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Catalogo dei MILLENNIAL: Carola Rackete. La tua enciclopedia dei millennial

30 Giugno 2019
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Chi è Carola Rackete, millennial disobbediente ma capitana (vera)

NOME Carola Rackete
LUOGO NASCITA Preetz (Germania)
DATA NASCITA 27 giugno 1988
SETTORE Terzo Settore
NAZIONALITÀ Tedesca
MILLENNIAL FACTOR Sharing, Determinata, Impaziente, Globale

Chi è

Scelte: la vita è sempre questione di scelta. Vedere o non vedere. Salvare o no. Chiudere i porti o aprirli. Accogliere o non farlo. Obbedire o disobbedire. Chi sceglie è sempre un gradino sopra gli ignavi. Chi lo fa, come Carola Rackete, per sottrarre alla morte qualcun altro è una scalinata sopra qualsiasi indeciso. È un fatto non opinabile.

La capitana della Sea Wacht 3 – nave battente bandiera olandese ma di una ong tedesca che si occupa di ricerca e salvataggio delle persone alla deriva nel mar Mediterraneo – è un’impavida idealista che per circa 1.500 euro al mese mette a repentaglio la sua incolumità per provare a garantire il diritto alla vita a degli sconosciuti. Migranti, che si lanciano in mare aperto spesso in condizioni disastrose, alla ricerca di una terra ferma in grado di garantire loro condizioni di esistenza migliori. E anche questo è un punto che non ammette obiezioni.

Balzata improvvisamente agli onori della cronaca per il lungo braccio di ferro con il Governo italiano che l’ha costretta a restare a largo con decine di naufraghi a bordo, la millennial con i dread, alla fine, ha scelto di rispettare le leggi internazionali sulla navigazione e il soccorso in mare. Nonostante le parole di Matteo Salvini, che l’ha etichettata come «sbruffoncella», e il suo decreto sicurezza bis. Il ‘porto sicuro’ più vicino restava Lampedusa e lì ha attraccato.

Una decisione coraggiosa che ha permesso lo sbarco dei migranti salvati nelle acque che uniscono Europa e Africa. Scelta che l’ha portata a compiere una manovra sbagliata sul molo del porto, costringendo la motovedetta della guardia di finanza a scansarsi per non restare schiacciata, e finita con il suo arresto.

«Non è stato un atto di violenza. Solo di disobbedienza. Ma ho sbagliato la manovra», ha ammesso Carola. Un errore dettato dall’impazienza, vizio generazionale, e dal timore che le cose precipitassero sulla sua nave: «Erano iniziati atti di autolesionismo tra i migranti. Temevo si arrivasse ai suicidi».

Una decisione che resta prima di tutto altruista. E che ha mostrato al mondo intero la povertà di cui è capace l’uomo che non ha pietà, né compassione: iconici, in questo senso, gli insulti deplorevoli e misogini con i quali alcune persone hanno accolto la millennial mentre sbarcava dalla sua ambulanza del mare, come definiscono in molti le navi come questa.

Nata a due passi dal mar Baltico, Carola Rackete – che si distingue da molti suoi coetanei per l’assenza totale sui social network – si è laureata in scienze nautiche. Poi ha accumulato una lunga esperienza di navigazione sulle rompighiaccio al Polo Artico, è stata attivista di Greepeace, si è specializzata in conservazione ambientale in Inghilterra.

Esperienze che le hanno permesso non solo di imparare tante lingue ma sopratutto di nutrire un forte senso di gratitudine. Nasce tutto da lì: «La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità».

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