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Perché Suviana è un posto sacro e segreto per i bolognesi

13 Aprile 2024
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Il lago che è stato teatro dell’esplosione nella centrale idroelettrica ha un posto nel cuore dei felsinei, perché rappresenta la faccia non stereotipata di una Bologna autentica

Bologna non è una città d’acqua, è una città di terra, semmai di canali, come quelli della bonifica Renana che corrono lungo un Reno minore e sfociano in una semipalude a ridosso dell’Adriatico. Suviana è di fatto il lago di Bologna. Negli anni Ottanta ci si andava a fare il bagno, a sperimentare il windsurf o il kayak o solo per stendersi al sole tra pini rispettosi dello spazio. È un invaso artificiale, creato negli anni Trenta, uno di quelli che quando c’è siccità dovrebbero mostrare il campanile del vecchio paese, espropriato agli abitanti (con tutta la facilità di allora) e poi sommerso in nome di un piano di autosufficienza energetica. Esattamente come il lago Resia mostra un pezzo del campanile di Curon, la vecchia Venosta. O come iJocassee, invaso tra la Georgia e la Carolina del Sud, creato con le acque del fiume Chattooga e usato come set di Un tranquillo weekend di paura (1972) dal regista John Boorman, che lo sceneggiò basandosi sul romanzo Dove porta il fiume di James Dickey. In verità ai tempi, a Suviana, non vi era un campanile, ma poche case, e un ponte antico ma non troppo.

(Il lago di Suviana in una vecchia cartolina)

A tutt’oggi però Suviana rientra nella lista dei laghi che ispirano una narrativa di misteri, di segreti sepolti quasi cento metri metri sotto l’acqua. È sempre fiction, di solito i bacini artificiali non hanno niente di soprannaturale, ma assorbono i rumori della montagna e quel silenzio inquieta. Questo spiega perché in Italia non ha mai funzionato quel turismo dei piccoli laghi da campeggio nautico che gli americani amano.

La tragedia del lago di Suviana colpisce i bolognesi perché di quel posto custodiscono segreti ben poco orrorifici. Certe ricette è meglio non condividerle con chi passa da quelle parti alla ricerca dello stereotipo del paese a misura d’uomo. Meglio che costoro, italici o stranieri, saltino direttamente alla Toscana che è ben più attrezzata quanto a resort e spa, tra i cipressetti alti e schietti. La segretezza della valle è fatta di indirizzi tenuti nascosti, lungo la statale Porrettana, via di fuga naturale del week end. Quella che va oltre i cantati colli bolognesi e si dirige verso il crinale, al confine con Firenze, tangendo trattorie di sapore misto, dove la piadina diventa tigella, la crescentina gnocco fritto. È l’Appennino minore, quello emiliano, dove anche i rifugiati famosi non tradiscono, non edificano, non cedono a ville con piscina, non divulgano la verità prosaica di non-montagne sufficientemente selvagge e già ferite da una linea gotica 70 anni fa.

(La visita del Re d’Italia ai cantieri del lago di Suviana, nel 1933 e, sotto, i soccorsi alla centrale di Bargi, entrambe le foto courtesy dal sito Vergatonews24)

Quando deve, la diga di Suviana inonda il letto del piccolo e innocuo Limentra sopra cui, affacciato a una staccionata, potresti incrociare Francesco Guccini che qui ha casa, ricordi, e un po’ di vaffanculo che ha tenuto per sé. La Porrettana rende i bolognesi tutti uguali e se trent’anni fa potevi incontrare il nativo Enzo Biagi che ballava il walzer in qualche piazza tra Lizzano e Camungnano, oggi potresti avere a che fare con Luca Carboni che si impegna per qualche comunità parrocchiale locale.

(Porretta Terme in un poster degli anni Venti)

C’è stata sì una dolce vita segreta in quelle “stazioni di cura e soggiorno”, propagandate a colpi di manifesti firmati da Marcello Dudovich e compagnia dagli anni Venti in poi. Una vita di sfide tra pistoni emiliani a bordo di Moto Morini, Malanca, Ducati, DEMM. Un tripudio di infinite feste in case padronali, chili di tortellini preparati da sfogline ricurve sulle tavole con tanti giorni di anticipo come nei film di Pupi Avati, in particolare in Storia di ragazzi e ragazze, girato nel 1988 in una cascina fuori Castel di Casio.

(La cascina che ha fatto da set a Storia di ragazzi e ragazze di Pupi Avati: cronaca di un lungo pranzo di fidanzamento)

Ovviamente nessuna casa lussuosa è stata costruita sulle sponde del lago. Nessun bolognese o notabile locale ha mai voluto o potuto farla. Forse perché quell’invaso era troppo nuovo, troppo profondo, troppo elettrico o forse perché quando i bolognesi hanno cominciato a star bene, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso hanno preso a di mira ville e villette a Milano Marittima. O forse perché in fondo a ciascuno, l’idea di villeggiare sopra case sommerse non era così appealing.

Non ha mai potuto pensare a queste cose chi, negli ottanta e passa anni di vita del bacino ha lavorato là sotto, a 50 e più metri sotto l’acqua (il punto più profondo è di 96 metri). È andato sempre tutto bene, fino alla tragedia e all’esplosione nella struttura di Bargi, costruita negli anni Settanta. Le sette vittime, persone, tecnici e operai non erano originari della zona. In una delle aree più spopolate dell’Appennino, conoscevano ormai tutti gli abitanti dell’area adiacente il Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone. Per lo più piccole frazioni dei comuni di Camugnano e Castel di Casio, collegate da una bella rete di percorsi per trekking e mountain bike, frequentati da escursionisti bolognesi da week end che non hanno un vero impatto sull’economia delle alte valli di Reno e Limentra.

(Il bacino del Brasimone in una vecchia cartolina)

Una delle mete segrete di chi passa per questi boschi è Chiapporato, un paese fantasma dove non arrivano strade ma le case hanno i numeri civici e gli ex negozi insegne scrostate. Le ultime due persone che vivevano nel borgo se ne sono andate nel 2013 e ora il paesino è sotto l’ala del Fai, ma il recupero non è così facile. Però non lontano, a Pesale, dal 1980, il popolo degli Elfi si è moltiplicato. Vivono in comunità, lontano dalla tecnologia e da tutto ciò che non può essere usato e riparato. Manco a dirlo, anche questo ecovillaggio è segreto, al punto che nemmeno Google sa della sua esistenza.

(Il paese fantasma di Chiapporato, irraggiungibile dalle auto)

La sensazione di questi giorni, per i fan della Porrettana segreta, è di tristezza per ciò che è accaduto, e per il fatto che, in tutta la sua selvatichezza e ruvidità umana e paesaggistica, Suviana è sempre stata una meta rifugio, la faccia poco socievole e meno stereotipata dei bolognesi e questo evento peserà nella memoria di tutti.