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Il community manager e la regola delle tre T (avviso ai bolognesi: non è quello che pensate)

1 Ottobre 2023
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Capire e imparare a usare la regola delle tre T è il primo passo per gestire i social in modo professionale nel 2023

Se passi l’adolescenza a Bologna, la prima cosa trasgressiva – identitaria che impari è la regola delle tre T. Tette, torri e tortellini sono il tuo biglietto da visita di bolognese doc.Dicono che ci sia un corrispettivo cremonese che incorpora il Torrazzo e il torrone, ma chissà.

Apprendiamo invece dalla Gazzetta del pubblicitario, sito fatto bene e mai banale che la VERA regola delle tre T è una faccenda molto più seria e soprattutto utile a chi per un motivo o per l’altro oggi ha a che fare con i social media per lavoro.

Parliamo di trend: sono le tendenze che emergono dai social media la vera miccia dell’azione virale. Intercettano l’attenzione del pubblico costruendo nicchie (ampissime) che non solo apprezzano, likano e interagiscono con un contenuto, ma ne apprendono e condividono il lessico smart, trasgressivo, sardonico o disruptive come dicono i social guru.

L’analisi di base è questa, e non è certo nuova, ma è il crescente successo di Tik Tok ad aggiungere e cristallizzare qualche info utile al lavoro.

Trappola per brand

Se il linguaggio funziona con i singoli utenti, però, una volta maneggiato dagli uffici marketing dei brand non ha la stessa forza. Perché? A volte si tratta di volersi introdurre dentro a conversazioni che non appartengono al brand stesso, altre semplicemente è una questione di aver intercettato quel trend in clamoroso ritardo.

Un chiarimento è nella teoria di Ewan Miles, Strategy Executive per Wilderness, che enuncia  l’esistenza di tre pilastri per le brand identity sui social, e che La Gazzetta del Pubblicitario definisce «una regola che in italiano potrebbe acquisire un naming altrettanto affascinante: la regola delle tre T».

  1. La prima T è di TEMPISMO: i movimenti sui social sono rapidi, e servono due tipi di tempismo: uno proattivo, saper cercare e trovare le tendenze; e uno reattivo, ovvero la capacità di agire rapidamente.
  2. Il TONO è la regola aurea per ogni voce di brand ma è fondamentale in una strategia social. «Non solo il tono di voce del brand ma anche l’identità complessiva sulla piattaforma: che tipo di contenuti sono postati? Con quali finalità?. Quando si aggiunge la prospettiva di un trend, si aggiunge un quesito fondamentale: Il contenuto del brand cosa può aggiungere alla conversazione? È importante che ci sia simmetria tra argomenti e identità, oltre ad un’interpretazione del trend che sia fedele all’immagine consolidata»
  3. L’ultima T è quella del TARGET: avere in testa l’audience a cui si rivolge il brand è «la chiave per capire il lessico da utilizzare per essere capiti ed entrare in empatia. Alcuni trend coinvolgono specifiche comunità e porzioni di utenti: è importante capire come questi percepiscono le dinamiche e come accolgono la partecipazione del brand alla conversazione».

Ebbene, abbiamo ormai compreso che non ha molto senso affidarsi ai soliti investimenti su Meta per cavarsela. Saper osservare DAVVERO la propria community è l’unica via per prendere decisioni giuste o probabilmente giuste.

Se siete giunti fino a qui, avrete anche capito che la regola delle tre T non può essere uno strumento strategico solipsistico. Se vogliamo che il social media manager diventi una figura professionale vera e non sovrapponibile a quella, che tanti danni ha fatto, di “mio cuggino”, questa figura deve essere parte di uno staff che conosce alla perfezione il brand. Perché la trappola è sempre in agguato.

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