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Vendemmia di Montenapoleone: brand e pr, vincitori e non, tirchi e signori

16 Ottobre 2017
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Giovedì 12 ottobre, alla serata della Vendemmia di Montenapoleone, neanche il segno apocalittico della Bestia aveva lo stesso potere del Vip-pass. Un piccolo rettangolino di cartone apriva, infatti, tutte le porte delle boutiques del Quadrilatero. Ma valeva la pena, di farsele aprire?

Giunta alla sua ottava edizione, la manifestazione ha coinvolto varie aziende vinicole che hanno offerto un wine tasting in collaborazione con quasi tutti i marchi della moda/design.

Il “Montenapoleone district” non è raro ad eventi del genere. Un mese prima c’è stata la, più nota, Vogue Fashion’s Night Out. Il taglio della Vendemmia di Montenapoleone è, comunque, molto diverso: il parterre è decisamente più elegante e l’intera manifestazione più compatta ed organizzata. C’è una maggiore attenzione all’ambiente produttivo della città, non solo a quello della moda. Erano quindi tante le signore eleganti, ed un po’ brille, che entravano ed uscivano dai negozi tra tintinnii di calici.

Una cosa però accomuna ogni happening nel Quadrilatero: il luogo più mondano dove stare per incontrate “tutti” è il centro del quartiere, ossia l’incrocio tra via Montenapoleone e via Sant’Andrea. Giovedì sera, come sempre, è stato tappa obbligata, e tribuna di eccezione, anche per chi il pass non l’aveva. C’erano persone sconsolate di non poter entrare a un evento, compravendite di vip-pass, apprendiste baccanti barcollanti sui tacchi e “vips”, non abituati ad attraversare strade così affollate, letteralmente trascinati dai loro agenti tra le boutiques come tapiri in mostra dentro alle gabbie.

 

Vip pass Vendemmia di Montenapoleone

La domanda di rito era: “Dove vai?”, poi: “Dove sei stato?” e, in ultimo, “Chi c’era?”. La risposta, per chi non lo sapesse, deve essere sempre: “Tutti!”.

I cellulari continuavano a vibrare: chats di whatsapp indirizzavano verso gli eventi più o meno “fighi”, ci si scambiava commenti acidissimi sui caterings, su quanto vino (poco) venisse versato nei bicchieri, sulle file alle porte (molte create, probabilmente, ad arte per “fare evento”).

Tirando le somme, la gara del food della Vendemmia di Montenapoleone l’ha vinta Brunello Cucinelli. La mia è un’analisi meramente demoscopica in quanto ci sono stato solo pochi minuti (purtroppo, devo aggiungere, a questo punto). Ha battuto quest’anno, il solitamente vittorioso, Ermenegildo Zegna, classificatosi comunque secondo. Da Cucinelli, per il prossimo cocktail, dovranno stare attenti perché ci sarà un assalto, dopo questa performance. Del resto l’azienda, attualmente, è uno delle poche storie di successo del – vero – made in Italy.

L’azienda vinicola che l’ha fatta da padrone è stata la “Ferrari Trento”. Storica impresa italiana, nata addirittura in epoca asburgica, nel 1902, e passata alla famiglia Lunelli nel 1952.

Offriva sei wine tastings con Giulio Ferrari Riserva da Zegna, Perlé Rosé da Agnona, Riserva Lunelli da IWC, Tenute Lunelli da Corneliani, Maximum Rosé da Illy e Maximum Brut da Borsalino.

Per sfuggire dalla folla della della Vendemmia di Montenapoleone il luogo più adatto era Palazzo Morando. Qui è stato allestito il “Grand Hotel Milano” di Elle Decor, un progetto-istallazione di Antonio Citterio e Patricia Viel. Si veniva accolti, come in un grande albergo, dalla PR Alessandra Ianzito. Si tratta di un pop-up hotel, aperto fino al 22 ottobre dalle 10 alle 21, con bar, ristorante e piccoli negozi.

In un momento in cui la stampa specializzata segna una flessione, con relativa chiusura di testate, è interessante vedere come un progetto editoriale si intrecci con la realtà creativa e produttiva, andando al di là dei limiti tradizionali.

 

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