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Chi sono i boomerang kids e perché sono sempre di più

31 Marzo 2022
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Ricordate la storia degli amori che fanno giri immensi e poi, a volte, ritornano? Bene, succede anche ai millennial. Tornano tra le braccia di mamma e papà, ma è una scelta dettata dalla necessità, più che dalla passione. Si chiamano boomerang kids, proprio per il continuo movimento a cui sono sottoposti: aventi-e-indietro. Cercano di emanciparsi, creandosi una vita lontano dal nido, ma quando le finanze iniziano a scarseggiare tornano a casa. Secondo una nuova ricerca dell’agenzia immobiliare Savills (pubblicata su The Times), il numero di millennial che vivono con i genitori è aumentato del 46% negli ultimi 20 anni. 

I giovani tra i 25 e i 34 anni stanno tornando a vivere con i loro genitori boomer per ripararsi dalla crisi abitativa, il problema principale? Purtroppo non è un fenomeno isolato, è un trend in continua crescita, aggravato dal fattore pandemia. Nel luglio 2020, il 52% dei giovani adulti negli Stati Uniti risiedeva con uno o con entrambi i genitori. Secondo un’analisi del Pew Research Center, è la percentuale più alta mai registrata in America dalla fine della Grande Depressione, nel 1940.

L’identikit dei boomerang kids 

Quali sono le caratteristiche che accomunano i boomerang kids? Hanno tra i 20 e i 30 anni, non sono impegnati in relazioni stabili e non hanno figli. Sono molto istruiti, hanno tutti un diploma superiore o una laurea (con conseguenti debiti studenteschi da estinguere, specie in USA e nel Regno Unito), la condizione economica precaria è legata all’instabilità lavorativa. A causa della recessione economica faticano a trovare un impiego; se invece lavorano sono spesso insoddisfatti,  poiché gli stipendi non raggiungono la quota del salario minimo. L’inflazione ha inevitabilmente aumentato il costo della vita, tanto che pagare un affitto sembra essere diventata un’impresa per pochi. 

“C’è una tendenza a rimanere a casa più a lungo, perché tutto è diventato molto molto costoso“, ha spiegato la terapista familiare Joanne Hipplewith alla BBC. Per i millennial stare a casa significa ricevere sostegno finanziario da parte della famiglia, mentre ci si prepara per la laurea o per iniziare una carriera. E sta diventando sempre più normale: “I giovani sono quindi pronti a tornare a casa”. A volte è una soluzione temporanea, solo qualche mese per risparmiare e poi ripartire. Altre volte si trasforma in una condizione permanente. 

Perché sono sempre di più i boomerang kids?

All’inizio di marzo 2020, Sheridan Block, 30 anni, aveva appena terminato l’anno all’estero come insegnante di inglese presso un centro di rifugiati a Marsiglia, in Francia. Era tornata a casa a Jacksonville, in Florida, per trascorrere del tempo con i suoi nonni materni (all’epoca suo nonno si stava riprendendo da problemi di salute). Il piano era di fermarsi con la famiglia solo per alcuni mesi, prendersi cura dei parenti e risparmiare qualche soldo. Ma poi è scoppiata la pandemia, “È diventato un vortice, e sono rimasta intrappolata“, ha raccontato Block alla BBC.

“Ho scoperto che molti amici, e anche alcuni ragazzi con cui uscivo, erano un po’ sulla stessa barca”, dice. “Ho incontrato un ragazzo di San Francisco che è tornato dalla madre a Jacksonville. Ma questa è la realtà che abbiamo davanti ora, cerchiamo di fare il possibile per risparmiare”.

Per alcuni il ritorno al nido rappresenta un’esperienza traumatica, Sheridan Block ha invece la sua personale visione: “Penso che la mia generazione debba fare pace con l’idea che non esiste un percorso prestabilito per tutti, e che il successo dipende solo dalla percezione”, conclude. “Essere adulti significa essere abbastanza grandi da avere responsabilità, e questo non sparisce se ti trasferisci di nuovo dai genitori.