Millennial Talk: dopo il Covid-19 che cosa ne sarà della vita notturna?
Un’estate senza sfiorarci, senza guardarci e annusarci. Lontani dai corpi e dalle tentazioni. Senza ballare, senza musica dal vivo, senza prime volte. Ce la faremo? Ne parliamo domani sera al Millennial Talk, in diretta sulla pagina Facebook di Millennial.
E quindi usciremo a riveder le stelle? Sì è ovvio, alcune stelle, forse quelle vere, ma non dopo una notte di gran balotta, di casino, mescolanza umana e di amorosi sensi. E di certo non vedremo le star dei concerti. Immaginiamo che molti di voi abbiano ricevuto comunicazioni sconfortanti da TicketOne, no?
Qualche anno fa diventò virale (fa sempre impressione pensare al doppio senso che ha assunto questa parola) un bel lavoro fotografico che impressionò i millennial “svezzati” negli anni 90. Si trattava di un bellissimo portfolio di Antonio La Grotta, fotografo torinese diplomato allo IED, dove poi ha insegnato Reportage e fotografia di eventi.
Il titolo è Paradise Discotheque, una serie di immagini che ritraggono diverse discoteche abbandonate nel Nord Italia. Un colpo al cuore per chi li aveva raggiunti con lunghi viaggi autostradali durante weekend di fuoco. Una sorta di nostalgia critica del decennio d’oro dei millennial.
E un senso di vuoto, che è lo stesso che in questi giorni un po’ ci assale davanti alle immagini di spiagge vuote, di separé di Plexiglas, di bagni e pub dove l’assembramento era simbolo di contagio sì, ma dell’allegria, non della malattia. E dove oggi trotterellano allegri perfino i caprioli arrivati da chissà dove.
Queste immagini, per quanto molti ci abbiano visto l’occasione di una critica sociale agli anni di plastica, anni di rave e droghe da performance come l’ecstasy, in realtà oggi assumono il significato simbolico dell’abbandono di uno stile di vita.
L’assembramento è il cuore della nightlife: non c’è divertimento senza la perdita delle inibizioni durante un ballo che impone agli umani di sfiorarsi. Meglio se non sono congiunti.
Non c’è selfie che valga il brivido di un incedere di gambe nude e abbronzate che sfilano tra i privé e la pista.
Non c’è rumore più adorabile di quello tacchi+risate+musica che arriva da una festa in spiaggia, come nell’intro di Club Tropicana degli Wham.
Non c’è vita per chi ha vent’anni e, con gli ormoni al guinzaglio, gioca con gli sguardi che si toccano e le tentazioni che si parlano.
Ebbene, che cosa ci aspetta dopo il 4 maggio? Forse un 5 maggio nel quale scriveremo la fine della spensieratezza notturna? O piuttosto una cinica ma garbata consapevolezza che qualche immunità di gregge in qualche modo proteggerà per lo meno la libertà dei ventenni?
Ne dobbiamo discutere, domani sera, durante il Millennial Talk, il Live sulla nostra pagina Facebook (alle 19, non mancate). Dobbiamo perché la situazione è questa:
la perdita economica per il settore della nightlife, tra ristoranti pub e locali è indicibile. Perché è semplicemente catastrofica.
Dobbiamo, perché stiamo tutti prendendo le misure per distanziarci bene, ma forse così bene da non riuscire più ad annusarci, a sentire le inebrianti essenze del doposole. Al loro posto, effluvi di sanificazione all’alcol isopropilico. Ci faremo venire sonno e non vedremo l’ora di deporre le armi dei cavalieri mascherati. Invece dovremo continuare a vincere battaglie, fino a quando avremo vinto la guerra.
Dobbiamo, perché ci sono settori, come quello dei locali notturni, dei ristoranti, ma anche quello dei musicisti e dei rapper indipendenti, che vedono soldi e sogni prendere il volo. Per tornare dopo un tempo che l’impazienza tipica dei millennial faticherà molto a sopportare. Ma la fatica peggiore sarà delle famiglie che con quelle attività campano.
E sì, dobbiamo discuterne perché i prossimi mesi uccideranno le prime volte di centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze: la scoperta del sesso, i primi viaggi da soli dopo la maturità, quelli lunghi lunghi dopo la laurea, le prime notti brave che terminano con l’alba e un bombolone.
In questa diretta ci accompagnano personaggi diversi ma a loro modo uniti da coraggio e nemici delle ipocrisie di chi ci amministra, che ci vede un po’ tutti quanti come teppistelli delle medie.
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