Smart working e salute mentale: consigli e istruzioni per l’uso.
Secondo la ricerca della società di consulenza Willis Towers Watson: Benefit trend survey, ritorno al lavoro in presenza (svolta su un campione di aziende italiane e rappresentanti circa 155mila lavoratori), fino a due fa, in Italia, l’82% dei dipendenti lavorava in ufficio, il 12% in modalità ibrida, il 6% da remoto, nel 2021 siamo passati al 32% di lavoratori in ufficio, 31% in modalità ibrida e 38% da remoto.
Ma cosa succederà tra due anni? Willis Towers Watson prevede che solo due dipendenti su cinque lavoreranno in azienda: nel dettaglio il 42% in presenza, il 35% in modalità ibrida e il 23% da remoto. La modalità ibrida, ovvero sia da remoto sia in presenza, tra due anni resterà comunque più diffusa, andando a coprire fino a un terzo della forza lavoro aziendale.
Lo smart working da Amazon
Una soluzione interessante è quella di Amazon che consentirà di continuare a lavorare da remoto a tempo indeterminato, purché i dipendenti possano recarsi in ufficio quando necessario e richiesto con un giorno di anticipo. I dipendenti avranno quattro settimane all’anno per poter lavorare in remoto da qualsiasi luogo all’interno del Paese di occupazione e l’obbligo nei restanti giorni di essere abbastanza vicini ai loro team per poter partecipare alle riunioni comunicate con un giorno di preavviso. Saranno i singoli team a decidere quanti e quali giorni concedere di smart working.
Smart working, questo vocabolo è ormai uno dei più usati nell’epoca Covid. Si sono dette tante cose e, come tanti fenomeni nuovi, si rischia di passare dall’idealizzazione alla svalutazione generalizzando più situazioni. Vorrei fare un commento, valutando caso per caso, a partire dall’esperienza clinica con i pazienti e dalla mia come psicoterapeuta online.
Smartworking, i consigli della psicoterapeuta
La libertà di poter essere ovunque e di poter lavorare non ha prezzo per alcuni, quindi va bene per le persone che non amano essere stanziali. Si può affittare una casa nel posto che si preferisce a seconda della stagione, essere sempre in vacanza nelle pause di lavoro e negli weekend. Attenzione agli accordi aziendali se l’azienda consente il lavoro all’estero o meno, anche se per il momento i nostri spostamenti sono ancora limitati, ma ci sono italiani all’estero che vorrebbero tornare per un periodo nel loro paese d’origine.
Addirittura si può essere assunti da aziende estere e vivere in Italia, questa è un’interessante prospettiva per chi vuole fare un’esperienza di lavoro all’estero, ma non ha delle condizioni di vita o economiche per trasferirsi.
Le donne (mamme) in smart working
Le millennial donne con figli rischiano di essere fagocitate dal lavoro senza limiti e dagli impegni familiari in casa dove sono sempre presenti e sentono quindi il peso della responsabilità. Per loro l’ufficio era chiacchiera e pausa caffè, evasione dalle mura domestiche.
Quindi anche se la maggior parte di loro preferisce, almeno a parole, lo smart working anche per evitare le perdite di tempo per raggiungere il posto di lavoro, l’ambivalenza tra “sono più comoda in casa” e “visto che sono in casa, devo fare tutto come se non lavorassi” può essere alla lunga logorante. Ideali le soluzioni ibride che alternano presenza e distanza.
Il lavoro da remoto non è il lockdown
In certi tipi di persone con pensieri ossessivi e sintomi ipocondriaci si può avere un peggioramento della condizione sintomatologica per una maggiore focalizzazione sul corpo e l’assenza di distrattori sociali.
Se si trova un nuovo posto di lavoro il consiglio è di andare inizialmente in ufficio perché la percezione del clima emotivo è sicuramente più realistica dal vero, soprattutto se non c’era una conoscenza precedente.
In generale è consigliabile organizzarsi una vita attiva fuori con sport e svago con gli amici. Smart working non è lockdown quindi molto funzionali sono gli spazi di coworking. La pausa pranzo rimane un momento importante anche nello smart working, l’ideale sarebbe condividerla con qualcuno che ha gli stessi orari.
«La mia esperienza di smart working»
A proposito di me. Lavoro online da dopo il lockdown, prima lavoravo in studio a Milano vivendo a Genova, dove mi sono trasferita da Milano 15 anni fa. Lavoro con Italiani residenti all’estero e in tutte le parti d’Italia. Mi piace il modo di offrire aiuto entrando in punta di piedi nelle case altrui attraverso uno schermo. Trovo quasi più intimo questo tipo di contatto.
Senza contare che mi sembra di viaggiare per il mondo e per l’Italia avendo contatti con persone che abitano in varie località. Nei mesi estivi vado a fare il bagno e in quelli invernali una passeggiata sul lungomare. Ho sostituito il “ci vediamo per un caffè” con il “ci vediamo per una passeggiata”.
Faccio una pausa di almeno mezz’ora tra una seduta e l’altra e limito le sedute giornaliere. Stare troppo a lungo concentrata sullo schermo mi fa venire mal di testa. Cerco di vedere delle persone dal vivo durante le mie pause e il tempo libero. Sono molto contenta della mia realtà.
Irene Muller è una professionista che insieme alla collega Clara Giannarelli, grazie alla loro ventennale esperienza in consulenza psicologica e psicoterapia, hanno dato vita a Psicoterapeute all’estero, un servizio di supporto online (www.psicoterapeuteallestero.com), pensato proprio per tutti gli Expat italiani residenti all’estero o che si trovano spesso a viaggiare o a risiedere all’estero per lunghi periodi, per motivi di lavoro o di studio.
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