Catalogo dei MILLENNIAL: Il paziente uno del Coronavirus. La tua enciclopedia dei millennial
Chi è il paziente uno del Coronavirus in Italia, un millennial iperattivo
NOME Paziente uno del Coronavirus
LUOGO RESIDENZA Codogno (Lodi)
DATA NASCITA 1981
SETTORE Vita comune
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Sharing, Globale, Stakanovista moderno
Chi è
Parliamo di Coronavirus. Per questo, visto il clima che si respira negli ultimi giorni in Italia, è proprio il caso di metterlo in chiaro fin da subito: quello che viene attualmente chiamato come il ‘Paziente 1‘ è una vittima. Il Covid 19 è un virus, ergo: non è certo colpa sua, né del misterioso ‘Paziente 0‘ ancora da rintracciare, se la situazione è esplosa. Il primo diffusore individuato nel focolaio partito da Codogno in provincia di Lodi è un millennial.
Anche se alcuni giornali hanno iniziato a chiamarlo per nome, noi non lo scriveremo. Così come non daremo il suo cognome, né tanto meno pubblicheremo le foto pixelate rubate dal suo profilo Facebook o da quello della moglie, risultata positiva al virus e finita in ospedale insieme al bimbo che porta in grembo.
Il paziente uno e il suo stile di vita
Quello che invece cercheremo brevemente di inquadrare è come il suo stile di vita da millennial vivo e vegeto abbia, probabilmente, contribuito ad allargare la macchia di diffusione del virus. Partiamo dall’inizio. Il paziente uno – la cui situazione sanitaria resta grave, anche se il quadro clinico si è stabilizzato – è un 38enne residente a Codogno. Ha scoperto di essere contagiato da Coronavirus alle 21 del 20 febbraio, solo dopo cinque giorni di stato influenzale. Nonostante giorno 18, stando alle ricostruzione dell’assessore alla Sanità di Regione Lombardia, fosse stato in ospedale per poi essere rimandato a casa. Fino al ricovero successivo.
Gli esami per capire se avesse contratto il Covid 19 sono scattati solo il 20, quando la moglie ha ricordato delle serate con un amico 41enne che lavora per una multinazionale italiana con delle sedi in Cina: uno che per i primi giorni è stato considerato il paziente zero ma che invece analisi e contro analisi hanno ‘scagionato’. È così, in un periodo di globalizzazione imperante, una cena con un amico che lavora per una multinazionale all’estero non è poi così una rarità per nessuno, figuriamoci per un millennial cresciuto in uno dei territori più industrializzati del mondo, alle porte di una città come Milano, dove ha studiato l’università e dove è normalissimo essere circondato da gente proveniente da ogni angolo del mondo.
Gli spostamenti del paziente uno del Coronavirus
Quell’andirivieni dall’ospedale di Codogno del paziente uno è costato caro ad alcuni medici, infermieri e pazienti. Ma loro sono stati gli ultimi contagi diretti di una catena di diffusione cominciata già nei 14 giorni d’incubazione della malattia, durate i quali il 38enne ha fatto quello che ci si aspetta facciano tutti i millennial: ha vissuto e intrattenuto rapporti e relazioni con i suoi mondi.
Non solo Codogno. Anche Casalpusterlengo (Lodi), dove lavora da più di dieci anni in una grossa azienda con contatti continui con il resto del pianeta: la Unilever. Anche Cartiglione D’Adda (Lodi), dove vivono i suoi genitori. Anche Santa Margherita Ligure (Genova), dove è andato con il Gruppo podistico Codogno 82 per fare una mezza maratona.
E poi un’altra gara a Sant’Angelo Lodigiano. E ancora a Madignano (Cremona), dove gioca una partita di calcio con la sua squadra di Somaglia (Lodi) contro una compagine di Crema. Una quotidianità che non ha aiutato ma che era inevitabile per chiunque, figuriamoci per un millennial incarnazione del significato di stakanovista moderno.
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