In occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio, riprendiamo in mano il Diario di Anna Frank.
Nel Diario di Anna Frank, Annelies Marie Frank, più conosciuta come Anna, voleva diventare una scrittrice già a tredici anni, quando il 12 giugno del 1942 ricevette in dono dai genitori un diario che usò per annotare i piccoli fatti della sua vita sotto forma di lettera a un’amica immaginaria (Kitty).
All’inizio si trattava delle faccende spensierate di una tredicenne brava a scuola, con tanti corteggiatori e amiche, ma nel 1942 Anna e la sua famiglia entrano in clandestinità per sottrarsi all’inasprirsi delle leggi razziali e alle deportazioni olandesi nei campi di concentramento nazisti (i Frank si erano trasferiti in Olanda da Francoforte).
Da quel momento il diario di Anna Frank racconta con ironia e, certe volte, anche rabbia e sconforto, la vita nell’Alloggio segreto, dove la ragazzina è costretta a condividere lo spazio con la famiglia van Pels (van Dann nel libro), che ha un figlio adolescente, Peter, e il signor Fritz Pfeffer (rinominato Albert Dussel).
La convivenza in uno spazio angusto com’è il nascondiglio è difficile, ci sono rivalità e ripicche, soprattutto tra le donne, ma è Anna a soffrirne di più. Il suo spirito desideroso di libertà cerca rifugio nelle parole e nei racconti che scrive. Tuttavia è pur sempre una ragazzina e a un certo punto anche lei si innamora, dell’unico ragazzo che può frequentare, ovvero il giovane Peter.
La loro sarà una relazione breve, sulla quale Anna riflette molto, sviscerando sul suo diario il groviglio di sensazioni che le provoca.
Se oggi possiamo leggere il diario di Anna Frank è perché suo padre Otto, unico sopravvissuto degli abitanti dell’Alloggio ai campi di sterminio, decise di pubblicare le memorie della figlia, salvate da una delle ragazze che li aveva aiutati durante la clandestinità..
Anna Frank morì di tifo, come sua sorella Margot, a Bergen-Belsen nel febbraio del 1945, poco prima della liberazione degli Alleati, ma il suo diario, insieme ai suoi racconti, costituisce la testimonianza vivissima e sincera di ciò questa ragazzina provò e pensò durante gli ultimi due anni della sua vita nell’Alloggio segreto.
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