiari e d’amicizia, erano i fattori emersi.

Il rapporto Istat

Anche secondo il rapporto annuale dell’Istat del luglio 2020 l’ascensore sociale è bloccato. L’ultima generazione considerata, i nati tra il 1972 e il 1986, sperimenta la riduzione del passaggio verso classi sociali superiori – la mobilità ascendente – e un contemporaneo aumento del tasso di mobilità discendente. Dunque di coloro che regrediscono a condizioni sociali inferiori rispetto a quelle di partenza.

La pandemia da covid-19 ha insomma esacerbato dinamiche già in atto, innestandosi su un terreno già eroso da crescenti disuguaglianze e da forti contraccolpi economici che – dalla recessione del 2008 – hanno condizionato il mercato del lavoro.

Si affacciavano i giovani d’allora, quei millennial che oggi si trovano a fare i conti con una nuova crisi, di cui, evidenzia l’Istat, faranno le spese soprattutto le classi più svantaggiate e gli stessi giovani precari.

È allora a SuperMario Draghi che i millennial volgono lo sguardo (e tendono le mani), con la speranza che almeno qualche goccia della pioggia di miliardi del recovery plan destinati al Belpaese possa finire nelle loro tasche.

Il nostro sondaggio

Secondo l’ultimo sondaggio di The MillennialChe cosa chiedi, in quanto millennial, al prossimo governo”, la nostra “meglio gioventù” dimostra un grande spirito imprenditoriale.

Per raggiungere i propri sogni, oltre l’80% punta tutto sul tema fiscale. Detassare i profitti delle nuove imprese under 40 è il mantra per sperare in un futuro migliore, finalmente autonomi e con la prospettiva di guadagnarsi un posto al sole.

La seconda parola d’ordine è coraggio. Rispetto a quanto si possa immaginare, la maggioranza dei millennial preferisce contare sulle proprie forze piuttosto che mendicare l’aiuto dello Stato. 

Il 53% di loro, infatti, auspica di non dover contare su un sussidio per la carenza di posti di lavoro causati dall’uso sempre più invasivo della tecnologia.

Piuttosto i millennial chiedono al nuovo governo finanziamenti a fondo perduto per le sartup innovative. Ben il 63% si aspetta che Supermario destini qualche risorsa ai loro ambiziosi progetti imprenditoriali.

Il tema fiscale ritorna quando si pensa al profitto: quasi il 65% dei millennial si aspetta che il fisco sia leggero nei loro progetti di guadagno dato dalle piccole transazioni come le vendite su Amazon, Etsy, Ebay, ecc.

I piccoli “Davide millennial” si aspettano invece che la scure fiscale si abbatta pesantemente sui Golia delle Big Tech. Facebook, Amazon, Apple e soci secondo il 75% del campione devono pagare più tasse.

Ma i romantici millennial pensano anche al sociale. Il tema del Welfare, di cui tanto hanno goduto i loro genitori e\o fratelli maggiori, è un richiamo forte. Almeno quanto il desiderio di mettere su famiglia.

Oltre il 63% si aspetta che il programma del governo Draghi metta loro a disposizione quei sussidi per stimolare le nascite che in Italia sono in calo da sempre.

Il grande sogno rimane uno stato che sappia occuparsi della salute e delle future pensioni come è toccato ai nonni “baby boomer”.

Ll’80% dei nati tra 82-96 sogna di avere gli stessi privilegi assistenziali e previdenziali dei figli del Dopoguerra e del boom economico.

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