La bella newsletter di Gazzetta del pubblicitario offre oggi uno spunto appassionante per tutti i millennial, dagli elder millennial agli xennial, fino agli zennial che soffrono di nostalgia. Ve la riproponiamo, vale la pena
Esiste un sito che si chiama Lost Media Wiki, ossia una community online che si definisce così:
Pieces of lost or hard to find media; whether it be video, audio or otherwise (of either a fictional or non-fictional nature), if it’s completely lost or simply inaccessible to the general public, it belongs here.
Una community dove, quindi, si cercano delle gemme di contenuto “vintage” o rare, di cui, per qualche motivo, non è facile recuperare una loro copia online.
Parliamo di qualsiasi tipo di media: una canzone trasmessa solo in radio, una pubblicità passata solo un paio di volte in TV, la demo di un videogame creata solo per essere mostrata ad un evento, ecc.
Il termine “wiki” inoltre suggerisce che il formato è quello utilizzato dalla famosa “Wikipedia”: ossia gli utenti possono aggiungere nuove voci e modificare quelle già esistenti. Le voci si dividono in “media persi” e in “media parzialmente persi”. Vengono poi spostati in bacheca in home page quando vengono ritrovati, accompagnati dal nome di chi è riuscito nell’impresa.
Il sito è stato fondato nel 2011 dall’australiano Daniel Wilson e ad oggi conta più di 10 mila utenti che si impegnano a cercare, nelle pieghe del web, il media perduto di cui loro stessi o altri sono alla ricerca.
Al momento della fondazione del sito, online esistevano già piccole community che erano alla ricerca di contenuti simili e si trovavano per lo più su Reddit e 4chan.
La ricerca è ovviamente difficile sin dalla partenza dato che le informazioni da cui si parte sono spesso poco chiare: può essere il ricordo di infanzia di un utente, uno screenshot poco nitido di una foto analogica digitalizzata in seguito, ecc. Ovviamente non tutti si impegnano nella ricerca di ogni media perduto: dipende tutto da interessi e risorse personali. Ci sono però dei casi in cui gli amministratori decidono di fare una call to action agli utenti e di spostare alcune ricerche on the hunt quando qualcosa riscuote un particolare interesse collettivo.
Sicuramente ritrovare quell’episodio di quel cartone animato che si è visto solo una volta oppure quella canzone suonata da una band durante un live e mai inclusa in alcun disco, aiuta a dimostrare che la memoria non fa “cilecca” e a vincere una qualche asta online.
Ma non è solo questo.
È una vera e propria operazione nostalgia quella di chi si mette alla ricerca di questo futuro perduto, è rivivere la propria infanzia, è fare community e interfacciarsi con altri appassionati alla ricerca di “opere” che altrimenti verrebbero dimenticate.
È inoltre un interrogarsi continuo su quello che sarebbe potuto succedere se quel contenuto fosse stato riproposto, fosse diventato virale e simbolo di una comunità.
Per esempio: nel 2022 la youtuber Ray Mona riuscì a ritrovare l’episodio perduto di un pilot della cosiddetta Sailor Moon Americana sotto sprone della sua community di follower.
Ecco, ritrovamenti come questo fanno chiedere ai fan: cosa sarebbe successo se, invece, che con la classica Sailor Moon, fossimo cresciuti con la Sailor Moon Americana?
Il secondo punto ha poi molto a che vedere con la società odierna dove tutto è facilmente fruibile, immediato e quasi mai cancellato dai meandri del web. E questo si scontra con la sfida di ritrovare qualcosa di perduto e di difficilmente ritrovabile. La metà delle volte non si sa nemmeno se questi contenuti siano esistiti davvero o siano solo voci, il tutto diventa una fascinazione a volte, quasi, un’ossessione, scrive l’accademica Nicolle Lamerichs, esperta di sottoculture digitali.
Certo questo da un lato solletica e fomenta la ricerca, ma, dall’altro, mostra anche un problema: ossia quanto sia stata sottovalutata e mal fatta l’archiviazione delle opere digitali, ai loro esordi. Ovviamente all’epoca il più delle volte non sono stati archiviati correttamente perché non erano ancora “un qualcosa” per cui ci fosse uno status culturale da preservare.
Ed è proprio questo che solletica i fan: e se ci fosse ancora una gemma nascosta da trovare?